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10/04/2023 06:00:00

Grillo, Tranchida e gli altri. Sindaci che non sanno scrivere un curriculum

Diciamo la verità: una qualsiasi "cacciatore di teste" non solo non li prenderebbe mai in considerazione per assumerli, ma rimarrebbe anche meravigliato. E si, se dobbiamo valutare i nostri politici dai loro curriculum c'è da stare poco allegri. Non tanto per la poca esperienza, il gap formativo, le frasi fatte e tutto il resto. Ma proprio perché neanche sanno scriverlo, un curriculum.

I casi più eclatanti sono quelli dei sindaci delle città più importanti, Giacomo Tranchida, Sindaco di Trapani, e Massimo Grillo, Sindaco di Marsala. E non è strano che siano proprio loro ad avere i curriculum più imbarazzanti, perché proprio loro hanno fatto della politica una sorta di mestiere. E così Tranchida nel suo curriculum fa l'epopea di se stesso. L'attacco è micidiale: "Giacomo Tranchida nasce da una famiglia contadina in Valderice (loc. Fico) ove da sempre abita e continua a vivere la moglie Antonella". Il resto lo potete leggere qui. 

Stessa cosa Massimo Grillo. Almeno ha avuto il buon senso di cancellare la fantomatica laurea all'università di New York (la stessa di Licio Gelli). Per il resto c'è una voce che in un curriculum non ha senso: "Principali successi dell'impegno politico". Chi certifica questi "successi", e sulla base di quali dati oggettivi? A parte che alcune cose sono non vere  e scritte male. Ad esempio, Massimo Grillo scrive nel suo curriculum che "ha finanziato quattro posti letto di rianimazione a Marsala". Che significa? Ha uscito i soldi lui? La circostanza fa sorridere, se consideriamo che questo è lo stesso Sindaco che, a Dicembre 2020, ha partecipato all'inaugurazione del cantiere del padiglione per le malattie infettive accanto all'ospedale di Marsala, salvo poi scoprire che era tutta una montatura... Comunque, il "curriculum" di Grillo è qui. 

Sia chiaro, sarà tutto vero quello che scrivono, per carità. Ma un curriculum serve a certificare le competenze professionali, informatiche, linguistiche, l'esperienza. Non è un santino elettorale. 

I curriculum degli altri Sindaci sono più sistemati, normali, insomma. In quello di Totò Quinci, Sindaco di Mazara, spiccano le "capacità di self control". Il migliore è quello di Domenico Surdi. Cliccando qui potete vedere quello di qualche anno fa (adesso Surdi avrà aggiunto il fatto che è segretario comunale a Favignana): pulito, ricco di informazioni, senza espressioni inutili su "capacità di team building" ed altro... Ci sono tutte le esperienze di studio e di lavoro, e il problema forse con gli altri Sindaci e che le occasioni di studio e di lavoro, semplicemente, mancano. Senza fronzoli il curriculum di Enzo Alfano, il Sindaco grillino di Castelvetrano, dal quale emerge tutta la sua carriera in banca.  Non pervenuto quello di Daniela Toscano, Sindaca di Erice, così come quello del Sindaco di Misiliscemi, neo Comune, Salvatore Tallarita. Idem Giacomo Anastasi (Petrosino). Non in linea con gli standard del "formato europeo" il curriculum del Sindaco di Valderice, Stabile, come quelli di altri Sindaci del territorio. Asciuttissimo quello di Nicola Catania, Sindaco di Partanna. Si sa solo che è diplomato. 

È capitato a ognuno di noi d’imbattersi nella stesura del proprio curriculum vitae. E talvolta ci siamo sentiti un po’ disorientati: formato europeo o va bene anche un altro template? Qual è la formula corretta per autorizzare il trattamento dei dati personali, soprattutto la legge da citare? Font grande o impaginazione effetto “bugiardino” per metterci dentro proprio tutto? Ma è utile metterci dentro proprio tutto? E via dicendo. Alla fine, avremo confezionato la versione definitiva del nostro CV e l’avremo vista più e più volte per essere certi di non aver fatto qualche insopportabile strafalcione grammaticale.

Di norma, è così che si procede quando si vuole che le cose riescano bene.

Pare che alcuni dei nostri politici tutto questo lo conoscano poco. O non lo conoscano per niente. Basta fare un giro nel web, fra i siti istituzionali, per scoprire curricula di illustri a dir poco imbarazzanti.

Così abbiamo pensato di ricavarne delle pillole formative, in tutto 7 per il momento, su cosa non si dovrebbe proprio fare o, al contrario, su cosa si dovrebbe fare per presentarsi al mondo in modo del tutto inefficace. Vediamole insieme.

Brevità, questa sconosciuta! Il curriculum dovrebbe essere ciò che intendiamo comunicare su di noi in relazione a una data circostanza o a un particolare momento della nostra vita. Detto in modo più franco: il curriculum non è un’autobiografia, quindi stop ai curricula superiori alle due pagine! Anche se sei un politico. Prova ne è il fatto che il curriculum di Barack Obama sta esattamente su due pagine. Vogliono farci credere, ad esempio i nostri beniamini degli enti locali, che la loro esperienza sia superiore a quella di un ex Presidente degli Stati Uniti? A quanto pare sì: abbiamo trovato decine di CV lunghi oltre cinque pagine: ad un certo punto, molto presto, ci siamo stancati di leggere! Non c’è bisogno di snocciolare proprio tutto. Dall’altro, Matteo Salvini pare incarnare il dono della sintesi con un CV di sole nove righe. Brevi sì, ma senza esagerare.

Grammatica, questa sconosciuta! Che dire del CV del Presidente della Camera Lorenzo Fontana e di quella obbrobriosa parola “inpiegato” (con la n) in esso contenuta? All’inizio è suonata come una rarità, uno svarione senza precedenti quando invece, sempre durante la nostra attività di scouting, abbiamo letto altri CV di politici con errori grammaticali da far accapponare la pelle dei bimbi di seconda elementare. C’è chi poi sostiene (o millanta) di conoscere perfettamente il sistema operativo windows ma lo chiama window! Per non parlare di tutte le parole ‘accentate con l’apostrofo’.

Verità, questa sconosciuta! C’è chi si autoproclama Dottore in qualche disciplina ma non lo è davvero. Ma ad andare forte sono i master di alto livello, specie quelli conseguiti negli Stati Uniti. Così qualche anno fa Rocco Casalino inserì nel suo CV un master alla Shenandoah University, in Virginia, master in realtà mai frequentato. In molti, poi, definiscono ottima la loro conoscenza di word, peccato che mettano in rete un CV impaginato malissimo!

La precisazione delle ovvietà. Abbiamo beccato, nel 2023, nell’era del metaverso, qualche politico che precisa di saper utilizzare la posta elettronica. Che equivale quasi a dire: so leggere e scrivere. Così come “l’eccellente capacità di navigazione in rete” …

Le informazioni che non interessano a nessuno. Ad esempio, il numero della patente o il battaglione presso cui si è prestato il servizio militare.

Il malriuscito tentativo di storytelling. Bisognerebbe che lo si consentisse solo a Baricco, per il resto a nessuno dovrebbe essere concesso di approntare un CV formato storytelling, per di più scritto in terza persona. Frasi melodrammatiche del tipo “il comune di Valderice era precipitato nel baratro del dissesto finanziario” … ma allora perché non direttamente: “era una notte buia e tempestosa?”

Le foto ritoccate o inappropriate. No, non siamo su Instagram, siamo su siti istituzionali; eppure, i nostri politici se ne dimenticano. Il filtro per combattere l’incedere del tempo, il ritaglio della sagoma per cancellare lo sfondo, il viso ammiccante e seduttivo … sono tutte cose che non ci sono piaciute!

Ecco, a nostro dire, l’anti-lezione dei nostri politici circa la stesura efficace di un curriculum vitae. Stride proprio che dei comunicatori di professione non sappiano imbastire il loro personale biglietto da visita. Pochi sono quelli che lo sanno fare veramente.