Rischia di alimentare ansia e confusione la vicenda di Camilla Canepa, la giovane di 18 anni morta dopo aver accusato un malore in seguito alla somministrazione volontaria del vaccino AstraZeneca.
Camilla era felice di aver fatto il vaccino. Per la famiglia, per chi le stava vicino e per se stessa. «Aveva l’esame di maturità ma già pensava alle vacanze e alla pallavolo, la sua grande passione. Le piaceva sentirsi libera», ricorda un compagno.
Il 25 maggio Camilla Canepa, diciotto anni, ha partecipato con entusiasmo all’open day organizzato dalla Regione Liguria per vaccinarsi con AstraZeneca. Il 3 giugno si è presentata al pronto soccorso dell’ospedale di Lavagna con cefalea e fotofobia, è stata rimandata a casa dopo una Tac negativa. Il 5 giugno è tornata al pronto soccorso dell’ospedale regionale di Genova, il San Martino, stava molto male e aveva difficoltà motorie: è stata accertata un’emorragia cerebrale. Ieri Camilla è morta dopo aver subìto un intervento chirurgico per rimuovere i trombi e per diminuire la pressione intra cranica. Non è bastato.
Mentre è ancora tutto da chiarire l'eventuale nesso di causalità tra la somministrazione del vaccino Astrazeneca, che la ragazza aveva ricevuto lo scorso 25 maggio aderendo alla somministrazione volontaria, e le complicanze trombotiche emerse in seguito, il Policlinico genovese aveva già attivato tutte le procedure di farmacovigilanza nei giorni scorsi comunicando ad Aifa anche le terapie farmacologiche assunte dalla ragazza in concomitanza con il vaccino.
Il 4 aprile era morta, sempre all’Ospedale San Martino di Genova, una giovane insegnante genovese di 32 anni, Francesca Tuscano, che era stata vaccinata con AstraZeneca il 22 marzo nel corso della campagna vaccinale per i docenti. L’autopsia aveva confermato un quadro “trombotico ed emorragico cerebrale” come causa del decesso.
Oggi è atteso il parere del Comitato tecnico scientifico (Cts) sull’utilizzo del vaccino anti-Covid di AstraZeneca (AZ) per i giovani dai 18 anni in su. Seguirà. probabilmente, le indicazioni in merito già date dal ministero della Salute e dall’Agenzia italiana del farmaco Aifa, ovvero che per questo immunizzante si raccomanda un uso preferenziale per i soggetti over-60. In queste ore ci sarebbe appunto una convergenza per “raccomandare” a questa categoria il vaccino anglosvedese.
Una decisione che riapre il dibattito sulla possibilità di somministrare una dose diversa (cosiddetta ‘eterologa’) agli under 60 che hanno ricevuto la prima con Astrazeneca e sulla valutazione dei tempi del richiamo. Gli esperti stanno ora facendo una sintesi dei loro pareri che – a quanto si è appreso – andrebbe verso una riorganizzazione complessiva della campagna vaccinale, quindi anche della somministrazione delle diverse tipologie di vaccino a seconda delle età, alla luce del mutato quadro epidemiologico. Ma le decisioni da adottare spetteranno comunque esclusivamente alla politica.
Ad anticipare la linea è lo stesso ministro della Salute Roberto Speranza, ma nel frattempo è ‘caos’ nelle Regioni, che stanno procedendo in ordine sparso, mentre vari esperti indicano di completare comunque il ciclo vaccinale con AstraZeneca se si è già avuta una prima dose. La questione si è posta a seguito degli open day organizzati da varie Regioni proprio con il vaccino AZ ed aperti anche ai giovani a partire dai 18 anni, e dopo che due casi di trombosi rare si sono verificati nelle ultime settimane in giovani donne. .
A questo proposito, rispondendo al question time al Senato, Speranza ha sottolineato che lo scorso 7 aprile il ministero, con una circolare, “ha già raccomandato l’uso preferenziale del vaccino AZ agli over-60 e Aifa ha ribadito che il profilo beneficio - rischio è più favorevole all’aumento dell’età”. Queste valutazioni, ha anticipato, “saranno sicuramente considerate nel prossimo parere del Cts”. Tutti i vaccini sono però “sicuri ed efficaci”, ha precisato il ministro.
Ma sulla vaccinazione degli adolescenti che hanno fatto la prima dose con Astrazeneca resta ora il nodo del richiamo cioè la questione di quale immunizzante utilizzare per la seconda dose nei giovani già vaccinati con lo stesso vaccino. Su questo punto, vari esperti si dicono favorevoli a completare comunque il ciclo vaccinale con AZ. “In questo momento chi ha fatto la prima dose con un vaccino è bene che faccia la seconda dose con lo stesso vaccino. Ciò perchè le prove sperimentali che hanno portato all’approvazione di questi vaccini sono state fatte sulla somministrazione di due dosi per lo stesso vaccino e hanno dimostrato adeguate condizioni di sicurezza e di protezione”, ha affermato Walter Ricciardi, consulente del ministro della Salute. Sulla stessa linea il virologo Fabrizio Pregliasco e l’infettivologo Massimo Andreoni, secondo i quali gli eventi avversi rari si sono verificati essenzialmente dopo la prima dose ed il rischio è bassissimo. Una conferma arriva dal V Rapporto Aifa di Farmacovigilanza sui Vaccini Covid: i casi di trombosi venose intracraniche e in sede atipica in soggetti vaccinati con AZ sono in linea con quanto osservato a livello europeo, ovvero 1 caso ogni 100.000 prime dosi somministrate e prevalentemente in persone con meno di 60 anni. Nessun caso è stato segnalato dopo la seconda dose. Complessivamente su tutti i vaccini, sono 66.258 le segnalazioni di eventi avversi su un totale di 32.429.611 dosi somministrate (tasso di segnalazione di 204 ogni 100.000 dosi), di cui il 90% per eventi non gravi. La maggior parte riguardano Comirnaty di Pfizer (71,8%), il più usato (68,7% delle dosi somministrate).
#VacciniKiller
— Elio Mirani (@MrElioMirani) June 10, 2021
Ci sta il dispiacersi per la morte di una giovane ragazza. Comunque un morto di fronte a 30 milioni salvati, e centinaia di migliaia morti senza vaccino.
Dispiacersi ci sta, ma mettere in discussione la scoperta più importante della storia della medicina no. pic.twitter.com/sc3XX3iiO4