cercare forme di cooperazione per costruire una “cultura di pace”, sul solco dell’insegnamento dei Focolari e di Chiara Lubitch. Il progetto prende a modello, in versione ridotta, riveduta e corretta, proprio le “cittadelle” create dai Focolari: mini-città, dentro le città, con case, negozi, sale per incontri, centri di vario tipo e, in alcuni casi, anche piccole imprese. Attualmente sono 35 le cittadelle che nel mondo – Italia, Svizzera, Germania, Belgio, Brasile, etc - si ispirano a questo modello, ciascuna con il proprio grado di sviluppo, ma tutte basate sui principi di fratellanza e solidarietà. Il Borgo della Pace, che sta nascendo a Marsala, è invece descritto dai suoi creatori come una struttura meno complessa, come centro polifunzionale destinato sia alla formazione che alla ricettività: un luogo di incontro tra cittadini, per la formazione di una cultura più responsabile, volta a favorire la promozione di una “cittadinanza etica” e la salvaguardia dell’ambiente. Alla fine del 2008, alla V edizione di Luci del Mediterraneo, la tradizionale kermesse che illustra i progetti e le attività dell'Associazione Oltrecittà, è stato presentato pubblicamente il progetto “Rete delle Città per la Pace”, che vede impegnati in prima linea il Comune di Marsala e quello di Assisi. L’iniziativa ha ricevuto il patrocinio dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri ed avrà diversi partner già individuati. Si sono impegnati, infatti, con la sottoscrizione di un apposito protocollo d’intesa, Maria De Vita, per il Consorzio Solidalia, per l’ambito solidarietà, Sergio Giacalone e Manuela Linares, per l’ambito scuola-famiglia, Giulio Salivotti, per il consorzio nazionale di comuni Iter, ambito giovani, Massimo Russo, per la Fondazione Progetto Legalità, Gaspare Viola per il Movimento Politico per l’Unità. Il protocollo è stato sottoscritto anche dalla Provincia di Trapani e da quella di Perugia. Ma, da più parti, da cittadini e vari esponenti politici, il progetto ha ricevuto, e continua a ricevere, pesanti critiche. Il pomo della discordia non è tanto il progetto in sé, quanto il luogo in cui si è costruito il Borgo: contrada Ettore Infersa, vicino le saline e di fronte Mothia. A fare scandalo è la colata di cemento in quella che tutti, a voce unanime, considerano una delle aree più belle del nostro territorio. Tantissime le lettere giunte alla nostra redazione, scritte da cittadini indignati per l’ennesima deturpazione della laguna. E non sono mancate le polemiche politiche.
L’onorevole Giulia Adamo lo ha definito “un ostello per pellegrini”, quasi fosse un centro di turismo religioso “con pellegrini che vengono a mangiare il loro panino con la mortadella”, mentre Lillo Gesone, consigliere comunale di Uniti a Sinistra, ha intrapreso una vera e propria crociata, testimoniata anche da molti interventi su www.marsala.it, contro “lo scempio che si vuole perpetrare ai danni dello Stagnone”, annunciando più volte un esposto in Procura. Il Sindaco Carini, intervistato in merito, ha promesso che avrebbe “indagato”, pur avendo già ricevuto il progetto esecutivo della Rete delle città per la pace.
La Fondazione Francesco D’Assisi dice però di avere le carte in regola. Nel 2005, anno in cui il progetto del Borgo è stato approvato, ottenendo un finanziamento di 800mila euro, la Fondazione Francesco D’Assisi era alla ricerca di un’area su cui costruire. “Casualmente – spiega il presidente della Fondazione Francesco D’Assisi, Fabio Sardo – siamo venuti a conoscenza che vi era in vendita, in contrada Ettore Infersa, un terreno con progetto già approvato. Il terreno era in vendita da più di un anno”. L’istanza per la realizzazione di una attività ricettiva in quella zona era stato presentato dalla ditta Giovanni Badalucco il 04/07/2005. Due mesi dopo, nella seduta del 29/09/2005, il consiglio comunale si è espresso, con parere favorevole, quasi all’unanimità. Su 19 consiglieri presenti, 17 i voti favorevoli: quelli dei consiglieri Guglielmo P. Ferrantelli, Salvatore Giuseppe Milazzo, Matteo Galfano, Pasquale Surace, Giuseppe Fazzino, Giovanni Mauro, Salvatore Milazzo, Gaspare Fernandez, Vincenzo Sturiano, Vito Ferracane, Caterina Gandolfo, Benedetto Miceli, Roberta Pulizzi, Nicolò La Vela, Vincenzo Laudicina, Flavio Coppola e Francesco Di Marco. Si è astenuto invece il consigliere Antonino Genna mentre Ottavio Navarra, pur presente quel giorno alla seduta, non era in aula al momento della votazione. Due giorni prima il progetto aveva ottenuto il via libera della Soprintendenza per i Beni culturali e Ambientali di Trapani.
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La variante urbanistica fu approvata dal Consiglio Comunale senza ai ne bai. Nessuno di quei consiglieri si chiese che cosa stava succedendo. E’ ancora più grave se sapevano e non hanno fatto nulla.
L’area fu acquistata dalla Fondazione Francesco D’Assisi nel 2008 per un importo di circa 350mila euro. L’edificio si estende per 350mq, su un terreno che ha un indice d edificabilità pari al 0,4 mc/mq. Consta di 8 camere per un totale di 34 posti letto.
Il Borgo della Pace e tutte le attività che vi ruotano intorno saranno amministrate dalla Fondazione Francesco D’Assisi, presieduta da Fabio Sardo e composta dai seguenti membri: Alessandro Mirabile, Silvia Loredana Rinaldo, Maria Basiricò, Giuseppe Mangiaracina, Giuseppe Biondo, Don Vincenzo Greco, Mario Patti, Gaetano Vita, Michele Salvatore Gerardi e Simone Pantaleo. I promotori dell’iniziativa replicano alle critiche sostenendo che l’edificio è stato costruito nel pieno rispetto dell’ambiente, che non emetterà gas, essendo privo di cucine, e che è dotato di una condotta non disperdente e di uno scarico a tenuta stagna che non intaccherà lo Stagnone. Il Borgo della Pace, è comunque, nelle intenzioni di Grillo e soci, soltanto una parte di un progetto più ampio ed ambizioso. “L’edificio attualmente in costruzione – ha spiegato il Presidente della Fondazione – sarà l’unico ad essere costruito ex novo. Per ulteriori esigenze, saranno utilizzati locali già esistenti in zona, appartenenti a privati che condividono il progetto”.
Il progetto sarà gestito completamente da volontari. Vengono smentite così le voci che hanno denunciato la promessa di posti di lavoro. L’Amministrazione comunale di Marsala, con apposita delibera di giunta, ha creato, in collaborazione con Oltrecittà, l’albo dei cittadini responsabili al quale potranno iscriversi quei cittadini che partecipano ai percorsi di legalità, ai progetti di solidarietà e di rispetto dell’ambiente, la cui realizzazione è il fulcro del progetto. Saranno pubblicati degli avvisi pubblici rivolti a tutti i cittadini che vogliono partecipare ai corsi di formazione. “Si tratterà – spiegano gli organizzatori – di una formazione laica, basata sui concetti di fraternità e di pace. Obiettivo primario sarà quello di promuovere e condividere delle “buone pratiche” (raccolta differenziata, risparmio energetico ed idrico, etc…). Dopo aver seguito i corsi di formazione e aver messo in atto queste forme di comportamento responsabile per almeno un anno, al terzo anno i cittadini saranno iscritti ad un albo di “cittadini responsabili” e potranno, a quel punto, usufruire di incentivi e riduzioni d’imposta. Sarà comunque l’amministrazione comunale a stabile se il progetto riguarderà l’intera città di Marsala o solo l’area di Birgi-San Leonardo”.
Che piaccia o no, il Borgo della Pace dimostra che costruire allo Stagnone purtroppo si può. Il Borgo della Pace non è né il primo né l’ultimo a nascere in un’area che dovrebbe essere territorio inviolabile e sacro ma che non lo è. Basta fare un giro nei paraggi per accorgersene. Dare la colpa a Grillo di tutto significa nascondersi dietro un dito. Il Borgo è semplicemente la più recente e forse la più nota ma non certo l’unica struttura sorta in quella zona. A una cosa però queste polemiche possono portare: a capire che la salvaguardia della riserva e della zona che la circonda non può essere lasciata all’etica di ogni singolo cittadino. L’area in cui è sorto il Borgo della Pace aveva già il destino segnato. Il progetto c’era e qualcuno certamente vi avrebbe costruito. Paradossalmente, il fatto che questa struttura venga gestita da una fondazione e non diventi un albergo servirà a meglio tutelare il luogo. Ma ricordiamo che dietro la nascita di un edificio che tanto indigna, c’è un consiglio comunale che ha approvato il progetto e una legislazione che lo autorizza. Su questo forse dovremmo riflettere.