La crisi del governo nazionale è talmente importante ed imponente che l’Italia rischia grosso.
In ballo ci sono i fondi del PNRR, le riforme del Fisco, c’è il tetto del gas. Si potrebbe tornare alle urne a settembre, quindi le Camere verrebbero sciolte in piena estate, ma la formazione del nuovo governo non avverrebbe prima di novembre, nel mezzo ci sono mesi delicati e anche difficili per le famiglie italiane.
Mercoledì il banco di prova in Parlamento, Mario Draghi deciderà se le sue dimissioni sono davvero irrevocabili o se ascolterà l’appello lanciato dei sindaci e dalla politica.
Italia Viva ha lanciato una petizione per il Draghi bis, i cittadini hanno risposto in massa, oltre le 70 mila firma raccolte, a dimostrazione che gli italiani sentono il bisogno di una stabilità e di avere un governo autorevole anche a livello nazionale.
Il M5S ha dato il colpo di coda, pensando di riuscire ad ottenere qualcosa, ma ha dato la peggiore versione non della politica ma del qualunquismo: non hanno votato il Dl aiuti, di fatto sfiduciando il governo, ma hanno tenuto Ministri e vice Ministri nonché sottosegretari. Tutte le posizioni di potere sono ancora occupate da quelli che dovevano aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno ma alla fine sono diventati i migliori pescatori, andando oltre le quote previste.
Saranno giornate decisive queste, mercoledì sarà il giorno della verità: o Draghi troverà un punto di accordo con il M5S che si traduce però in unità nazionale ovvero si scioglieranno le Camere.
Un precipizio quello in cui sono seduti gli italiani, Giuseppe Conte ha tirato le carte in aria ma è vittima di se stesso, di un politico che gioca a fare sia il politico che il leader, spariglia tutto ma rischia di rimanere isolato, senza parlamentari che sono pronti all’ennesima fuga.
I sindaci siciliani hanno sottoscritto una lettera, un accorato appello rivolto a Draghi: non vada a casa, non si dimetta. Le ragioni sono tutte lì, gli amministratori sanno bene cosa significa non poter ottenere i fondi del PNRR e cosa significa amministrare senza un governo nazionale che sia di unità ma anche di stabilità.
Il M5S è di fatto in riunione permanente, cercano la quadra, sanno che anche per loro le elezioni anticipate significano il tracollo, la tomba definitiva per un movimento che non è più quello “Honestà-Honestà”, adesso è il movimento del potere e delle poltrone, è il movimento delle improvvisate e anche delle decisioni schizofreniche.
E molti grillini adesso pensano di passare con Luigi Di Maio, che conosceva bene le intenzioni di Conte, tanto da sfilarsi prima e formare il suo gruppo.
A invocare le urne Giorgia Meloni, unico partito di opposizione, mentre per Silvio Berlusconi Draghi deve restare. Incerto Matteo Salvini, tentando dalle urne ( i numeri dicono che il centrodestra vincerebbe a mani basse) o dal rimanere al governo per tutelare il Paese.
Nello Musumeci segue la sua leader e annuncia che non sottoscriverà alcun appello per Draghi: "Da sempre crediamo che l'Italia abbia bisogno di un governo con un chiaro mandato popolare, coeso e con un programma condiviso dalle forze politiche che lo sostengono per risolvere i problemi concreti dei cittadini. È l'esatto contrario di quello che abbiamo visto in questa legislatura, caratterizzata da Esecutivi nati nel Palazzo e appoggiati da partiti divisi su tutto.
La crisi del Governo presieduto da Mario Draghi ne rappresenta solo il triste epilogo e non sottoscriveremo nessun appello affinché resti a Palazzo Chigi. Non condividiamo questa iniziativa, lanciata da alcuni colleghi, sia nel merito che nel metodo.
Nel merito: crediamo che in questo momento l'Italia possa permettersi tutto tranne che un governo immobile, paralizzato dai giochi di palazzo e dagli scontri tra i partiti di maggioranza.
Nel metodo: un Presidente di Regione o un Sindaco rappresentano anche i cittadini che vogliono andare a votare e non possono permettersi di utilizzare le Istituzioni che rappresentano per finalità politiche o, peggio, di partito. Sono forzature che chi ricopre un ruolo istituzionale non può permettersi, né tanto meno promuover”.
E’ Enrico Letta, segretario nazionale del Pd, a chiedere al Movimento Cinque Stelle di continuare ad essere della partita, in gioco c’è una alleanza tra i dem e i penstastellati non solo in Sicilia, dove pare non essere arrivata la crisi di governo, ma anche su altri territori.
E’ caos, pochi giorni ancora e poi chiarezza. Le urne questa volta non sono invocate nemmeno dai cittadini, che prima di ogni cosa chiedono stabilità e unità, in gioco il presente e il futuro di tutti.