Aumenti vertiginosi nel carrello della spesa degli italiani, le famiglie sono costrette a spendere di più per portare il cibo sulle loro tavole, a fronte anche del caldo che rende le varie coltivazioni a rischio produzione. Dal caro energia al caro carburante, dall’aumento delle materie prime all’emergenza climatica gli italiani pagano il prezzo di questo collasso.
Tutto è a rischio: dall’utilizzo di carne - gli allevamenti hanno bisogno di tanta acqua per foraggiare gli animali -, dalle mucche alle pecore, dalle galline ai vitelli. La produzione di ortaggi, frutta e verdura subisce lo stesso rallentamento e i prezzi lievitano, lo sa bene, chi al supermercato con soli cinquanta euro fa la spesa per un due giorni, senza comprare il pesce, diventato uno degli alimenti più cari a causa del caro carburante.
Le pesche hanno subito un forte incremento, lo stesso per le angurie, la pasta, il grano italiano a causa della siccità non sta andando in fioritura e su questi costi gravano anche quelli dei fertilizzanti che hanno avuto un rincaro di oltre il 110%. A registrare il picco dell’aumento è l’olio di semi: +70%, rispetto al 2021 ogni famiglia in media spenderà 500 euro in più all’anno.
La mappa dei rincari di Assoutenti è molto chiara: il pane registra un aumento del 9,6%, il riso del 9,9%, la farina del 18,7%, la pasta del 20,5%, la carne +6,7%, il pollo +13,8%, i salumi in confezione +6,1%. Il pesce +8,6%, i frutti di mare +11,4%, i molluschi +10,9%, i crostacei +10,6%, il latte +8,5%, i formaggi + 7,3%, le uova +12,3%, il burro +23,3%, l’olio di oliva +7,2%, l’olio di semi +70,2%.
Non va meglio nel settore della frutta con un aumento del 6%, la verdura fresca poi è un lusso: insalata +8,5%, pomodori +20,6%, patate +6,2%; aumenti che sono anche per altri beni di prima necessità come lo zucchero +7,8%, salse +6,8%, caffè +5%, acque minerali +7,1%, vino +2,8%, birra +3%. I consumatori hanno deciso di acquistare meno prodotti di marca e andare verso i grandi discount, mangiare meno carne e pesce, acquistare i prodotti in offerta.
Numerose poi sono le segnalazioni che arrivano dai ristoranti e pizzerie: tutto rincarato e talvolta nemmeno in maniera adeguata. La lamentela comune è che nei ristoranti si siano alzati i prezzi e abbassata la qualità, nei posti cosiddetti a vocazione turistica un trancio di pizza lo si paga anche 5 euro, mentre una bottiglietta d’acqua piccola fino a 2 euro. Rincari eccessivi che nella maggior parte dei casi sono scollegati con i servizi resi dai bar e dai ristoranti.