Secondo uno studio diffuso dalla Commissione Europea, la compagnia aerea irlandese Ryanair è arrivata a inquinare quanto alcune delle 10 più inquinanti centrali elettriche a carbone europee. Lo studio, condotto dalla Federazione europea per il trasporto e l’ambiente (T&E), un’organizzazione che raccoglie diverse ONG, si basa sui dati raccolti dall’Unione Europea su 11.000 attività che allo stesso tempo sono ritenute potenzialmente molto inquinanti e su cui è possibile raccogliere dati certi. Tra queste ci sono centrali elettriche, grandi impianti industriali e compagnie aeree, ma lo studio non riguarda necessariamente le aziende più inquinanti in assoluto.
Nel 2018 Ryanair, che trasporta 130 milioni di persone all’anno, ha emesso circa 9,9 milioni di tonnellate di CO2, con un aumento del 6,9 per cento rispetto all’anno precedente e del 49 per cento rispetto agli ultimi cinque. Per fare un confronto: la centrale elettrica di Boxberg Werk IV, in Germania, che produce energia dalla lignite, nel 2018 ha emesso 10,2 milioni di tonnellate di CO2. La centrale di Belchatow, in Polonia, la seconda più grande del mondo, nel 2018 ha emesso 38,2 milioni di tonnellate di anidride carbonica (CO2).
Andrew Murphy, il responsabile dell’aviazione della T&E, ha detto che «quando si parla di clima, Ryanair è diventata il nuovo carbone»: ma questo non accade perché Ryanair non rispetti le norme, bensì perché opera moltissimi voli e il problema delle emissioni inquinanti riguarda l’intero settore del trasporto aereo. Secondo Murphy le emissioni di CO2 del settore aereo continueranno ad aumentare finché l’Unione Europea non inizierà a legiferare più severamente in materia: Murphy, per esempio, propone una tassa sui carburanti e l’obbligo per le compagnie aeree di usarne di meno inquinanti.
Le emissioni di CO2 stanno diminuendo complessivamente in tutta l’Europa, grazie agli accordi sul clima di Parigi e alla progressiva transizione verso l’utilizzo di energia più pulita, ma le emissioni del settore aereo sono invece aumentate del 26,3 per cento dal 2014, superando quelle di tutti gli altri settori di trasporto.
Il settore aereo oggi è responsabile di circa il 3 per cento delle emissioni di gas serra in Europa, ma le previsioni degli esperti suggeriscono che la percentuale potrebbe aumentare del 700 per cento da qui al 2050. Uno dei problemi principali è che le compagnie aeree europee sono esentate dalle tasse sul carburante e dal pagare l’IVA sui biglietti, e che possono comprare quote aggiuntive per l’emissione di gas serra oltre i limiti stabiliti sfruttando diverse esenzioni. Ogni anno le compagnie aeree europee pagano complessivamente circa 800 milioni di euro per poter sforare i limiti di emissioni di CO2, ma secondo il Guardian questa cifra è molto inferiore a quella che dovrebbero pagare se le esenzioni di cui godono dovessero finire (si parla di circa 27 miliardi di euro all’anno).
Ryanair – che è la seconda compagnia aerea europea per passeggeri dopo Lufthansa – sostiene di essere la compagnia che emette meno CO2 per chilometri di viaggio per passeggero. Nonostante il presidente Michael O’Leary abbia più volte negato il rapporto tra l’attività umana e il cambiamento climatico, lo scorso anno Ryanair ha introdotto un nuovo programma per la riduzione dell’inquinamento, con progetti molto diversi tra loro, alcuni dei quali riguardano anche una riduzione del consumo di plastica non riciclabile. Il fatto che Ryanair sia presente nella classifica delle società più inquinanti ma che non ci sia Lufthansa è probabilmente attribuibile al modo in cui sono raccolti i dati, che non riguardano i voli al di fuori dell’Unione Europea su cui Lufthansa è molto più forte di Ryanair.