"Non vogliamo essere serviti dal cameriere di colore". Non è una frase pronunciata nell'America razzista di metà Ottocento, ma in un agriturismo alle porte di Trapani sabato sera, nel marzo 2024. Centosessantaquattro anni dopo. Una eternità che, però, è trascorsa in un attimo. Il tempo che uno dei quattro avventori di uno dei tavoli dell'agriturismo Vultaggio chiedesse alla reception del locale di non essere serviti dal cameriere di colore.
Lui è Amza, è nato in Camerun e da 3 anni lavora all'agriturismo Vultaggio. Ha un regolare permesso di soggiorno, ha ottenuto la patente, ha acquistato un'auto e parla benissimo l'italiano. Però, per quelle due coppie, al massimo quarantenni, che sabato sera hanno cenato assieme in quel locale, non andava bene il colore della sua pelle. Così, uno dei quattro si è recato alla reception dicendo, in modo chiaro, "non vogliamo essere serviti dal cameriere di colore".
Il titolare dell'agriturismo, a questo punto, si è trovato a dover decidere in pochi attimi. Cacciare i quattro dal locale, rischiando di scatenare il putiferio con le sale gremite, o provare a placare gli animi, servendo le due coppie senza particolari attenzioni, "ma con professionalità, perché noi siamo professionisti - precisa Giuseppe Vultaggio, il titolare dell'omonimo agriturismo -. E alla fine ho scelto questa seconda ipotesi, anche perché ho capito che non avrebbe avuto senso ragionare con loro. Noi non siamo razzisti neanche con i razzisti. Mi auguro soltanto che, dopo quello che è accaduto, capiscano cosa hanno fatto e come ha reagito la città".
Amza sabato sera doveva curare una delle sale dell'agriturismo. E lo ha fatto con attenzione, precisione e quel pizzico di brio che lo contraddistingue sempre. Quelle parole, però, lo hanno colpito. Sabato sera ha fatto finta che non fosse accaduto nulla, ma domenica mattina era segnato. Più nell'animo che nel fisico, perché quelle parole lo avevano colpito. E, allora, Giuseppe Vultaggio ha deciso di pubblicare un post sui social per solidarietà nei confronti di un suo dipendente con il quale, ormai, è nato un rapporto di amicizia. Sono tre anni, infatti, che Amza lavora in quel'agriturismo.
Vultaggio, quindi, racconta che, subito dopo la pubblicazione del post sui social, "ho notato che il telefono mi squillava più del solito. Ma ero preso dal lavoro, dal turno del pranzo e, così, non ci ho fatto particolare caso. Poi, appena ho avuto un attimo per attenzionarlo, ho visto che quella notizia era diventata virale. Noi lo abbiamo fatto per solidarietà ad Amza. Lo abbiamo fatto perché frasi di questo tipo non devono più essere pronunciate da nessuno. Lo abbiamo fatto in naturalezza, per far comprendere ad Amza che noi siamo con lui. E tutta la città, alla fine, si è schierata dalla parte del giovane camerunense, rimasto particolarmente contento proprio dall'ondata di commenti in suo favore.