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26/10/2024 08:05:00

 Violentarono ragazzina, condannato a 12 anni e 8 mesi uno degli imputati maggiorenni

Un maggiorenne coinvolto nella violenza sessuale di gruppo ai danni di una ragazzina di 13 anni a Catania è stato condannato a 12 anni e 8 mesi di reclusione. La sentenza è stata emessa dal giudice per l’udienza preliminare di Catania, Giuseppina Montuori. L’aggressione, avvenuta il 30 gennaio scorso nei bagni pubblici della centrale Villa Bellini, si è svolta sotto gli occhi del fidanzato diciassettenne della vittima, immobilizzato da cinque coetanei.

Oltre alla pena detentiva, il giudice ha ordinato che l’imputato versi una provvisionale di 50.000 euro ai genitori della giovane, costituitisi parti civili, e altri 20.000 euro alle ulteriori parti civili, tra cui il fidanzato della vittima. L’imputato è stato inoltre condannato al pagamento delle spese processuali, interdetto a vita dai pubblici uffici e privato della responsabilità genitoriale per tutta la durata della pena. Dopo il periodo di detenzione, gli sarà vietato avvicinarsi per due anni a luoghi frequentati abitualmente da minori.

Presso la seconda sezione del Tribunale penale di Catania è in corso il processo per altri quattro maggiorenni, giudicati con rito ordinario in un procedimento a porte chiuse. Due minorenni di nazionalità egiziana, anch’essi accusati di far parte del gruppo, sono a processo davanti al Tribunale dei minorenni di Catania: uno ha scelto il rito abbreviato, mentre l’altro è giudicato con rito ordinario.

Le testimonianze della vittima e del suo fidanzato, che hanno denunciato la violenza, sono state decisive per entrambe le inchieste. Le loro dichiarazioni, acquisite in un incidente probatorio, sono state registrate agli atti di entrambi i procedimenti.

Dopo l’aggressione, la vittima ha riconosciuto alcuni dei suoi aggressori in un confronto all’americana, identificando i membri del gruppo. Le indagini, condotte dai carabinieri del nucleo investigativo di Catania, si sono avvalse anche di rilevamenti scientifici, tra cui l’analisi del DNA sugli indumenti della vittima, che ha contribuito a confermare l’identità di parte dei responsabili.