Lo riferisce Massimo Alberizzi, in un articolo che ricostruisce la telefonata ricevuta dal somalo che fa da interprete tra l’equipaggio e i carcerieri. Il messaggio comunicato all’inviato del Corriere della Sera è chiaro: ancora 48 ore per sbloccare la trattativa per liberare i 16 uomini dell’equipaggio, tra cui compaiono i due molfettesi Ignazio Angione e Filomeno Troilo.
L’ultimatum arriva dopo la drammatica telefonata in cui il capitano Mario Iarloi chiedeva alle autorità un impegno concreto per il rilascio di un equipaggio ormai allo stremo e in precarie condizioni psico-fisiche.
Una telefonata che, secondo quanto affermato da Silvio Bartolotti, uno dei proprietari della società armatrice, sarebbe da interpretare come un modo per esercitare pressioni sulla diplomazia: «il comandante ha detto solo ciò che gli vogliono fare dire i pirati per riuscire a esercitare pressioni» ha dichiarato in un comunicato, assicurando che i marittimi stanno bene e le trattative sono in corso «sin dal primo giorno, c’è ottimismo».
Dubbi sulla veracità del contenuto della conversazione sono avanzati anche dalla Marina Militare Italiana, presente nel golfo con due unità navali, la fregata Maestrale e la nave da sbarco San Giorgio a cui se ne aggiungerà una terza. Secondo i militari che tengono sotto controllo elettronico lo scafo mercantile, non ci sarebbero stati movimenti di mezzi diretti a terra, quindi sarebbe da scartare l’ipotesi che alcuni degli ostaggi siano stati trasferiti nei villaggi del Puntland. Circostanza confermata dalle fonti del quotidiano milanese.
Bocche cucite alla Farnesina che fa intendere, attraverso l’inviato per le crisi umanitarie Margherita Boniver, che trattative sono in corso, confermando le dichiarazioni dell’armatore e smentendo i pirati.
A casa del marittimo mazarese Pasquale Mulone sono ore di alta tensione. Ne abbiamo parlato con Francesco Mezzapelle, corrispondente de La Sicilia, che è in contatto con la famiglia Mulone.
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