Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
02/03/2022 06:00:00

Marsala, calato il silenzio sull'acqua inquinata. Uno studio di qualche anno fa ha previsto tutto

 A Marsala non si sa più nulla su ciò che sta che sta succedendo con l’acqua. Non si capisce il perché non sono stati comunicati i risultati delle ultime analisi effettuate dall’Asp e annunciate dal sindaco Grillo.

L’emergenza nitrati continua, (potete leggere qui) e ad una settimana dalle analisi, che dovevano aggiornarci e a due dall’ordinanza di divieto di utilizzo dell’acqua potabile, i cittadini e i titolari delle attività commerciali vogliono sapere qual è la situazione, e per quanto tempo ancora dovranno comprare l’acqua in bottiglia per poter bere e preparare i cibi. Invece, non si sa un bel nulla. Abbiamo provato a chiedere all’assessore D’Alessandro, ma non abbiamo avuto risposta.

Sulla vicenda dell’acqua inquinata a Marsala, c’è l'intervento dell’ex sindaco Alberto Di Girolamo che, con una nota si fa e pone delle domande sui valori dei nitrati, sugli approvvigionamenti annunciati e che non ci sono, sulle possibili e “superficiali” soluzioni di cui parla l’amministrazione, e infine, per chiedere i dati reali

Qui la nota completa: "In questi giorni, presi dal dramma della guerra in Ucraina, sembra come se i cittadini si fossero dimenticati del problema dell’acqua a Marsala, ma non è così. Il 15 febbraio il sindaco ne vietava l’uso per fini potabili, perché in alcuni pozzi sarebbero stati riscontrati dei valori elevati di nitrati. Ma ancora oggi dopo 15 giorni, non si sa ancora se tutto il territorio, da sud a nord passando dal centro, ha veramente valori elevati oppure se sono interessate soltanto alcune zone e non se ne sa eventualmente nemmeno la causa. Il sindaco aveva promesso anche dei punti di approvvigionamento sicuri e delle autobotti per portare l’acqua alle famiglie e ai servizi commerciali che ne fanno tanto uso (ristoranti, pizzerie, panifici, mense e potremmo continuare). Dove sono? L’acqua è un bene troppo prezioso per essere trattata in questo modo. Quanti danni economici per i cittadini e di immagine per la città? Quante persone che avrebbero potuto utilizzarla tranquillamente perché magari nella propria zona di residenza i valori sono entro i limiti non l’hanno potuto fare? Un problema estremamente delicato l'amministrazione lo sta affrontando con promesse quantomeno superficiali, tipo portare l’acqua della condotta di Birgi ai pozzi della zona sud della città, cioè a decine di chilometri, per miscelarla e far ridurre il valore dei nitrati, come se i pozzi fossero a pochi metri di distanza e come se si potesse prelevare dalla condotta di Birgi 25/50 litri di acqua al minuto, quando invece ne passano appena 20/25 litri per Favignana e per adesso ne arrivano 4/5 per Birgi. Ma quale esperto fa dire al sindaco tutto questo? È arrivato il momento che i cittadini sappiamo i valori degli esami e non solo dei nitrati, di ogni strada, quartiere e contrada. Nessuno si fida dei comunicati superficiali dell’amministrazione o delle dirette Facebook. Non si può continuare a costringere tutta la popolazione a comprare acqua minerale anche per preparare gli alimenti o a comprare depuratori. Non si possono promettere soluzioni irrealizzabili o realizzabili nel futuro lontano. È troppo semplicistico vietare l’uso dell’acqua potabile per tutta la cittadinanza. È compito del sindaco fare delle ordinanze, ma poiché in un paese democratico non è il padrone, è bene che altri intervengano, se necessario anche il ministero dell’interno, per fargli correggere gli errori a danno della collettività. L'acqua è un bene di prima necessità e i cittadini non ne possono essere privati".

E sull’emergenza acqua a Marsala, nell'attesa che vengano comunicati i dati e che si prospetti una via d'uscita al problema, per cercare di capirne qualcosa di più, anche se non nello specifico sulla natura dei nitrati, ma più in generale sui problemi, non nuovi, della diminuzione della falda acquifera marsalese, ne abbiamo parlato con un tecnico, un ingegnere ambientale e civile marsalese, Alessio Bertolino, che ha fatto uno studio approfondito sul tema nel 2016, anno in cui ha preparato la propria tesi di laurea, proprio sull'abbassamento della falda acquifera di Marsala.

All’epoca, basandosi sui rilevamenti fatti, con la collaborazione dell’Università Kore di Enna, che a Marsala registravano un abbassamento medio annuo della falda di circa 1,20m l’anno (periodo di osservazione iniziato dal 1987) e dovuto al sovrasfruttamento della falda, causato dalla presenza di pozzi non censiti, dall’agricoltura in crescita, perdite idriche, dall’aumento della richiesta idrica, ecc., lo studio di Alessio Bertolino prevedeva in cinque anni la salinizzazione dell’acqua e tra otto / dieci anni e dunque nel 2024 o 2026 il prosciugamento della falda.

Sulla presenza di alti valori di nitrati Bertolino ci conferma, per la verità, come già fatto da altri esperti che le cause sono da ricercare nell’utilizzo di fertilizzanti dalle aziende agricole o dal residui del pascolo che avviene in quelle aree.

Altro problema della falda marsalese oltre al progressivo prosciugamento è invece il processo di insalinamento. Abbiamo chiesto a Bertolino, dove si trova fisicamente la famosa falda acquifera che alimenta la nostra città: questa si trova nell’area che parte dalla zona del fiume Sossio, si congiunge da lì fino alle campagne di contrada Ciavolo e da lì finisce fino alla zona di Petrosino, nei pressi del Baglio Basile. Questa è più o meno l’area dove si trova la falda marsalese. Dietro al Disìo Resort c’è una vasca di raccolta dell'acqua e lì si trovano i primi pozzi, su una quindicina.

Tra le soluzioni al problema dell’approvvigionamento dell’acqua, obiettivo dello studio di Bertolino, che l’aveva presentato all’amministrazione precedente, era quello di trovare e valutare metodologie alternative al ravvenamento della falda, con la possibilità di ricaricare la falda tramite pozzi di iniezione con acque provenienti dal depuratore di Marsala. In questo caso l’acqua in esubero potrebbe essere utilizzata dai vigili del fuoco, per la pulizia delle strade e il verde pubblico.

Questa era una delle possibili soluzioni, iniziativa che aveva visto l’affidamento iniziale ad un’azienda da parte del Comune, ma poi tutto si fermò. Altra soluzione proposta, in alternativa al depuratore e al collegamento a Montescuro, che per Bertolino non soddisferebbe la richiesta di portata necessaria a Marsala - se ne discute da anni e soprattutto non saremmo indipendenti, i costi che si dovrebbero approntare in bolletta saranno sempre dettati da altri - , è un dissalatore ad osmosi. Sarebbe un dissalatore a membrane, non tradizionale che, oltre a garantire indipendenza, potrebbe essere occasione per la creazione di nuovi posti di lavoro e potrebbe rifornire anche le città limitrofe. Ad ogni modo per queste diverse soluzioni, bisogna comunque intervenire sulle condotte, ancora oggi causa di tantissime perdite d’acqua, spreco di risorse e denaro e disagi per i cittadini.