Lo Stato non potrà più revocare trattamenti assistenziali o aiuti sociali ai condannati per mafia, terrorismo. Lo ha stabilito una sentenza della Corte Costituzionale dichiarando illegittimo un articolo di una legge del 2012 che regolava una serie di ammortizzatori sociali e che precludeva questi sostegni a chi si era macchiato di gravi reati. Relatore della sentenza è il giudice (nonché ex primo ministro) Giuliano Amato. La sentenza riguarda i condannati che stanno scontando la loro pena fuori dal carcere.
Secondo la Consulta «è irragionevole che lo Stato valuti un soggetto meritevole di accedere a tale modalità di detenzione e lo privi dei mezzi per vivere, quando questi sono ottenibili solo dalle prestazioni assistenziali. Sebbene queste persone abbiano gravemente violato il patto di solidarietà sociale alla base della convivenza civile, vanno loro comunque assicurati i mezzi necessari per vivere».
Per i giudici i questo divieto «contrasta con gli articoli 3 e 38 della Costituzione». Il primo stabilisce l’uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge ma anche il dovere della Repubblica «di rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini»; il secondo che «ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi necessari per vivere ha diritto al mantenimento e all’assistenza sociale». Dal momento che interviene su una norma del 2012, la sentenza non modifica invece la legge sul reddito di cittadinanza.-