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04/06/2009 13:06:57

Ancora cedimenti al porto di Marsala

che nel tratto iniziale s'è abbassato facendo temere l'apertura di una voragine. E per questo, il comandante del porto, tenente di vascello Vincenzo Cascio - dopo avere letto la relazione di servizio redatta dai militari che si sono accorti del cedimento, evidenziando subito «una concreta ed attuale condizione di pericolo per la sicurezza delle persone e dei veicoli in transito» - è stato costretto ad emanare un'ordinanza con cui ha interdetto nella zona il transito e la sosta veicolare e pedonale, vietando anche «ogni altra azione che possa recare pericolo alla pubblica incolumità». Nell'ordinanza si parla in maniera chiara di «precario stato di integrità strutturale» e di «concreto ed attuale pericolo per la sicurezza delle persone e dei veicoli che vi accedono, nonché delle unità eventualmente ormeggiate». Il divieto non riguarda il personale e i mezzi della Guardia Costiera, delle forze di polizia e di soccorso. Ai primi dello scorso novembre, a causa del precario stato di integrità, ad essere interdetto, sempre per la salvaguardia della pubblica incolumità, era stato, invece, lo storico molo Florio. Il cedimento del molo di ponente è, quindi, soltanto l'ultimo atto di un processo di degrado strutturale più volte segnalato, in passato, anche dall'ex comandante Silvestro Girgenti. E ribadito, ai primi di ottobre 2008, anche dal comandante Cascio, che in una lunga nota inviata all'assessorato regionale Territorio e Ambiente, e per conoscenza anche alla prefettura e ad altri enti interessati, fece un dettagliato elenco di tutte le carenze dello scalo marittimo marsalese. Sottolineando anche le ripercussioni negative sull'economia locale. ''Il porto - ha evidenziato l'ufficiale - necessita di urgenti interventi di riparazione e manutenzione, indispensabili per non pregiudicarne l'operatività e la sicurezza''. E in prima battuta, è stato sottolineato il problema dei bassi fondali, che nel maggio 2008 costrinse il comandante Scrima ad emettere un'ordinanza con cui si vietava l'ingresso e l'ormeggio ''a tutte le unità navali aventi pescaggio massimo superiore a metri 5,20».
Antonio Pizzo