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17/03/2024 06:00:00

Da Salemi al Campiello Giovani, l'esempio di Filippo Triolo

La distanza tra Salemi e Partinico? Circa sessanta chilometri.
In una terra dove i libri sono per chi li legge, pochi, recupero una nuova che entusiasma ovvero Filippo Triolo da Salemi è in una lista ristretta di dodici candidati al Premio Campiello Giovani 2024, lui 22 anni.


Conosciuto che era liceale, mi colpì un fatto: chiamando la sua Scuola per organizzare un incontro con un autore, mi dissero che non c’era un comitato di istituto ma un collettivo di studenti che gestiva queste attività, fu il nostro primo contatto. Col tempo poi iniziò curando una rassegna di narrativa nel suo borgo meraviglioso e di lì a poco un festival (Saliber fest) che a luglio andrà alla quarta edizione: fate i conti nel mentre, delle sue tappe di avvicinamento.


A dicembre scorso, per i vent’anni de La meglio gioventù di Marco Tullio Giordana - a Roma alla Sala Troisi - tutto il cast e il regista insieme ad un pubblico giovanissimo per la proiezione omaggio ad un’opera generazionale che ha raccontato il nostro Paese dalla fine degli anni ’60 fino all’inizio del terzo millennio. Emozione autentica, poter parlare con ragazzi che quando uscì quel film molti non erano neanche nati eppure conoscevano battute sequenze attori e ti entusiasmi a tanta bellezza.


Bellezza che ho ritrovato nei volti di queste generazioni, in anni girando per l’Italia, parlando di fotografia, di festival di libri.
I cento passi, sempre di Marco Tullio Giordana, è un film del 2000 e racconta una storia nostra ovvero Peppino Impastato e il contesto dove crebbe a Cinisi_non lontano da Partinico. Nel 1978 l’Italia era sconvolta dalla lotta armata e proprio quell’anno (ricorre ieri la data del rapimento dell’Onorevole Aldo Moro e l’annientamento della sua scorta in Via Mario Fani a Roma) lui - Peppino Impastato ebbe la malasorte di morire nel giorno del ritrovamento del cadavere del Presidente della Democrazia Cristiana, 9 maggio. Una breve o giù di lì, questo lo spazio che i giornali dedicarono e si parlava di un anarchico, che volendo far saltare in aria dei binari maldestramente morì nella preparazione dell’attentato. Storie italiane, che grazie alla madre Felicia al fratello e a tantissima gente si ristabilì la verità ovvero che era stato assassinato dalla mafia. Film struggente, che portò questa storia all’attenzione dei più con prove magistrali di recitazione di tutto il cast.
Un Liceo di Partinico pardon la maggioranza degli studenti (su 1300 alunni del Liceo Scientifico “Savarino”, in provincia di Palermo, ben 797 - il 73% - hanno espresso il loro dissenso all’intitolazione dell’istituto a Peppino Impastato), trova divisivo intitolare la scuola ad uno come lui, e chiaramente la notizia finisce in cronaca nazionale per incredulità.


Si parla di processo decisionale non condiviso, si parla di altro e sia ma davanti ad una vittima della mafia c’è da discutere? Pare di si.
Il Liceo dove ho studiato a Roma è intitolato a Pilo Albertelli - professore antifascista, torturato a via Tasso e poi ucciso alle Fosse Ardeatine - e il ricordo che ho, pur tra sensibilità diverse tra noi studenti era di profondo rispetto per la storia di quest’uomo.
Non so cosa sia accaduto a quel 73% di studenti, qualunque obiezione possano addurre si fa fatica a comprenderla e non vorrei essere nel corpo docente di quell’istituto. Sarebbe bello come lezione-testimonianza proiettare il film in pubblica assemblea di istituto, e far comprendere ove mai ce ne fosse la necessità, che quella storia è nostra e loro.


Io sto con Filippo, che ha deciso di restare in Sicilia e vivere la sua Città pur consapevole del contesto, con un’arma che è la cultura e il confronto.
Il suo impegno civico oggi anche con la scrittura e lo vedo come un fiore che nasce, e premi a parte ha già vinto: la sua Salemi deve essere fiera di questo percorso di crescita in tempi in cui la solitudine di una certa gioventù mostra fragilità evidenti, e in questo mondo sfarinato tra passioni incerte e rapporti liquidi (e con poca memoria), lui risponde come sa.

Giuseppe Prode