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25/06/2024 06:00:00

L'Italia è ancora indietro sulle competenze digitali

 L’ultimo report dell’ Istat indica l’Italia in 23esima posizione per le competenze digitali, circa 10 punti sotto la media.

La quota più elevata di occupati con competenze digitali almeno di base si osserva nei Servizi di informazione e comunicazione e nelle Attività finanziarie e assicurative, mente i settori in cui si osserva il maggior ritardo sono quelli dell’Agricoltura, silvicoltura e pesca e delle Costruzioni. Nel settore delle Tecnologie dell’informazione e della comunicazione emergono ritardi da parte delle imprese italiane, che durante l’anno 2021 hanno erogato formazione ICT al personale per il 54,7% verso il 65,3 di quelle europee. La quota di personale che ha seguito attività di formazione in questo ambito tra il 2018 e il 2022 è passata dal 16,9% al 23,9%. Il progresso in atto negli anni più recenti è stato notevole (155 mila specialisti ICT, +19% rispetto al 2019), ma inferiore rispetto all’insieme dell’Ue 27 (+24,1%).


Uno degli obiettivi del programma europeo è di portare entro il 2030 all’80% la quota di popolazione tra i 16 e 74 anni con competenze digitali almeno di base in tutti e cinque i domini definiti dall’attuale quadro di riferimento delle competenze digitali. Nel 2023 nel nostro Paese solo il 45,9% degli adulti possiede competenze digitali adeguate, oltre un terzo (36,1%) ha competenze insufficienti e il 5,1%, pur essendo utente di Internet, non ha alcuna competenza. Nel panorama europeo, l’Italia è uno dei Paesi con la quota più bassa di persone con competenze digitali almeno di base, con una distanza dalla media Ue 27 di quasi 10 punti percentuali.
In Italia, come in altri Paesi europei, le competenze digitali sono associate alle caratteristiche socioculturali della popolazione. In particolare, in Italia ha competenze almeno di base nei cinque domini il 59,1% dei giovani tra 16 e 24 anni, contro appena il 19,4% degli adulti tra 65 e 74 anni. La distanza intercorrente tra i più giovani e i più anziani è in linea con quella media europea, ma l’Italia presenta valori nettamente inferiori all’Ue 27 in tutte le classi d’età.
Il programma strategico della Commissione europea per la transizione digitale prevede il monitoraggio della quota di imprese con almeno 10 addetti che erogano formazione al personale per sviluppare competenze ICT.


La formazione ICT nella Pubblica Amministrazione è strategica per riorganizzare e semplificare la digitalizzazione di procedure e processi. Gli indicatori relativi alla formazione ICT dei dipendenti della PA locale, misurati con cadenza triennale dalla rilevazione sull’uso dell’ICT nella PA, confermano il quadro evolutivo seppure correlato alle dimensioni e alla complessità organizzativa dell’ente: nel 2022 l’hanno effettuata il 23,9% delle PA locali, il 17,3% dei Comuni fino a 5mila abitanti, il 57,6% dei Comuni con oltre 60mila abitanti, il 66% delle Amministrazioni Provinciali e l’81,8% delle Regioni e Province Autonome.

Le principali tematiche su cui si è svolta la formazione nelle PA locali sono quelle legate ad applicazioni e software specifici, alla sicurezza ICT e al web. Inoltre, a fronte della richiesta di diffusione di servizi online, è aumentata anche la necessità di formare il personale nelle aree che la trasformazione digitale e la crisi pandemica hanno reso più importanti: nel triennio 2020-2022, il 66,4% delle amministrazioni locali ha optato per una formazione specifica sulle piattaforme abilitanti previste dal Piano Triennale ICT, il 58,7% sui pagamenti telematici, il 44,9% sull’identità digitale e il 20,2% sul cloud computing.