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26/04/2021 06:00:00

La corsa dei vaccini: ne arrivano 5 milioni. Verso le iniezioni di massa 

 Facciamo il punto sulla campagna vaccinale in Italia dato che, numeri alla mano, i vaccini sono l'unica vera arma efficace contro il Covid. Nei prossimi giorni arriveranno in Italia 5 milionidi vaccini.

Da giovedì prossimo, 29 Aprile, il governo conta di raggiungere l'obiettivo di 500.000 vaccini al giorno. Nell'ultima settimana la media è stata di 335.000 vaccini al giorno. L'81% degli over 80 ha già ricevuto almeno una dose, come il 45,19% degli over 70. A Maggio arriveranno altre 15 milioni di dosi, e si punta al vaccino libero (senza prenotazioni, senza limiti d'età, fatto a chiunque, in posti diversi) per arrivare a 25 milioni di italiani vaccinati entro l'estate. La Sicilia ha già raggiunto il suo target giornaliero: la Regione deve somministrare 28.000 vaccini al giorno, e al momento la media è di 28.700. 

Bisogna somministrare 84.342.495 dosi per vaccinare il 70% della popolazione italiana (2 dosi per persona vaccinata). L'ultima media mobile a 7 giorni di dosi somministrate ogni giorno in Italia è di 338.029. A questo ritmo ci vorrebbero 6 mesi e 16 giorni per coprire il 70% della popolazione. L’obiettivo sarebbe raggiunto il giorno 7 novembre 2021 contro la previsione del governo ad agosto 2021.

In tutto il mondo sono state somministrate finora un miliardo di dosi di vaccini anti-Covid, meno di cinque mesi dopo le prime inoculazioni. È quanto risulta da un conteggio della France Presse. Più della metà del totale dei vaccini è stata fatta in tre Paesi: Stati Uniti (225,6 milioni), Cina (216,1 milioni) e India (138,4 milioni). In rapporto alla popolazione è Israele il Paese più immunizzato: sei israeliani su dieci sono già completamente vaccinati.

Da oggi l'Italia riapre (la Sicilia rimane arancione), e la scelta non convince gli esperti. Agostino Miozzo stato coordinatore del Comitato Tecnico Scientifico durante il governo Conte, ora è consigliere del ministro dell’istruzione Patrizio Bianchi. E sta seriamente pensando alle dimissioni, “per dedicarmi alla riflessione, all’insegnamento e allo studio. È necessario analizzare il percorso fatto in questi mesi di difficile lotta a un nemico sconosciuto, anche per prepararci a eventuali nuove evoluzioni di questa o di nuove crisi”.  Miozzo ha affidato al Corriere della Sera le sue riflessioni, ma anche e soprattutto la sua contrarietà alle riaperture dei prossimi giorni: “«Le aperture della scuola, della ristorazione o del mondo dello spettacolo contribuiranno certamente a un rialzo della curva. Il piano B deve pertanto essere sempre presente, e tutti sappiamo che sarebbe devastante dover ripiombare in una situazione di lockdown nel periodo estivo”.

Per Miozzo il rischio si chiama varianti: “Sono dietro l’angolo, di loro si sa poco, ma abbastanza per doverci preoccupare di ceppi non controllabili dai vaccini e dalle terapie disponibili”, rischio che rende plausibili misure drastiche come il coprifuoco: “Il coprifuoco è una limitazione delle libertà di movimento adottata in moltissimi Paesi. Il “mio” Cts non si è mai espresso, ma abbiamo dato più volte pareri positivi sulla necessità di prevedere una riduzione della mobilità e del rischio delle aggregazioni in luoghi chiusi”.

Relativamente alle scuole, tema su cui è consigliere, Miozzo è altrettanto deluso e preoccupato: “Sin da aprile dello scorso anno sono state date indicazioni sul distanziamento nelle classi pollaio, sul dramma dei mezzi di trasporto, sulla criticità delle aggregazioni extra-scolastiche. Purtroppo dal dibattito di queste ore sembrerebbe che non siano serviti a nulla gli sforzi fatti sinora su arredo scolastico, mascherine e disinfettanti, coordinamento con i prefetti. I dirigenti scolastici e il personale tutto si sono ben attivati nei mesi scorsi con innovazioni mai sperimentate prima d’oggi. Penso che nella narrazione negativa prevalga la considerazione della politica del territorio che insiste nel penalizzare la scuola rispetto ad altre categorie. È l’aspetto più sconfortante, per questo spero in una fortissima presa di posizione del governo che imponga all’intero Paese il principio della priorità da dare alla scuola”.