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21/06/2021 08:56:00

Balzo in Italia della variante indiana: "è al 20%". I test per riconoscerla 

 La variante "Delta" continua ad essere al centro delle notizie sul coronavirus, in Italia, insieme alle ultime sulla zona bianca, ormai nazionale, e sul prossimo via libera per potersi levare le mascherine, almeno all'aperto.

"Si sta cercando di controllare la variante Delta. Chi è vaccinato con due dosi è piuttosto protetto. Mi preoccupano quei circa 2,8 milioni di over 60 che ancora non si sono immunizzati per niente. Se la Delta si diffondesse, il numero di morti potrebbe essere elevato". Così al Corriere della Sera l’immunologo Guido Forni, dell’Accademia dei Lincei. "È improbabile che non succeda. È già in Gran Bretagna, dunque vicina, a differenza delle varianti sudafricana e brasiliana, rimaste piuttosto confinate. Siamo col fiato sospeso. Se prende il largo i casi saliranno a meno che non ci facciamo trovare tutti vaccinati - ha aggiunto - Sono un immunologo di base. Quando in laboratorio si osservava che un vaccino non rispondeva bene, si provava ad alternarlo a un composto differente e allora sì che il sistema immunitario si attivava. La parola eterologa forse spaventa, si pensa a qualcosa di estraneo mentre indica una pratica ben conosciuta e consolidata. Il sistema immunitario va allenato. Paragoniamolo a un atleta che si prepara più efficacemente se alterna due settimane di pilates a due di pesistica". "Mi sembra che non sia il momento migliore per fare i capricci sulla mascherina. Sì, ha capito bene. Un capriccio. È un fastidio ma anche un salvavita", spiega Forni. "Eterologa? In effetti gli studi che ne mostrano la validità sono basati su pochi numeri. Tanti lavori però sono in arrivo e confermeranno queste evidenze. Comprendo la paura degli epidemiologi. Io però ragiono da immunologo e non ho paura. Riapertura discoteche? Aspettiamo", ha concluso.

Per arginare la variante Delta in Italia bisogna tracciare, sequenziare e vaccinare. E oggi più che mai l’analisi genomica per mappare in tempo reale le varianti e intercettare nuove mutazioni è fondamentale per adeguarsi alla lotta e capire in anticipo come si muove l’epidemia. 

 

La variante Delta che tanto preoccupa è in media sotto l’1% sul territorio italiano secondo l’ultimo report dell’11 giugno.  Ma nella nuova indagine che sarà pubblicata settimana prossima è già stata vista una variazione significativa della diffusione del ceppo indiano. Un numero che va letto però nel contesto di una scarsa capacità del nostro sistema di sequenziare, denunciata a più riprese e all'unisono dagli osservatori. Se cerchi poco trovi poco, semplificando al massimo il discorso. Secondo le stime del Financial Times, che prendono spunto dai inseriti nel database Gisaid, la sua presenza in Italia sarebbe ora al 26% con il 2% dei campioni sequenziati.

Per riuscire a stare al passo nella caccia alle varianti l’Istituto Superiore di Sanità ha annunciato che da settembre sarà attiva la rete italiana per il sequenziamento,un’unica piattaforma pubblica per la sorveglianza epidemiologica e il sequenziamento dei ceppi virali circolanti che dovrà coordinare (e finanziare) il lavoro dei laboratori di microbiologia di riferimento regionali, oltre a formare giovani operatori.