Gregory Bongiorno, presidente di Assindustria Sicilia, anche voi siete pronti a fare il vostro appello a Draghi?
Noi come un po’ tutti i presidenti di varie associazioni di categoria, da Milano fino in Sicilia, piuttosto che chiedere a Draghi di non andare via, abbiamo chiesto alla politica in generale e ai partiti di essere più responsabili, in una situazione così grave, con una guerra in corso, una pandemia ancora in atto, con più di centomila contagi al giorno che non ci fanno stare assolutamente sereni. Una crisi di governo in questo momento non solo è intempestiva per le ragioni che dicevo ma anche irresponsabile. La verità è che alcuni partiti in questo momento, forse, forti di alcuni sondaggi, altri che hanno delle beghe interne, altri ancora hanno dei pruriti perché vogliono andare alle elezioni, e se ne stanno in qualche modo fregando dei cittadini italiani e delle imprese italiane e scatenano una crisi di mezza estate, nella quale tutto ci saremmo aspettati, tranne questo.
Gregory Bongiorno, con questa crisi la cattiva politica mette a rischio una occasione, quella del PNRR, che non si ripeterà mai più?
Assolutamente sì. Prima del PNRR che significa sviluppo e che serve alla ripartenza, non dobbiamo scordarci di quanto sta accadendo nell’ultimo periodo, con un’inflazione ad oltre l’8% che non si vedeva dagli anni ’90, il caro energia, il rischio del blocco del gas con tutto quello che comporterà, aumento del costo delle materie prime che è trasversale, va dai cereali, fa aumentare la pasta, i biscotti, all’automotive, all’acquisto di automezzi piuttosto che attrezzature, uno spread che continua ad aumentare e aggiungo, aziende che stanno iniziando a limitare la produzione. Oggi un’azienda che ha aumenti del 30% e non li può scaricare sul mercato, decide di iniziare a mettere prima in ferie e poi, tra qualche mese, la cassa integrazione, perché produce in perdita e quindi una crisi politica non fa altro che aggravare questa situazione. Parlando del PNRR l’Italia ogni sei mesi dovrà presentare un report all’Unione Europea, con il quale dovrà comunicare quali riforme strutturali ha già completato. Con una crisi di governo in corso, con le elezioni, forse, a settembre, con un governo che si dovrebbe fare e capire se ci sarà una coalizione forte per garantire stabilità e unità al Paese, la vedo dura per fare le riforme importanti come quella fiscale, della scuola etc. Questo rischia di minacciare i duecento miliardi di euro a disposizione dell’Italia che servirebbero a rilanciare il Paese. Ho visto il bando delle palestre, delle strutture a servizio delle scuole, è uscita la graduatoria una ventina di giorni fa e l’hanno fatta da padrona le regioni del nord e del centro. Tra l’altro, io non voglio assolutamente difendere la politica regionale e locale, ma noi lo diciamo da tempo che c’è un problema di impossibilità di progettare perché mancano i tecnici negli enti locali e nelle regioni. Questo si traduce nella famosa bocciatura dei 31 progetti presentati dall’assessorato dell’Agricoltura o come accade nel bando della cultura, con realtà ed Enti locali, soprattutto al nord, vanno avanti e al sud continuiamo a latitare. Il rischio vero è che di questi 200 miliardi, dovrà essere restituito il 60%, probabilmente sarà appannaggio di aziende e città del nord e al sud, invece, toccherà pagare a anche i debiti del famoso 60% anche pro quota rispetto al nord. Servirebbe rilanciare il sud per diminuire il divario rispetto al nord, ma io, e lo dico da troppo tempo, non credo che raggiungeremo questo obiettivo e mi dispiace molto.