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16/12/2021 09:06:00

Processo "Mafia Bet", condannato a 18 anni il campobellese Calogero John Luppino

E’ stato condannato soltanto lui: il 42enne campobellese Calogero John Luppino, imprenditore nel settore delle scommesse e gioco on line, processato per mafia, estorsione e, con altri imputati, anche di intestazione fittizia. Il Tribunale di Marsala gli ha inflitto 18 anni di carcere. Appena uno in meno di quanto aveva invocato il pm della Dda Francesca Dessì. A Luppino sono stati, inoltre, confiscati tutti i beni (società, denaro, etc.) sequestrati.

Il Tribunale ha, invece, assolto gli altri quattro imputati. E cioè il padre di Calogero Jonn Luppino, Giorgio Gaspare Luppino, imputato per ricettazione (per lui, erano stati chiesti 3 anni), Paola Maggio e Gaudenzia Zito, familiari dei Luppino accusate di intestazione fittizia (anche per loro erano stati chiesti tre anni), e il salemitano Vito Balsamo, anche lui accusato di intestazione fittizia, ma con l’aggravante d’aver favorito la mafia. E per questo, per lui il pm aveva invocato 5 anni. Balsamo, a Poggioreale, gestiva un centro di accoglienza per minori immigrati. E per gli investigatori, in questo centro Calogero Jonn Luppino avrebbe investito un bel po' di denaro. Ma l’avvocato palermitano Giovanni Mannino è riuscito a dimostrare l’innocenza del Balsamo, che è stato assolto con formula piena.

Il processo è scaturito dall’inchiesta dei carabinieri “Mafia Bet”, nella quale, tra febbraio e marzo 2019, sono rimaste coinvolte 14 persone. Per gli inquirenti, l’indagine ha consentito di monitorare la rapidissima ascesa imprenditoriale di Luppino nel mondo delle scommesse e giochi on line. Ascesa che sarebbe stata favorita dagli affiliati ai mandamenti mafiosi di Castelvetrano e Mazara del Vallo, che obbligavano i vari esercizi commerciali ad istallare i device delle società di Luppino. E quest’ultimo, in cambio, avrebbe assicurato il sostentamento economico a famiglie di mafiosi detenuti. E in particolare del boss Franco Luppino e della moglie Lea Cataldo. Parti civili nel processo: i Comuni di Campobello e Castelvetrano, Codici Sicilia (avv. Giovanni Crimi), l’associazione “La Verità vive” di Marsala (avv. Giuseppe Gandolfo) e l’Antiracket Trapani (avv. Giuseppe Novara).