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13/02/2020 06:00:00

Strage di Alcamo Marina. Gulotta in commissione antimafia: "Verità difficile da trovare"

 “Non credo che dopo 44 anni si possano trovare i colpevoli. Ma qualcuno dovrà sapere perchè è successo tutto questo. Chiedo giustizia per i due carabinieri morti”. 

A parlare è Giuseppe Gulotta, vittima di una delle più grandi “frodi giudiziarie” della storia italiana. Accusato, detenuto e condannato ingiustamente per la strage di Alcamo Marina in cui morirono, la notte tra il 26 e il 27 gennaio 1976, i carabinieri Carmine Apuzzo e Salvatore Falcetta. Gulotta oggi è un uomo libero, grazie al processo di revisione che lo ha dichiarato, nel 2012, innocente.


Nei giorni scorsi è stato sentito in audizione dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno della mafia insieme al giornalista Nicola Biondo, con il quale ha scritto il libro “Alkamar”, in cui si racconta tutta la storia di Gulotta e dei depistaggi della strage di Alcamo Marina.

Biondo ha ripercorso le fasi salienti di quanto accaduto da quella terribile notte di gennaio del 1976. Gulotta quando viene arrestato aveva da poco compiuto 18 anni, tornava da un viaggio a Roma dove aveva sostenuto le prove per entrare a far parte della Guardia di Finanza. Voleva diventare uomo di Stato. Ma sono stati altri “uomini di Stato” a cancellare il suo futuro.


Gulotta viene arrestato dopo le dichiarazioni di Giuseppe Vesco, un giovane di Alcamo con problemi psichiatrici. Vesco viene torturato per giorni, con il metodo della “cassetta”, poi fa il nome di due ragazzini minorenni e di Gulotta. Ha appena 18 anni, non capisce quello che sta succedendo. Viene torturato per giorni dai carabinieri guidati dal tenente colonnello Giuseppe Russo, che verrà ucciso negli anni seguenti con altri colleghi in circostanze strane e che, portarono anche queste ad una verità giudiziaria distorta e poi revisionata.
Giuseppe Gulotta è stremato, non riesce più a sopportare i soprusi e le torture subite in una caserma nelle campagne di alcamo. Non gli viene data assistenza legale, nè c'è un pm. Firma una confessione falsa, pur di uscire vivo da quella casermetta.


Gulotta subisce nove processi.
Viene assolto in primo grado, poi condannato in appello, seguono rinvii e ancora rinvii in Cassazione. Nel 1990, quando era già da qualche anno a piede libero per decorrenza dei termini fine condannato definitivamente. E’ l’inizio di un calvario. In totale Gulotta sta in carcere 22 anni. Nel 2012 arriva la libertà, dopo il processo di revisione.


“Ho sempre avuto fiducia nelle istituzioni.
Spero che arrivi la verità sui due carabinieri uccisi. Lo Stato che doveva difendermi mi accusava. Non ce l’ho con i magistrati, che sono stati indotti all’errore. Io dopo anni ho ottenuto giustizia - ha detto Gulotta in commissione - ma i familiari dei due carabinieri no. Sono stati ingannati.”.


Gulotta si commuove quando parla del rapporto con il figlio. Quando va in carcere, nel 1990, suo figlio aveva 2 anni e mezzo. “Non ho mai avuto la possibilità di un abbraccio, di comprargli un gelato. Nessuno mi restituirà questo. La revisione è servita a riacquisire la mia dignità. Sapevo di essere innocente. Il risarcimento dello Stato? Se potessi riavere gli anni della mia vita persi, se potessi tornare indietro e ricominciare da quando avevo 18 anni non vorrei nulla di quei 6 milioni di euro di risarcimento.


I parlamentari della commissione d’inchiesta fanno alcune domande a Gulotta. Chiedono se si sia fatta un’idea sul perchè di tutti quei depistaggi, di quelle macchinazioni.


“Non lo so, io ero solo un ragazzo di 18 anni. Non sapevo chi appartenesse alla famiglia mafiosa di Alcamo. Non si è mai parlato di mafia nei processi. Non so se sia stato fatto un favore alla mafia. A questa commissione chiedo di poter scoprire qualcosa in più, non per me, ma per i familiari dei carabinieri uccisi quella notte, chiedo di trovare qualcuno che sappia qualcosa che si avvicini alla verità”, ha concluso Gulotta l’audizione.

Qui l'audizione integrale.