"Mi recherò al Quirinale per comunicare le mie determinazioni". Un discorso brevissimo, quello di stamattina di Mario Draghi, per annunciare alla Camera l'intenzione di recarsi al Colle per rassegnare le dimissioni. Dall'Aula arrivano applausi sparsi. Dai ministri, l'unico 5 Stelle a battere le mani è Federico d'Incà, titolare dei rapporti col Parlamento.
L'esecutivo, insomma, è a fine corsa, dopo quanto emerso nella lunghissima giornata di ieri al Senato. Le forze politiche già pensano al voto, probabilmente il 2 ottobre o 9 ottobre.
Al Colle, il capo dello Stato ha accolto le dimissioni del premier. Come da comunicato del Quirinale il governo resta in carica "solo per gli affari correnti". Non è escluso, però, che Draghi possa addirittura varare la manovra ai primi di settembre, in attesa del voto politico. Nel pomeriggio il Quirinale ha convocato i presidenti di Camera e Senato "ai sensi dell'articolo 88 della Costituzione" che disciplina lo scioglimento delle Camere.
Intanto Letta ha convocato i gruppi dem: "Il campo largo è finito, ora dobbiamo fare noi", ha detto. E anche i 5 Stelle sono riuniti con Conte.
Nel pomeriggio il presidente della Repubblica parlerà dopo aver incontrato i presidenti di Camera e Senato.