In Sicilia, un'idea controversa emerge per affrontare la siccità che colpisce l'agricoltura: trasferire i pesci da un lago a un altro per utilizzare l'acqua per irrigare i campi. Beppe Amato, responsabile del settore idrico di Legambiente, commenta: "Siamo ormai alla pura follia". La proposta, discussa durante una riunione dell'Autorità di bacino del distretto idrografico siciliano, ha spinto Legambiente a diffidare le autorità, inclusi l'Assessorato regionale all'Ambiente e l'Arpa, dal procedere con il trasloco della fauna ittica.
Stop all'irrigazione per gli agricoltori
Il problema è emerso a seguito di un servizio del Tgr Sicilia, che ha riportato come circa 500 aziende agricole nella provincia di Ragusa siano state informate dal consorzio di bonifica Valle dell'Acate che l'acqua non sarebbe più stata disponibile per i loro campi. L'Eni, che gestisce in concessione la diga Ragoleto di Licodia in provincia di Catania, destina le risorse idriche principalmente allo stabilimento petrolchimico di Gela. Secondo Antonio Pirrè, presidente di Confagricoltura Ragusa, la diga fornisce 600mila metri cubi d'acqua per l'agricoltura, 1,8 milioni per l'industria e il resto per usi domestici. La proposta prevede di liberare ulteriori risorse idriche trasferendo i pesci in un altro invaso.
La proposta di trasferimento dei pesci
Il piano consiste nello spostare i pesci dalla diga Ragoleto al lago di Lentini, in provincia di Siracusa, o eventualmente dal lago Ancipa sui Nebrodi. Tuttavia, Legambiente esprime preoccupazioni per gli impatti ecologici, poiché i pesci verrebbero trasferiti in acque con condizioni significativamente diverse, potenzialmente pericolose per la fauna ittica a causa delle variazioni di temperatura e profondità, oltre al rischio di miscelare prede e predatori.
Un'ipotesi ancora in valutazione
Al momento, la Protezione civile sottolinea che il trasferimento dei pesci è solo un'ipotesi discussa in una riunione tecnica con tutti i soggetti interessati, tra cui l'assessorato regionale all'Ambiente, Arpa e Asp. Prima di prendere una decisione, sarà effettuata una caratterizzazione della fauna delle dighe per identificare le specie presenti. Se la proposta supererà tutte le valutazioni, lo svuotamento parziale delle dighe potrebbe avvenire a settembre, garantendo comunque un residuo idrico sufficiente a mantenere i bacini attivi. Questa soluzione estrema mira a prolungare la vita dei bacini idrici siciliani, ma resta altamente contestata e sarà soggetta a ulteriori discussioni e valutazioni.