Quattro anni e mezzo di carcere sono stati inflitti dal Tribunale di Marsala (presidente del collegio Vito Marcello Saladino) al 55enne boss mafioso partannese Giovanni Domenico Scimonelli. Uomo ritenuto molto vicino a Matteo Messina Denaro.
Scimonelli è stato processato con l’accusa di essere il mandante di una serie di attentati incendiari commessi in alcuni centri della Valle del Belice (per associazione mafiosa è già stato condannato, a Palermo, nel processo “Ermes”). A difenderlo sono stati gli avvocati Calogera Falco e Luca Cianferoni. Ad accusarlo, invece, due suoi presunti ex gregari: Nicolò Nicolosi, di Vita, e Attilio Fogazza, di Gibellina, poi pentitisi, che nel settembre del 2020 sono stati condannati, in abbreviato, per mafia e per gli attentati incendiari dei quali si sono autoaccusati, affermando di averli compiuti su ordine di Scimonelli.
I due avevano collaborato con la giustizia ed erano già stati condannati a 16 anni dopo essersi autoaccusati dell’omicidio di Salvatore Lombardo, un pastore di 47 anni ucciso con due colpi di fucile il 21 maggio 2009 a Partanna. Anche in questo caso hanno accusato Scimonelli di essere il mandante. E per questo il boss è già stato condannato all’ergastolo.
In questo procedimento, invece, Nicolosi e Fogazza hanno affermato di essere gli autori di una serie di attentati incendiari eseguiti, tra il 2010 e il 2012, tra Partanna, Santa Ninfa e Salemi, contro imprenditori, professionisti e un direttore di banca. Una delle intimidazioni i più eclatanti fu quella ai danni di Nicola Clemenza, presidente di Libero futuro antiracket di Castelvetrano, a cui, a Partanna, fu incendiata l’auto e il prospetto di casa il giorno prima dell’inaugurazione di un consorzio di agricoltori di cui era promotore. Clemenza è stato una delle otto parti civili del processo. Ad assisterlo è stato l’avvocato Giuseppe Accardo. Clemenza, che dopo l’attentato si collegò a LiberoFUTURO, aveva insidiato gli interessi delle cosche proprio perché stava promuovendo un consorzio di produttori di olio e olive che li avrebbe affrancati dal condizionamento asfissiante che le cosche esercitano sul settore olivicolo.
“Sia la notizia dell’arresto di Messina Denaro che quella della condanna di Scimonelli – sottolinea LiberoFuturo - ci incoraggiano a proseguire sulla via della legalità cercando di coinvolgere sempre più imprenditori e cittadini. L’associazione LiberoFUTURO Castelvetrano è disponibile a fornire sostegno agli imprenditori che decideranno di denunciare gli estortori”. Nel corso del processo, Fogazza ha dichiarato: “Non conoscevo le persone a cui facevamo queste cose – ha detto il pentito – Scimonelli diceva che erano persone che non gli volevano fare dei favori. Uno era direttore di banca, un altro era un enologo della cantina Zangara che non voleva fare quello che c’era scritto in un biglietto di Matteo Messina Denaro. Con questo enologo Scimonelli ebbe una discussione. Era Tonino Catania, che io prima non conoscevo, a sapere cosa fare. Io non facevo parte di Cosa Nostra, ma aiutavo con omicidio (quello del partannese Salvatore Lombardo, ndr), danneggiamenti e organizzando gli incontri e fissando appuntamenti tra appartenenti alla mafia, come Michele Gucciardi (presunto capomafia di Salemi, ndr), Sergio Giglio e altri. Nel 2008, Scimonelli cominciò a dirmi che era amico di Matteo Messina Denaro, con il quale andava anche a ballare a Triscina. Mi disse che era amico anche del padre”.