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10/07/2019 06:00:00

Ospedale di Castelvetrano (e non solo). Bavetta: “Ecco cosa possono fare ancora i sindaci”

Su come correggere il riordino della rete ospedaliera, voluto dal governo regionale, abbiamo incontrato il dottor Giovanni Bavetta, ex commissario dell’Asp di Trapani

 

Il Pd ha chiesto al sindaco di esprimere una posizione ufficiale a tutela dell’ospedale di Castelvetrano, chiedendo anche di mettere in campo delle proposte per la salvaguardia dell’offerta sanitaria della città e del territorio belicino. Da ex commissario dell’Asp di Trapani, pensa che si possa essere ancora in tempo per limitare i danni di questa riorganizzazione ospedaliera? Secondo lei, il piano dell’assessore regionale Ruggero Razza, di fatto penalizza Castelvetrano e privilegia Mazara del Vallo?

 

La rete ospedaliera approvata dal governo Musumeci non è sostenibile dal punto di vista economico e non lo è neanche dal punto di vista organizzativo (troppi piccoli ospedali  e poco territorio). Se non si mette con urgenza all’ordine del giorno una vera riforma del sistema sanitario regionale, il sistema entro il 2020 imploderà e con esso il governo regionale.  L’assessore Razza ha dato un colpo mortale all’ASP di Trapani ed in modo particolare agli ospedali di Castelvetrano, Mazara ed Alcamo. Non si tratta di favorirne uno a discapito di un altro, è proprio l’impostazione che è profondamente sbagliata.

Io avevo già cominciato un processo organizzativo che vedeva tutti i nostri ospedali  formare un solo “Grande Ospedale per intensità di cura” . Ed in quest’ottica, ho voluto aprire in fretta il nuovo ospedale di Mazara per assumere medici, infermieri, ostetriche e personale ausiliario, concepito dalla nostra direzione strategica come un centro oncologico d’eccellenza , con anche l’opportunità di avere le apparecchiature d’avanguardia per la Radioterapia (per questo ho subito attivato con il centro di Bagheria, confiscato alla mafia, apposita convenzione con specialisti del settore). Razza ha tagliato le ali a questo progetto, prendendo in giro tutti, anche i politici locali, nel definirlo ospedale di I livello . Poi sull’ospedale di Castelvetrano si è accanito particolarmente per fare un dispetto politico al suo predecessore . Non ha avuto senso spostare la Chirurgia come struttura complessa, da Castelvetrano ad Alcamo. E’ un errore grossolano che dovrà essere corretto nel prossimo atto aziendale. Chi metterà mano allo smantellamento della U.O.C. di anestesia e rianimazione (e mi dispiace che sia  stato ritirato il bando per il concorso di primario che la mia gestione aveva programmato) dovrà un giorno risponderne alla Corte dei Conti, dal momento che sono stati spesi milioni di euro per i locali e le costose apparecchiature dei posti letto di rianimazione. E ritengo che toccare la rianimazione sia un delitto.

 

Ma, in concreto, cosa possono fare i sindaci?

 

Possono ancora correggere questi macroscopici errori (che comprendono anche Trapani e Marsala, i cui presidi andrebbero meglio armonizzati). Il loro ruolo è molto importante, grazie all’istituzione della Conferenza dei Sindaci che, tra le altre cose, verifica l’andamento generale dell’attività e contribuisce alla definizione dei piani programmatici, trasmettendo le proprie valutazioni e proposte motivate al Direttore generale ed alla Regione.

La Conferenza dei Sindaci, in base all’articolo 5, comma 3 della Legge Regionale n. 5/2009, formula parere obbligatorio sul Piano Attuativo Aziendale con valenza triennale.

Faccio quindi un appello a tutti i sindaci: che facciano valere questo loro potere, per correggere in parte le grandi “fesserie” della rete ospedaliera di questo governo regionale.

 

In più di un’occasione, al paventato declassamento dell’ospedale sono seguite smentite e rassicurazioni da parte sua, che però non sono state risolutive. E tra polemiche ed un’alterata percezione dei cittadini su ciò che stava accadendo, è passato il messaggio che il dottor Bavetta avrebbe abbandonato la sanità castelvetranese, cercando di trasformare l’ospedale in una sorta di ospizio per anziani. Ci spiega invece come sono andate le cose?

 

Io del presidio di Castelvetrano non volevo farne un ospedale per lungodegenza, ma un polo geriatrico. E’ una cosa completamente diversa, dove non si può fare a meno di chirurghi specializzati, ortopedici specializzati ,neurologi, radiologi interventisti… Un approccio multidisciplinare, quindi, per trattare i malati anziani e ad alta complessità (quindi indispensabili i posti di rianimazione). A Mazara del resto non c’è spazio per ubicare posti letto di rianimazione e sono sufficienti due posti tecnici di rianimazione postoperatoria.

Poi, per Alcamo, avevamo pensato ad un grande progetto: farne un centro ortopedico d’eccellenza a beneficio dell’intera azienda e anche del bacino del palermitano, coinvolgendo i vicini impianti termali per realizzare un centro di svernamento e di riabilitazione anche per i cittadini dei paesi del Nord Europa .

Castellamare del Golfo, Alcamo, Calatafimi, Scopello, sarebbero diventati un polo d’attrazione, oltre che turistico, anche per  un’offerta sanitaria di altissimo livello e di particolare interesse occupazionale. Farne un altro piccolo ospedale sarà uno spreco di denaro pubblico, perché sarà impossibile sostenerlo in termini di numero di prestazioni sanitarie di qualità.

 

3) Questo suo approccio multidiciplinare avrebbe potuto rappresentare una via più funzionale, sia alla riduzione degli sprechi che alle garanzia di cura di un numero molto più elevato di utenti. Ci può spiegare meglio in che modo lo si sarebbe potuto applicare?

 

Ho fatto una fatica enorme a far comprendere il mio progetto di fare dell’ASP di Trapani un solo “Grande Ospedale per intensità di cura”. Realizzare un’azienda modello, dove il cittadino si sentisse a casa propria, non più costretto a viaggi della speranza. Preso in carico dalle nostre strutture con umanità e professionalità. Ho avuto il privilegio di dirigere l’azienda dove sono nato professionalmente, che conosco bene e volevo lasciare il segno, per riscattare i tanti medici bravi che ci sono e per creare le condizioni affinché i nostri reparti diventassero ambiti dai nostri futuri medici, infermieri ed operatori socio sanitari . Ma per fare questo ci volevano almeno due mandati ed io non ne ho completato neanche uno. Non ho privilegiato alcun ospedale rispetto ad un altro, il cittadino di Castelvetrano paese dove vivo, quello di San Vito Lo Capo o di qualsiasi altro paese della provincia, secondo me deve avere  le stesse opportunità di cure adeguate sia nelle emergenze che negli interventi d’elezioni.  Appena insediatomi, nell’aprile del 2017,  ho assunto centinaia di operatori sanitari ed amministrativi. Ho nominato subito dei primari all’ospedale di Castelvetrano, le cui graduatorie erano pronte e tenute nei cassetti  da anni. Ho assunto in fretta centinaia di infermieri, prima che alcuni politici potessero tirarmi per la giacchetta. Avrei voluto che il presidio di Castelvetrano e gli uffici territoriali, quindi i medici di medicina generale, fossero uniti in una sorta di “Cittadella della Salute”, una struttura unica nel panorama siciliano. Non ho fatto in tempo. Di questo me ne faccio  una  colpa . Avrei dovuto metterlo prima in agenda. Avevo già capito da tempo che ero una persona  scomoda  per chi mi aveva sostenuto e per chi non ho mai voluto accontentare.

 

Lei è la prima volta che risponde alle domande di un giornale, dopo più di sei mesi dalla sua uscita quale commissario straordinario dell’ASP di Trapani. E di questo la ringraziamo, nella speranza che qualcuno possa prendere spunto dai suoi suggerimenti. Ma adesso che farà?

 

Mi dedicherò di più alla famiglia, che ho trascurato in questi anni. Viaggerò, leggerò e scriverò. Ma non abbandonerò  mai il mio sogno. E la mia azienda.