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03/07/2022 06:00:00

Caos Superbonus, dal rilancio del Paese al blocco del settore. Le novità e le cose da sapere

 Il Superbonus 110, tanto caro al MS5 che lo ha partorito, dal rilancio dell’economia, in particolare del settore edile, si sta trasformando in un provvedimento che non solo ha causato truffe milionarie ai danni dello Stato, ma ora rischia di paralizzare proprio quel comparto che solo da poco era uscito da una crisi che sembrava irreversibile.

Sono diverse gli allarmi e le denunce nei confronti delle decisioni del governo di aggiornare le linee guida su superbonus, che ha deciso ormai di non prorogare più il provvedimento. Gli allarmi riguardano anche il caos che sta accadendo con l’impossibilità da parte delle aziende di riscuotere i crediti e di poter pagare i propri dipendenti, ma a questo si aggiunge anche una impreparazione della aziende nel portare avanti i lavori, create spesso solo per riscuotere il credito.

Le critiche al Superbonus 110 - I problemi sono ormai noti. Il governo Draghi non vede di buon occhio la misura: costa molto (sono già stati prenotate detrazioni per quasi 34 miliardi, oltre l'impegno finanziario previsto da qui al 2036), ha generato frodi colossali (oltre 5 miliardi di crediti bloccati dalla Gdf, ma principalmente sul bonus facciate), è imputato di aver fatto salire i prezzi (in tandem con l'accelerazione generalizzata delle materie prime). Dall'altra parte, però, si sostiene che ha rilanciato un settore fondamentale per l'economia, che contribuisce a raggiungere gli obiettivi europei su clima ed emissioni. E soprattutto si lamenta che i continui stop&go hanno lasciato il cerino in mano a migliaia di imprese (47mila, dice la Confartigianato) che ora hanno in pancia crediti che non riescono a vendere, col rischio di restare senza liquidità e quindi saltare.

Ne abbiamo parlato con Enzo Palmeri segretario della Fillea Cgil e Gaspare Giaramita responsabile organizzativo dello stesso sindacato. Riguardo al superbonus, siete intervenuti nei giorni scorsi con una nota molto dura sulla situazione in provincia di Trapani, con una denuncia ben precisa su molte imprese, improvvisate, cosa sta succedendo, perché c’è anche questo nel caos del Superbonus, molte imprese non sono preparate ad interventi di un certo tipo?

Enzo Palmeri: “Abbiamo denunciato proprio questo. Da un lato c’è il blocco dei crediti da parte del governo nazionale che sta portando ad una situazione che sta paralizzando il settore. A noi si rivolgono diversi lavoratori che vantano diverse mensilità, e il motivo è che le imprese non riescono ad incassare i crediti che vantano. Noi abbiamo già fatto i primi stati di agitazione, siamo preoccupati. Dalla crisi nera dell’edilizia di qualche anno fa, con un collasso del settore che sembrava non finire mai, si è passati ad una situazione insostenibile, perché siamo arrivati al punto che non si riesce a trovare manodopera nel settore. Noi diciamo e la denuncia che facciamo è che, da un lato ci stanno non bene, ma benissimo, le restrizioni fatte dal governo per richiedere l’applicazione del contratto collettivo nazionale di lavoro del settore edile, ma dall’altro chiediamo che le imprese sane, regolari, che da sempre hanno pagato i lavoratori, e hanno fatto i versamenti alla casse edili, vengano messe nelle condizioni di riscuotere quanto da loro dovuto ed evitare di trovarci con centinaia di lavori disoccupati e tanti ponteggi in giro per la provincia di Trapani che non saranno mai completati”.

Insomma, queste nuove regole e gli aggiornamenti del superbonus hanno stravolto e segato le gambe a tutti.

Palmeri: “Assolutamente sì, perché sono state cambiate le regole in corso d’opera. E questo ha fatto sì che banche e poste non hanno più liquidità e non hanno possibilità di prendersi questi crediti. Ci sono piccole e medie imprese che vantano crediti di 300/350mila euro che per una impresa che ha da sei a otto operai significa entrare in crisi. Se un’impresa è in regola, è giusto che rispetti i contratti collettivi di lavoro, è giusto che faccia i dovuti accantonamenti ai lavoratori, ma è giusto che il governo la metta nelle condizioni di avere questi crediti per i lavori che ha cominciato a fare.

In questo momento con i cantieri fermi, gli altri che non partono, i soldi che non arrivano, quanto conviene ad un condomino di un palazzo dare il suo assenso al Bonus 110%, quanto gli conviene farlo?

Gaspare Giaramita: “Ad oggi la maggior parte dei lavori Superbonus sono stati già richiesti. Ma il fatto è che non ci sono più le condizioni per trovare personale per fare i lavori e tantomeno le aziende che li facciano. E’ complicato, ad oggi, chiedere un bonus nonostante il termine di fine lavori per i condomini sia nel 2023. La nostra preoccupazione maggiore arriva anche dalle stime fatte dalla CNA, con miliardi di crediti dentro i cassetti fiscali delle aziende che non possono essere riscossi e questo porterà per quanto ci riguarda a dipendenti non pagati, cassa integrazione e licenziamenti qualora ci siano dei fallimenti delle aziende. Molte, infatti, non sono strutturate per sopportare questa mancanza di liquidità. Speriamo il Governo prenda dei provvedimenti e allarghi i numeri cessionari in modo tale da far riscuotere questi crediti, ma che ci siano anche dei controlli, perché questi problemi sono scaturiti dalla mancanza. Troppe aziende, non strutturate, non pronte per effettuare i lavori, si sono improvvisate soltanto per prendersi questi bonus e per fatturare dei redditi che altrimenti non avrebbero potuto avere".

Per Codici il Superbonus 110% da opportunità è diventato un incubo - C’era una volta il Superbonus 110%. Non è l’inizio di una favola, ma dell’incubo che stanno vivendo tanti cittadini che avevano visto nell’incentivo tanto reclamizzato dal Governo un’opportunità da cogliere per migliorare la propria abitazione sul piano energetico e dei costi, e si ritrovano invece in una condizione di grande apprensione. “I continui interventi sulla normativa legata alla cessione del credito ed allo sconto in fattura delle detrazioni – afferma Ivano Giacomelli, Segretario Nazionale di Codici – gli effetti della guerra in Ucraina a livello di rincari dell’energia e dei materiali hanno creato un caos che rischia di avere conseguenze durissime per i cittadini e per le imprese. Mentre queste ultime rischiano il fallimento, le stime della Cna parlano di 33mila ditte sull’orlo del baratro, i primi brancolano nel buio e temono di dover pagare lavori che potrebbero rimanere incompiuti. L’ulteriore stretta imposta dal Governo sulle cessioni multiple ha cambiato totalmente le regole della cessione del credito togliendo la facoltà delle successive cessioni, rimettendo tutte le imprese nuovamente in seria difficoltà con la differenza che questa volta non è un rallentamento delle procedure come per il decreto antifrode del 2021, adesso la maggior parte delle banche, soprattutto, ma anche Poste Italiane e Cassa Depositi e Prestiti, ha bloccato tutto non prendendo più crediti di imposta. Purtroppo, le imprese non strutturate hanno di colpo bloccato i cantieri e licenziato operai. I consumatori lamentano in gran numero un ulteriore disservizio, se non un gravissimo danno, loro inferto dall’atteggiamento degli istituti di credito, sempre più restii, stante la legislazione soggetta a repentini cambi di rotta, ad accettare la cessione del credito. Può succedere così che si stipuli un contratto con cui si incaricano tecnici ed impresa per lo svolgimento di lavori, magari sulla scorta di rassicurazioni verbali da parte dei funzionari di banca, e poi non si riesca a collocare il proprio credito di imposta, sobbarcandosi per intero l’onere della ristrutturazione. A volte rischiando il sovraindebitamento. Se non si ha la fortuna di reperire un’impresa che operi lo sconto in fattura, e sono poche, e non si riesce ad appoggiare il credito in banca, l’unica soluzione è la detrazione fiscale. A tal proposito, visto il costo medio degli interventi, il sistema che si è sviluppato è del tutto paradossale: solo chi può vantare un ingente reddito ha la possibilità in soli 5 anni di portare in detrazione la spesa. I dubbi ed i timori, quindi, sono tanti e comprensibili. Cosa succede con i contratti firmati con la ditta per cui si attende la risposta della banca per la cessione del credito? Quale sarà il destino dei lavori iniziati senza la concessione del credito? Cosa ne sarà degli interventi per i quali è stato ottenuto un finanziamento parziale? E poi cosa succede se i benefici fiscali prospettati nella fase iniziale non si sono concretizzati? È per dare una risposta a queste domande ed aiutare i cittadini a districarsi nel caos che si è generato su questo incentivo che abbiamo deciso di attivare un servizio di assistenza. Un’iniziativa doverosa, in attesa che dal Governo arrivino chiarimenti ed azioni volte a tutelare i cittadini, su cui non può e non deve essere scaricato l’ennesimo pasticcio burocratico creato dalle istituzioni”. L’associazione Codici ha attivato gli Sportelli presenti sul territorio per raccogliere le segnalazioni e fornire assistenza ai cittadini in difficoltà con il Superbonus 110%. Per informazioni e chiarimenti è possibile contattare lo Sportello Nazionale al numero 06.55.71.996

Il Governo è per lo stop alla proroga - La decisione ormai è presa. Il governo avrebbe escluso qualsiasi ipotesi di prorogare le misure del Superbonus, la detrazione al 110% per i lavori di efficientamento energetico sugli immobili. La ragione che avrebbe portato allo stop della misura è l’impossibilità di sostener e finanziariamente l’incentivo introdotto nel 2020 per volontà del M5S. I costi del Superbonus sono stati riepilogati nelle settimane scorse dall’Ufficio parlamentare di Bilancio: il governo per il solo Superbonus del 110% ha stanziato finora 33,3 miliardi di euro. La fetta principale della spesa (circa 32,5 miliardi) è attesa entro il 2027. Nel frattempo l’Enea ha segnalato che dal monitoraggio al 31 maggio scorso risultano ammessi alle agevolazione lavori che comportano già un costo per lo Stato di 33,7 miliardi. Lo stanziamento previsto è stato, insomma, superato, mentre la possibilità di chiedere il Superbonus resterà ancora fino alla fine di quest’anno e fino a giugno 2023 per gli Iacp. L’orientamento del governo è, dunque, di non predisporre alcuna proroga del superbonus edilizio. Con buona pace dei parlamentari del M5S che, assorbiti dalla discussione sull’ipotesi di un appoggio esterno al governo, continuano a rivendicare come temi identitari il salario minimo, la qualità della vita e l’ambiente, e, appunto, il Superbonus al 110%. La priorità intanto non è accapigliarsi politicamente su un’eventuale proroga del maxi incentivo fiscale, quanto assicurare un meccanismo che allarghi le maglie per la cessione dei crediti di imposta, ampliandolo ad altri soggetti oltre alle banche.

Superbonus, senatore Vincenzo Santangelo "grazie a lavoro M5s, passo in avanti su cessione crediti" - "Dopo una lunga ed estenuantesi trattativa, in Commissione alla Camera nell'ambito del Dl Aiuti, è stata introdotta la possibilità per le banche di cedere i crediti d'imposta a tutti i propri correntisti. Una norma che dovrebbe finalmente sbloccare la grave situazione determinatasi a seguito del blocco alla circolazione dei crediti d'imposta e quindi permettere agli istituti di liquidare i loro clienti.
Si tratta di un importante passo avanti, soprattutto se pensiamo che oggi sussiste il limite per le banche di cedere ai soli clienti professionali. Chiaramente di questa modifica potrà beneficiare anche chi ha comunicato la cessione del credito fiscale o lo sconto all'Agenzia delle entrate prima della sua entrata in vigore. È un passo in avanti, che come MoVimento 5 Stelle abbiamo fortemente voluto, ma che non riteniamo ancora del tutto sufficiente. Continueremo a batterci per ottenere lo sblocco totale dei crediti e il coinvolgimento delle società controllate dallo Stato, come Poste e Cassa Depositi e Prestiti, nell'acquisto dei crediti derivanti dallo sconto in fattura. Il nostro obiettivo è proteggere il Superbonus, una misura bersaglio di assurdi attacchi nonostante ne sia stata ampiamente confermata l'importanza per la crescita economica e per la transizione ecologica". 

Domande e risposte. Le cose da sapere. Superbonus in condominio, ci sono più rischi oggi a dare il via ai lavori?

Con le nuove norme introdotte con la conversione in legge del decreto Sostegni-ter, per tutti gli appalti di importo superiore ai 516.000 euro relativi ad interventi per i quali si ha diritto ai bonus fiscali è obbligatorio, a partire dal gennaio 2023, rivolgersi esclusivamente a imprese dotate della certificazione Soa. La certificazione in questione serve ad attestare che l'impresa ha le risorse economiche, le compenze tecniche, l'esperienza e i beni materiali necessari per far fronte ai lavori previsti nello specifico contratto di appalto che andrà a sottoscrivere. La certificazione è possibile anche quando più imprese con competenze diverse si associano tra loro, creando così un gruppo nel quale sono presenti imprese edili, altre specializzate nei serramenti, aziende del settore fotovoltaico e del settore termotecnico. L'obiettivo di questa misura, in sostanza, è quello di evitare che imprese senza i mezzi economici e tecnici necessari possano sosttoscrivere appalti di importo consistente mettendo poi in difficoltà i committenti lascindo i lavori a metà per impossibilità a completarli.

Superbonus, possibile cedere il credito solo per parte delle spese e usufruire della detrazione per altre?

L'Agenzia delle entrate ha chiarito le regole per la cessione del credito da Superbonus in maniera frazionata con la risposta 279 del 19 maggio scorso. In dettagliio nel testo è stato chiarito che il credito cedibile è calcolato sul totale delle spese sostenute nell'anno per ciascuno degli interventi realizzati, non per parte di questi. Quindi a fronte di interventi autonomi per i quali sono comunque necessarie autonome comunicazioni di cessione del credito d'imposta, si possano effettuare scelte diverse riguardo alla modalità di utilizzo dell'agevolazione (cessione del credito per alcuni interventi e detrazione diretta in dichiarazione per gli altri interventi) sebbene gli interventi sono collegati tra loro. Una soluzione che resta valida anche nel caso in cui uno stesso fornitore partecipi alla realizzazione di diversi interventi, dal momento che è possibile anche in questo caso considerare come riferimento le spese sostenute nell'anno "per codice intervento". Quindi se l'intervento è unico lei non può cedere il credito in maniera frazionata, mentre può fare questa scelta per interventi diversi.