Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
05/06/2023 06:00:00

Tranchida a Trapani, città senza padrini. E con un padrone

 Cominciamo da una delusione. La diamo a tutti i signori giornalisti che verranno a Trapani, nei prossimi giorni, per confezionare il solito servizio dal titolo: "Trapani, la città dove il centronistra vince". E un attacco prevedibilissimo del tipo: "Il centrosinistra perde dappertutto, in Sicilia e non solo, tranne a Trapani....". Ecco. Smontiamo questa fake news. A Trapani non ha vinto il centrosinistra. Ha vinto Giacomo Tranchida. Alla guida di una non - coalizione, fatta di non - simboli, e candidati in non - liste. Ha vinto un'idea di politica non solo molto personale, ma adesso anche liquida e situazionista. I simboli delle dieci liste di Tranchida, così belli, sgargianti, così creativi, così pieni di promesse: "Insieme per la città", "Trapani con coerenza", etc ... hanno già finito il loro tempo. Servivano da contenitore di candidati, fine dei giochi. Non ci sono ideologie, forse neanche idee, c'è un'utilità. Queste non - liste, di non - simboli, hanno fatto una non - coalizione che ha centrato l'obiettivo, con lucidità. Tranchida sapeva già dall'inizio che non avrebbe mai preso le percentuali bulgare di cinque anni fa, gli bastava il 40% e un tanticchia e lo ha ottenuto, come è accaduto l'anno scorso con Daniela Toscano, ad Erice. Era un campo di prova. E gli avversari, tra l'altro, hanno fatto gli stessi errori (e in questo sono, anche loro, i migliori non - avversari che Tranchida possa avere).

Nelle prime dichiarazioni post voto, Tranchida, sempre più etereo, ormai prossimo ad indossare le vesti di padre nobile, ha detto una cosa nuova, nuovissima: lui non ha "nè padroni né padrini". In venti anni gliel'avrò sentita dire, quanto? un centinaio di volte? Fa il paio con "i saperi e i sapori" di Trapani ed altre cose così, che a volte uno pensa di essere nella pagina della Sfinge della Settimana Engmistica. Comunque, padroni e padrini, dicevamo. Qui bisogna un attimo fermarsi, e dire anche basta. Perchè è l'ora di ammettere che Giacomo Tranchida non ha padroni, a Trapani, perchè il padrone è lui. In questa campagna elettorale si è visto fino all'ultimo. Mentre Miceli arrancava a cercarsi i voti, Tranchida faceva conferenze ammiccanti al Comune con il nuovo presidente che unisce calcio e basket, e pure la domenica si presentava a Villa Margherita, ad urne aperte. Ha fatto più conferenze stampa da Sindaco in un mese di campagna elettorale che in cinque anni di amministrazione, nonostante i Comuni abbiano l'obbligo, in campagna elettorale, di astenersi da ogni forma di comunicazione. 

Ma anche sui "padrini" mi soffermerei. Il sottotesto di Tranchida è sempre del tipo: "Io sono contro la mafia, gli altri, invece, chissà ...". Anche questa cosa va smontata. Di recente, ancora una volta, nei giornali, si è commentata la vigilia del voto a Trapani parlando della città "orfana di Messina Denaro", "la città della mafia", eccetera. Ma qui dobbiamo metterci d'accordo: perchè abbiamo un Sindaco, eletto per un secondo mandato, che è antimafioso per eccellenza, nella sua impostazione retorica; alle ultime elezioni, i deputati eletti sono stati uno del Pd e una dei Cinque Stelle.  Quindi, bisogna capire dov'è tutta questa mafia che condiziona la politica a Trapani. Perchè non è possibile continuare nella retorica che, se vinco io vince la legalità, se vincono gli altri sono mafiosi. Quindi, dove sono i padrini a Trapani?

E dove sono gli elettori? Da quando faccio questo mestiere, tra le frasi fatte che mi appunto ogni anno ce ne sono due in particolare. Una riguarda la vendemmia: ogni Settembre si dice "quest'anno meno uva, ma di migliore qualità". E il mio sogno è progressivamente arrivare ad una sorta di unico chicco gigante che raccoglie in se tutta la qualità dell'uva siciliana. L'altro clichè riguarda il voto: "Crolla l'affluenza", "Affluenza in calo". Che è vero. Ma, se tanto mi da tanto, se l'affluenza cala sempre e sempre si arriverà ad un punto, presto, in cui a votare non andrà più nessuno. Giacomo Tranchida stesso è eletto da una minoranza. Il 42% del 58% di persone che sono andate alle urne: 11.300 persone. Una volta e mezzo lo stadio provinciale. Tutto qui. Fuori lo stadio, però, c'è tutto un popolo che non si sente rappresentato. E' questo il motivo per cui fare il Sindaco è diventato impossibile. Vincere le elezioni con la scorciatoia dell'ammucchiata, è facile, governare è altra cosa. Non serve diredi  essere senza padroni o padrini. Non servono più in generale, i giochi di parole, gli slogan, i toni messianici. Servono i cittadini, tutti e 55mila. Parlare a tutti, senza lasciare nessuno indietro.

Giacomo Di Girolamo