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18/06/2022 06:00:00

Elezioni a Palermo. Odissea scrutatori, e lo Stato che si fa "caporale"

Quaranta ore di lavoro, in quasi quattro giorni pressoché ininterrotti di lavoro, pagati 5 euro e 20 centesimi l’ora (5 ore il sabato, 21 ore domenica, 14 ore il lunedì). No, non è il resoconto economico della paga di un bracciante agricolo sfruttato da uno dei tanti ‘caporali’ che schiavizzano manovalanza nei campi ma ciò che lo Stato italiano mi dovrebbe riconoscere in quanto mi sono offerto di far parte della categoria degli scrutatori di seggio elettorale. Il computo economico retributivo è ciò che la Repubblica italiana dovrebbe riconoscere ai suoi ‘nuovi schiavi’, tutti quelli cioè che hanno lavorato nei seggi del Capoluogo siciliano (e nel resto d’Italia ma con minori adempimenti da fare) nell’ultima tornata elettorale. Votazioni che, a Palermo, hanno visto contemporaneamente accavallarsi le elezioni per il sindaco, quelle per le circoscrizioni ed infine i referendum abrogativi: sette schede in totale da gestire contemporaneamente.


SETTEMILAQUATTROCENTONOVANTA SCHEDE DA TIMBRARE E SIGLARE
– Ogni singola scheda elettorale, per coloro i quali non lo sapessero, va preventivamente contata, siglata da uno scrutatore e timbrata. Non tutti sono a conoscenza del fatto che le operazioni preliminari di cui sopra, quelle che hanno consentito cioè di poter aprire i seggi elettorali alle sette del mattino di domenica 12 giugno, sono state svolte dalle 16 di sabato e fino a completamento del dovuto. Nella nostra sezione abbiamo terminato – non tutte le schede ma solo una parte cospicua – alle 21. E così sono passate le prime cinque ore di lavoro.

IL SEGGIO FANTASMA ED I SUOI ‘OSTAGGI’ – Ragionando assieme agli altri sei colleghi di seggio ci siamo pure sentiti fortunati per aver usufruito della grazia di averlo sin dalle 16 di sabato, un presidente nella nostra sezione. In quell’altra vicino alla nostra non hanno avuto uguale sorte, con l’aggravante che sono stati costretti ad aspettare, senza potere muoversi dalla scuola, in attesa di un sostituto presidente, che per tutta la giornata e la nottata non sarà trovato: né tra l’elenco dei sostituti presso la Corte d’appello, che in una prima fase deve intervenire, né tra gli interlocutori del Comune che deve provvedere conclusa infruttuosamente la prima ricerca. Per tali vittime degli ingranaggi burocratici fare un computo delle ore lavorate e della remunerazione diviene impossibile poiché saranno dotati di presidente solamente l’indomani a seggi già aperti! Con tutti gli strascichi di carico lavorativo immaginabile.

DOMENICA 12 GIUGNO SI RIAPRE ALLE ORE 6 – Dopo una nottata praticamente insonne e con sveglia alle 4.30 del mattino, mi reco nuovamente presso la sezione assegnatami e per la quale mi sono pervicacemente proposto di lavorare con apposita auto candidatura on line sul sito web del comune di Palermo (prima dell’attacco hacker che da lì a poco avrebbe mandato in tilt i sistemi informatici per diversi giorni). Ebbene, alle 7 in punto aprono i cancelli ed arriva subito il primo solerte cittadino, mentre stiamo posizionando in fretta e furia le 7 urne e le due sole cabine per il voto (vedrete più in là come questa sia stata un’altra fesseria dei lungimiranti organizzatori del voto in Città).

LUNGHE FILE E ATTESE – La mia sezione, situata in una scuola del quartiere di San Lorenzo, lavora a ritmo tranquillo fino alle 10 del mattino mentre contemporaneamente continuiamo a siglare e timbrare il resto delle 7.490 (settemilaquattrocentonovanta schede) che non eravamo riusciti ad ultimare durante le fasi preliminari del sabato pomeriggio. Dalle 11 in poi si scatena il delirio! Una fila pressoché ininterrotta di persone si forma da quel momento e fino alle 23, ora di chiusura dei cancelli scolastici.

DUE CABINE E CIAO CIAO ORGANIZZAZIONE – La cosa paradossale sta nel fatto che – nonostante su 1.070 iscritti aventi diritto al voto, nella nostra sezione – se ne siano presentati poco meno di 500, la metà, la fila nel nostro seggio si dipanava dal cancello d’ingresso fino alla porta dell’aula. Motivi? Almeno due i fattori concomitanti: due sole cabine per fare votare le persone è una scelta che definire stupida, dal punto di vista organizzativo, sarebbe poco; altro fattore è determinato dal numero di schede: troppe (7); difficili, inoltre da aprire e soprattutto da ripiegare. Per Chi non avesse idea della misura delle schede circoscrizionali e comunali vi diciamo che misuravano quasi mezzo metro quadrato ciascuna.

LA NONNINA EROINA DI 99 ANNI – La mia eroina personale è una super nonna dell’età di 99 anni (ne compirà 100 a novembre di quest’anno) che col suo bastone si è recata, accompagnata da una familiare, al seggio per votare. Mentre la nostra presidente di seggio la aiutava ad entrare in cabina ci ha tenuto a farci sapere che era sua intenzione “rivederci per la prossima votazione”: una roccia da abbracciare, se non fosse per il Covid!
Domani continuerò a raccontarvi in prima persona il dopo. La questione, infatti ha avuto una eco nazionale con diversi strascichi anche parlamentari. 

 

Alessandro Accardo Palumbo
www.facebook.com/AlessandroAccardoPalumbo