La «gravità del problema» è sottolineata in una nota a firma di Guido Maggio, presidente della New Eurofish, azienda leader, in Italia, nel settore dell'allevamento, della lavorazione e della commercializzazione del tonno rosso. «Tante aziende siciliane - afferma il presidente nazionale degli allevatori di tonno - sono costrette a chiudere la propria attività perché non più in grado di sopportare gli enormi costi dei nuovi canoni». Sulla questione, l'allarme era stato lanciato lo scorso gennaio, quando con un documento si iniziò a contestare l'ultima disciplina dei canoni concessori demaniali marittimi per le attività di pesca e acquicoltura varata dal governo Berlusconi. Quel documento fu inviato sia al presidente del Consiglio, che a quelli di Camera e Senato. Nella nota si evidenziava «seria preoccupazione per gli ultimi provvedimenti assunti dal Governo». Facendo, poi, una breve cronistoria, Guido Maggio ricordava che nel 2007 il ministero dei Trasporti applicava «canoni ricognitori solo alle concessioni demaniali rilasciate a favore delle cooperative e consorzi di cooperative di pescatori», mentre per tutti gli altri operatori si applicano i canoni determinati dal decreto interministeriale del 19 luglio 1989. Lo scorso 24 ottobre, però, l'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, con nota inviata alla Camera, fece notare che «la misura dei canoni è stata parificata per l'utilizzo di tutte le concessioni demaniali marittime, sia rilasciate a favore di cooperative, sia a favore di imprese non costituite in forma di cooperative con legge n. 164 del 21 maggio 1998». A seguito di ciò, il 3 novembre 2008, è stato presentato un decreto poi convertito in legge che ripristinava i canoni applicando a tutte le
concessioni di aree demaniali marittime, nonché di zone di mare territoriale. Ma, poi, il governo ha fatto marcia indietro.
«Non si comprende - dice Maggio - come mai, a distanza di un mese, viene emesso un nuovo decreto-legge che abroga la precedente legge». Per l'associazione degli allevatori di tonno è l'ennesima penalizzazione del settore, che adesso è in grave difficoltà , con possibili gravi ripercussioni sul piano occupazionale. Il rischio licenziamenti è reale. Un primo «colpo» al settore era stato assestato lo scorso anno, quando il commissario europeo per la Pesca, Joe Borg, con un provvedimento d'urgenza, dagli italiani definito «ignobile e scriteriato», stabilì la chiusura anticipata della pesca al tonno rosso al 16 giugno per Italia, Francia, Cipro, Malta e Grecia. Unica favorita fu la Spagna, per la quale il termine fu fissato al 23 giugno.
Antonio Pizzo