La situazione della siccità in Sicilia continua a peggiorare drammaticamente, con conseguenze devastanti non solo per l'agricoltura, ma anche per altri settori primari dell'Isola. Tra i più colpiti c'è la zootecnia, che rischia di vedere un drastico calo del proprio fatturato a causa della mancanza di acqua che sta costringendo gli allevatori a mandare al macello numerosi capi di bestiame in anticipo rispetto al previsto.
La siccità ha ormai superato l'anno senza precipitazioni consistenti, e questo ha portato a una crisi senza precedenti per gli allevamenti siciliani. "Ormai da qualche mese gli allevatori portano al macello le nutrici e questa è la cosa più preoccupante: significa che hanno deciso di chiudere," spiega Marco Mocciaro, presidente dell’organizzazione di produttori e del macello di Gangi, in provincia di Palermo. "Problemi su problemi visto che agricoltori e allevatori devono anche fronteggiare l’assalto di suini selvatici e daini."
Conseguenze devastanti per l'intero settore
La mancanza di piogge ha ridotto il raccolto del grano, facendo lievitare i prezzi delle forniture di foraggio. Questo sta creando un circolo vizioso: se molti allevamenti dovessero fallire, la domanda di mangimi calerebbe sensibilmente, con ripercussioni serie per gli agricoltori siciliani. Inoltre, il mercato della carne si sta saturando a causa delle macellazioni anticipate, provocando un ulteriore calo dei prezzi già bassi a causa dell'eccesso di offerta.
Gli animali stessi stanno soffrendo. La carenza di foraggio e il macello anticipato li ha resi più magri del previsto, riducendo il valore della carne ricavata. Le autorità locali stanno cercando di tamponare la situazione, ma anche il costo delle autobotti per il trasporto dell’acqua dai pozzi sequestrati dai sindaci è aumentato.
Mario Cicero, sindaco di Castelbuono, ha dichiarato: "È necessario capire cosa si vuol fare da qui a vent’anni ed è chiaro che bisogna intervenire per ridurre i consumi, rifare le reti, manutenere le sorgenti ma soprattutto avviare la ricerca di nuove, soprattutto in profondità."
La crisi idrica in numeri
Negli ultimi 12 mesi, in Sicilia sono scesi soltanto 414 millimetri di pioggia, contro una media storica di 750 millimetri. La situazione degli invasi è altrettanto critica: attualmente, il volume utile disponibile è di 158,03 milioni di metri cubi, la metà dei 317,45 Mmc previsti per l’ultimo periodo del 2023. Le proposte di razionamento continuano ad aumentare, non solo nelle aree più colpite come quelle attorno all'agrigentino, ma anche a Palermo e Trapani.
La rete idrica inefficiente è un altro problema grave. In alcune province siciliane, come Ragusa e Siracusa, lo spreco idrico nelle tubature supera il 60%, aggravando ulteriormente la situazione.
L'allarme degli allevatori
Gli allevatori stanno mettendo in guardia dalla possibilità che le chiusure a catena delle loro aziende possano influenzare l’intero settore agroalimentare siciliano. "Già l’anno scorso avevamo avuto forti segnali, quest’anno la situazione è precipitata. L’intero sistema è in grande difficoltà: in molte aree non c’è stato raccolto di grano, non c’è stato raccolto di foraggio. Ma se sparisce la zootecnica sparisce l’agricoltura siciliana," ha dichiarato l’agronomo e allevatore Giuseppe Giaimo.
Il processo che rischia di innescarsi può essere irreversibile. La produzione siciliana di grano ha tra gli sbocchi più importanti proprio la stessa zootecnia regionale. Il foraggio per il bestiame scarseggia a causa del pessimo raccolto di quest’anno, e questo sta spingendo molte aziende oltre il limite, portandole verso la chiusura. Anche in caso la siccità finisse in autunno, il prossimo anno l’agricoltura siciliana farebbe molta fatica a trovare una clientela sostitutiva degli allevamenti falliti.
La crisi idrica in Sicilia non è solo una questione agricola o zootecnica, ma rappresenta una minaccia per l'intero tessuto economico e sociale della regione, richiedendo interventi urgenti e strategici per evitare una catastrofe ancora più grande.