Il programma e le spese delle varie attività vengono definite dal Gruppo Quadro che, insieme al Comitato dei Sindaci, è chiamato a selezionare e valutare attività e risorse da inserire nel Piano di Zona, stabilendone così obiettivi e priorità.
Del Gruppo Piano fanno parte tecnici dei due Comuni, assistenti sociali, IPAB, sindacati e rappresentanti di associazioni di volontariato, che insieme rappresentano il maggiore organismo pubblico di progettazione sociale. Ne è parte anche Don Francesco Fiorino, in qualità di rappresentante della Diocesi di Mazara del Vallo che però non concorda con le scelte fatte dal Gruppo Piano e dal Comitato dei Sindaci.
Già in una lettera aperta ai cittadini, datata 23 maggio 2009, affermava che “il nuovo Piano di Zona dei servizi sociali e sanitari per il triennio 2010 – 2012 che si sta elaborando non risponde, a nostro parere, in maniera adeguata ed efficace ai più gravi bisogni sociali presenti nei suddetti Comuni”.
Per questo, lo stesso Padre Fiorino ha creato un dossier in cui si spiega cosa non va in questo nuovo Piano di Zona, o meglio, cosa ci dovrebbe essere, ma non c’è, e cosa invece c’è ma potrebbe anche non esserci.
Venerdì scorso si è svolto anche un incontro con la cittadinanza per esporre con più chiarezza le critiche a quella che è stata sostanzialmente inquadrata come una cattiva gestione delle risorse finanziarie e disposizione (circa 2.700.000 euro).
Tra le iniziative che sono state inserite nel Piano di Zona, secondo Padre Fiorino e secondo parte del clero locale, presente all’incontro, mancano attività importanti per il territorio, come un centro di prima accoglienza per persone senza fissa dimora e dei centri di aggregazione giovanile.
In programma c’è invece:
- un’attività per 20 bambini, tra i 4 e 10 anni, che richiede una spesa complessiva di 540.000 euro;
- il potenziamento dell’equipe distrettuale specialistica socio-psico-pedagogica e dello Sportello di accesso unico per la famiglia (con le relative figure professionali) con un costo di circa 810.000 euro;
- Assistenza domiciliare integrata per disabili e anziani (40 posti) per una spesa di 558.000 euro, per una spesa pro capite di più di 13.000 euro;
- Lavori di pubblica utilità (mantenimento del verde pubblico) per 24 soggetti, con una spesa di circa 600.000 euro
Sono questi solo alcuni degli esempi riportati da Padre Fiorino per spiegare quella che il rappresentante della Diocesi considera “una gestione non efficiente delle risorse”. Anche perché, a guardare le attività nel dettaglio, “molte risorse sono spese per costi di gestione, per l’impiego dello staff e per i professionisti”.
Con così ampie risorse, continua Padre Fiorino, “ altre realtà potrebbero fare 50 volte tanto! Spendiamoli nel modo più efficace. Facciamo in modo che arrivino a più persone possibile”.
Troppi di questi soldi, in sostanza, non andrebbero ad incidere profondamente nel tessuto sociale. Secondo Padre Fiorino e Padre Giuseppe Ponte, presente anch’egli all’incontro, le due città avrebbero più bisogno di centro giovanili e di centri di prima accoglienza: “Chi non va per le strade, a contatto con la gente, non può sapere se esistono o no persone senza fissa dimora. A me è capitato un caso proprio qualche giorno fa” – ha detto Padre Giuseppe Ponte.
Inevitabile, a questo punto, il richiamo al Centro Sociale di Sappusi, che chiuderà per i prossimi due anni. Padre Nicola, parroco della Chiesa di Sappusi, ha espresso il suo rammarico per la chiusura del centro, per l’allontanamento delle attività sociali da quello che rischia di diventare semplicemente un quartiere dormitorio. “la chiusura del Centro Sociale di Sappusi – ha detto Don Nicola Patti – non è una perdita per le associazioni o per il quartiere ma è una perdita per la città intera, per tutti. Il quartiere invece, in questa circostanza, non ha sentito la vicinanza del resto della città. Chiudere l’auditorium significa eliminare anche quel minimo di politica sociale che veniva fatta. Questa è una politica totalmente anti – sociale”.
Oltre ai centri diurni polivalenti per giovani, la Diocesi propone anche un centro di aggregazione interculturale per donne, autoctone e immigrate, aperto anche a persone con disabilità fisico-motoria, un centro quindi dove le donne si possono incontrare.
Nel Piano di Zona, così come è stato concepito inoltre, non sono menzionate attività sociali già operanti sul territorio. In una prima delibera del Comitato dei Sindaci, ad esempio, era stata inserita la Mensa Fraterna di Marsala che poi invece è scomparsa. Nessun accenno nemmeno per le diverse Caritas parrocchiali di Marsala e Petrosino, né per il Gruppo di Volontariato Vincenziano né il Centro Italiano Femminile né ancora per l’Associazione Opera di Misericordia, che si occupa di donne e ragazze in difficoltà.
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qui per leggere il dossier infomativo sul Piano di Zona, redatto dal rappresentante della Diocesi di Mazara del Vallo, padre Franncesco Fiorino: