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26/01/2009 06:57:32

Vittima o responsabile? Le verità ( e le bugie) di Martino Morsello

  Lui stesso, di recente, ha inondato le redazioni locali di denunce contro i poteri forti, i magistrati di Marsala, alcune lobby non meglio individuate, portandosi come esempio di vittima di un sopruso enorme.
L’ultimo sciopero della fame di Martino Morsello e di sua moglie, contro la vendita fallimentare della sua azienda, è durato otto giorni. Fu nell’ottobre scorso. E addirittura la figliola dovette scrivere al Santo Padre, per invocare attenzione su questo apparente caso umano. Proprio da quella lettera si evince uno stralcio della storia della famiglia Morsello:

Amatissimo Padre,
mi chiamo Antonella Morsello, figlia di Martino e di Vita Marrone, da otto giorni i miei genitori attuano lo sciopero della fame, protestano per la mancata applicazione da parte del Tribunale di Marsala della Legge 102/92 “Norme concernenti l’attività di acquacoltura”. La mia famiglia, compresi i miei due fratelli, svolgeva fino a poco tempo fa un’attività onesta e dignitosa quale è l’allevamento di pesci, un’azienda agricola a tutti gli effetti, purtroppo per colpa di Magistrati e Giudici che non applicano correttamente la legge la nostra azienda è stata ingiustamente dichiarata fallita. Alla luce di tutto ciò, essendo cristiana, mi chiedo e Le chiedo se è giusto essere cristiani in una società come la nostra dove lo Stato che dovrebbe tutelare il diritto di ogni cittadino nel rispetto delle leggi viene rappresentato da persone che fanno e interpretano le leggi a loro piacimento e scopo , quindi sarebbe forse meglio essere cristiani e potenti allo stesso tempo? Purtroppo la mia è un umile famiglia che crede ancora ai valori di questa società, calpestati e derisi pur essendo nel giusto, umiliati e mortificati anche dalle istituzioni dove si è bussato per chiedere aiuto. Da anni in risposta solo silenzio, da otto giorni neanche quello, Sua Santità Le scrivo per ribadire che sono veramente preoccupata sia per la sorte del futuro della mia famiglia in campo lavorativo che per la salute di ogni membro che la compone….
La mia famiglia non potrà mai accettare lo sbaglio di un magistrato di turno e confido in un Dio misericordioso che possa dare Luce alla coscienza di questi esseri umani convinti di essere superiori ai loro “fratelli”.

Morsello in un comunicato del 24 Ottobre aumenta il mistero sulla sua vicenda, cioè il fallimento della sua azienda, l’Ittica Meditarranea, avvenuto nel 2003: “…L’Ittica Mediterranea è stata dichiarata fallita con sentenza 17/2003 solo perché nello statuto della società erano previste, ma in realtà mai attuate, attività differenti dall’acquacoltura…”.

  La battaglia di Morsello è sostenuta dal suo partito, il “Movimento Agricolo Europeo”, con il quale candidò sindaco nel 2007 Osvaldo Angileri, e poi appoggiò al ballottaggio Renzo Carini in cambio di un posto per Angileri nel Consiglio di Amministrazione di Marsala Schola.
Ultimamente Morsello è appoggiato anche da un movimento che si chiama “Altra Agricoltura” che si definisce come  “movimento organizzato di contadini e cittadini per la Sovranità Alimentare”.

Per la cronaca, Morsello non è nuovo nella scena politica marsalese, anzi. E’ attivo in Consiglio Comunale dal 1980, ed è stato anche più volte assessore. In ultimo è stato anche candidato alle Regionali 2008 con una lista collegata a Raffaele Lombardo. Proprio in quella occasione, nel suo depliant elettorale si presenta così: “Sono schietto, umile, testardo, sincero, un uomo che ama sua moglie e i suoi tre figli e che per loro farebbe l’impossibile per renderli felici. Un uomo che nonostante attacchi le falsità ha sempre portato avanti le sue idee la sua voglia di legalità e ha sempre detto la verità. Un uomo che per la sua Marsala ha fatto molto, un uomo di sani principi che li ha tramandati ai suoi figli, senso di giustizia, legalità, umiltà, rispetto e bontà….”.
  Morsello è ormai una star. Addirittura è stato ospite nella puntata del 22 Gennaio 2009 nella trasmissione “Cominciamo Bene”, con Fabrizio Frizzi. Lì Morsello racconta la sua storia: l’allevamento di pesci, nato grazie ai contributi comunitari. All’inizio tutto bene - racconta Morsello -  poi dal ’99 i batteri e virus hanno infestato le vasche e ci sono state difficoltà nella riproduzione dei pesci: “Questo ci ha fatto indebitare con le banche a dismisura. Poi , il Tribunale di Marsala si è intestardito e ci ha fatto fallire”. Morsello racconta del suo sciopero coniugale della fame per protestare contro la “mancata applicazione della legge”. L’azienda di Morsello “girava” 20 miliardi l’anno. Oggi si ritrova in difficoltà con le banche, e con la vendita all’asta anche dei suoi beni personali “perché i giudici hanno applicato la legge sbagliata”.

  Abbiamo deciso di vederci chiaro sulla sua vicenda giudiziaria, e quella della sua azienda. Morsello è davvero - come lui racconta – una vittima del sistema giudiziario? O c’è qualcosa che, magari per interesse, per recitare meglio la parte, non conviene dire? Fate attenzione, è una lunga storia. Ma ne vale davvero la pena.

Cominciamo con una questione di diritto, che poi è l’ultima che Morsello solleva in ordine di tempo. Lui dice che la sua azienda, l’Ittica Meditarrenea non poteva fallire, perché era un’azienda agricola, e le aziende agricole per legge non possono fallire. E’ falso. Guardando lo statuto della società non c’è scritto da nessuna parte che è un’azienda agricola. Morsello replica “l’acquacoltura era la nostra attività prevalente, e quindi eravamo di fatto un'azienda agricola". Vero. Ma ai fini del fallimento vale quello che uno scrive nello statuto (e nello statuto dell’Ittica Mediterranea c’è scritto davvero di tutto) non quello che uno fa. Ad un esame di diritto commerciale un ragazzo che rispondesse come Morsello verrebbe cacciato in malo modo. Anche perché, facendo il ragionamento alla rovescia, sarebbe comodo per tutti gli imprenditori dichiararsi “azienda agricola” per avere i benefici di legge, non poter fallire, e poi fare quello che si vuole...
Ora, veniamo al resto.

I fatti. Con sentenza del 6 Giugno 2003 è stato dichiarato il fallimento della società Ittica Mediterranea Srl. Aveva sede a Petrosino, ed esercitava l’attività di allevamento di pesci (itticoltura). Giudice delegato per la procedura fallimentare veniva nominata la dottoressa Caterina Greco, curatore fallimentare l’Avvocato Francesco Trapani. L’azienda gestiva un impianto di “maricoltura, itticoltura, acquacoltura” commercializzando anche i relativi prodotti ittici.

  E’ stata da subito una vicenda giudiziaria complicata, e non per il passivo in se della ditta, che c’era tutto, ma per alcuni stratagemmi giuridici che sono stati messi in atto da Morsello e soci. Infatti, era stato stipulato durante l’istruttoria prefallimentare un contratto d’affitto d’azienda tra la società fallita (Ittica Mediterranea srl) con una società che possiamo definire “contigua”, la Acquacoltura Mediterranea Srl.
Ittica Meditarranea è di Morsello. Acquacoltura Meditarranea è del figlio Michele, con la moglie di Morsello, Vita Marrone che ne è socia. Morsello ha venduto l’azienda al figlio e alla moglie per evitare che finisse nel fallimento. Ingegnoso.
In pratica, nonostante la società fosse fallita, l’azienda continuava ad essere nella materiale disponibilità dell’affittuaria. E infatti il curatore fallimentare che fa? Per prima cosa chiede la revoca di questo contratto di vendita. E il Tribunale, nel 2007, gli dà ragione. Per Martino Morsello, presidente della Ittica Mediterranea, scatta l’imputazione di bancarotta fraudolenta. Il processo è tutt’ora in corso.

  E il pesce che è nelle vasche? E’ dell’Ittica Mediterranea (lo dichiara lo stesso Morsello in sede di inventario) e - nonostante sia già in pessime condizioni, anzi, proprio per evitare il peggio – viene affidato alla custodia della Acquacoltura Mediterranea Srl. Quest’ultima società ha l’obbligo di allevarlo per farlo crescere, in modo che poi il pesce possa essere messo in vendita, e con il ricavato possano essere pagati i debiti dell’Ittica Mediterranea. La cosa clamorosa è che dopo alcuni mesi dall’inizio della custodia, Acquacoltura Mediterranea inizia ad avanzare alla curatela fallimentare delle esorbitanti richieste economiche per delle spese di mantenimento e allevamento del pesce, senza fornire però alcuna documentazione. Mandano anche un fax dove quantificano il costo a 3.979. euro al giorno!Per evitare ulteriori polemiche, gli organi fallimentari nominano un consulente tecnico, un esperto del settore, che ha il compito di valutare quanto effettivamente costa alla Acquacoltura Mediterranea allevare il pesce in custodia. Ciò che è giusto è giusto (nel frattempo l’allevamento viene colpito da diverse “malattie” e si registrano casi di moria di pesce…). Ebbene, a fronte di una richiesta mai documentata di rimborso spese pari a 813.000 euro, il consulente reputa invece congrua una somma pari a 270.000 euro. Un terzo. Nell’occasione il perito nota anche come i pesci si siano dimezzati a seguito della morìa, siano visibilmente magri perché non alimentati e in cattive condizioni sanitarie. Per il perito i costi medi giornalieri non sono superiori ai mille euro. Ne nasce un’altra controversia. Anche lì si va in giudizio. Nel 2006 il Tribunale di Marsala decide di ritenere infondate le pretese dell’Acquacoltura Mediterranea, riconoscendo solo il dovuto per quanto indicato dal consulente. Punto.
E’ lì che Martino Morsello comincia la sua personale battaglia contro la magistratura marsalese. Una lotta senza capo né coda, che trova sponda però in qualche politico compiacente (soprattutto in tempo di elezioni i voti di Morsello fanno comodo…), in qualche giornalista poco informato.

Sulla vicenda dell’Ittica Mediterranea (e dell’Acquacoltura Mediterranea, anch’essa poi dichiarata fallita), la famiglia Morsello comincia il suo show. Comunicati stampa, lamenti, lettere al Papa e al Presidente della Repubblica, foto di pesci in moria, e poi la specialità di Morsello, lo sciopero della fame, da solo , o in coppia con sua moglie.

Il delirio è totale. Ad esempio Morsello denuncia al Tribunale di Caltanisetta il curatore  avvocato Trapani e il giudice delegato Greco, rei - secondo Morsello – di aver fatto fallire loro l’Acquacoltura Mediterranea, soprattutto quando si sono opposti al pagamento senza fiatare di quegli 813.000 euro non giustificati. E’ curioso che nel contempo Morsello lancia appelli alle istituzioni (Presidente del Consiglio, Presidenti delle Camere, Papa, Presidente della Repubblica) per salvare la sua società “costretta ad indebitarsi per il mantenimento del pesce della curatela della Ittica Mediterranea Srl”. Quasi che si trattasse di due cose diverse, di un gesto di carità, di una truffa ordita a sue spese...
Morsello scrive al Prefetto, e addirittura alle associazioni antiracket (stranamente, a quella di Agrigento…) perché sostiene che per pagare le spese che non gli sono state riconosciute si è dovuto indebitare addirittura con gli usurai. Se uno legge quello che scrive Morsello, pare che il Tribunale ce l’abbia con lui. Così come qualcuno crede nelle toghe rosse che fanno fuori gli avversari politici a colpi di sentenze, viene da credere anche alla teoria delle “toghe ittiche” che (mosse da chissà quali interessi … forse dalla lobby internazionale degli allevamenti bovini) tendono a far fuori le aziende di itticoltura. Ci sarebbe da ridere, se non fosse tutto vero. L’avvocato Francesco Trapani ha la vita rovinata. E’ un professionista serio. Ha fatto quanto era in suo dovere per tutelare i creditori dell’azienda. Ha chiesto fino all’ultimo alla famiglia Morsello di dare qualche pezza giustificativa di quegli 813.000 euro, non ricevendo nessuna risposta. E invece per Morsello è lui uno dei responsabili delle disgrazie di famiglia… Ad esempio ad un certo punto Morsello denuncia i giudici proprio per aver nominato l’avvocato Trapani. Morsello sostiene infatti che Trapani sia avvocato della Hendrix Spa, una delle società fornitrici di Morsello, che ha proposto il fallimento. In tempi di conflitti di interesse sembra davvero uno scandalo. Ma anche qui Morsello dice una cosa non vera. Primo: non c’è per legge alcuna incompatibilità. Secondo: non è neanche vero, perché Trapani è si procuratore della Hendrix, ma in quando domiciliatario a Marsala dell’effettivo legale dell’azienda, che ha sede a Verona…

  Insomma…stabiliamo la verità. La vicenda per fortuna non è complicata. Il fumo negli occhi lanciato dai Morsello si può facilmente dissolvere. Ittica Mediterranea è fallita. Creditori sono le aziende fornitrici, ma anche tantissimi lavoratori (queste si, famiglie ridotte sul lastrico…). Sul fallimento c’è in corso un giudizio di bancarotta fraudolenta. Acquacoltura Mediterranea, la seconda azienda della famiglia Morsello, che ha “ereditato” dalla prima azienda la custodia dei pesci, voleva dei soldi ingiustamente dalla curatela fallimentare. Non li ha avuti (lo ha deciso il Tribunale). E’ fallita anch’essa.

Morsello, in base alla nostra ricostruzione,  dice cose non vere. Non è vero che non gli sono stati dati i soldi che richiedeva: la curatela fallimentare si è rifiutata giustamente di pagare un debito non certo e per larga parte – come ha dimostrato la perizia – insussistente.
La situazione nell’ultimo periodo ha conosciuto un’escalation, perché siamo in prossimità della vendita fallimentare dell’azienda della Ittica Mediterranea, e quindi ecco perché Morsello ha dato un giro di vite alla sua attività di protesta mediatica. La vendita era prevista il 26 Settembre scorso, senza incanto. Morsello presenta nei giorni precedenti tutta una serie di denunce per sospendere la vendita. Nelle sue denunce mette in mezzo di tutto, continua con le sue accuse, trascina tutto il Tribunale di Marsala in una polemica inutile. E ci mette in mezzo un altro sciopero della fame. Addirittura Morsello parla di un “quadro fraudolento perpetrato a danno della Ittica Mediterranea Srl” e per questo chiede la sospensione della vendita e l’intervento della Procura della Repubblica. Non pago, Morsello denuncia i giudici che dichiararono il fallimento dell’Ittica Mediterranea, il povero avvocato Trapani per false dichiarazioni e per “aver abbandonato l’impianto in balia dei vandali causando danni per 1.200.000 euro”. Per Morsello Tribunale e avvocato sono collusi. Morsello va all’attacco. Ma dice un sacco di bugie. Trova eco nella stampa (Radio Azzurra e Canale 2 trasmettono delle interviste molto imbarazzanti) e qualche appoggio politico improvvisato. Dagli schermi di Canale 2, l’8 Ottobre, Morsello la fa grossa: invita “tutti gli operatori del settore” ad essere presenti alla vendita fallimentare dell’azienda fallita. Secondo lui bisogna essere tutti presenti per monitorare l’operato del Tribunale, ma di fatto impedisce la serenità della vendita. Anche perché Morsello dice : “Siccome abbiamo fatto appello, e il fallimento verrà revocato, non bisogna neanche partecipare alla vendita”. E’, secondo Morsello, tempo e denaro perso. E’ tutto completamente falso. Morsello ( o i suoi suggeritori) non sa che la legge prevede in caso di revoca del fallimento, che sono fatti salvi gli effetti degli atti legalmente compiuti. Ma al di là delle bugie, questa si chiama turbativa d’asta. Il 26 Settembre con il movimento Altra Agricoltura indice pure una conferenza stampa “nei pressi del Tribunale” per “argomentare sul fallimento delle aziende agricole”. L’intervista a Canale 2 è questa:



Per inciso, l’azienda è stata messa due volte in vendita, e due volte tutto si è risolto in un nulla di fatto, perché non è affatto appetibile a nessuno. Il prezzo è stato determinato sulla base della stima del tecnico nominato all’interno della procedura fallimentare, tale Ing. Antonino Napoli. Da considerare, cosa molto strana, che a Gennaio 2008 l’azienda aveva subito un incendio (di chiara natura dolosa) che ne aveva ulteriormente compromesso il valore. Ci sarebbero da raccontare altre vicende legate a Morsello e alla sua attività. Lui si ritiene un perseguitato, ma non è così. Anzi,  è  lui stesso con le sue ripetute denunce a costringere oggi la magistratura ad indagare sulle sue accuse. L’impressione è che tutto si risolverà in un clamoroso boomerang, perché le accuse al curatore fallimentare e ai giudici abbiamo già visto come non siano assolutamente credibili.
  Ad esempio, in una denuncia (5 settembre 2008) Martino Morsello accusa il curatore fallimentare di non aver ottemperato alla revoca della vendita della Salina S. Teodoro, che era stata venduta dalla Ittica Mediterranea per 800.000 euro. Nella denuncia Morsello insinua addirittura un rapporto collusivo tra il curatore fallimentare e gli interessi economici di tale Ing. De Vita, rappresentante della società che comprò la Salina. Anche questa circostanza è falsa, perché l’azione revocatoria è stata già proposta dal curatore, ed è in corso presso il Tribunale di Marsala (dal 2005….).

Ancora peggiori sono le illazioni nei confronti del giudice Caterina Greco, che Morsello accusa addirittura di corruzione in atti giudiziari. Secondo Morsello il giudice prese una tangente di cinquanta milioni di lire per considerare a prezzo nominale le quote fallimentari della Mirabile Srl. Le dichiarazioni, molto gravi, sono state messe in rete da Altra Trapani.


Le continue illazioni di Morsello sono tendenziose e calunniose. In mano non ha nulla. Purtroppo si avvale di organi di informazione che fanno da cassa risonanza anziché fermarsi ad interrogarsi per un attimo su come stanno le cose. I giudici di Marsala, e l’Avvocato Francesco Trapani, hanno avuto davvero pazienza. L’unica conclusione logica che emerge è in realtà il tentativo di ostacolare l’iter di procedura fallimentare della Ittica Meditarranea Srl, ormai giunto alla fase liquidatoria.
Una storia che, purtroppo, continua.