Le Fiamme gialle oltre al corrispettivo delle tangenti percepite dalle persone coinvolte, hanno segnalato al procuratore regionale della Corte dei conti la sussistenza del grave danno all’immagine della pubblica amministrazione originato dall’elevato «clamor fori» causato dalla con
dotta penalmente rilevante posta in essere dai tre pubblici ufficiali.
Già a febbraio otto persone, tra imprenditori e politici, accusati di speculare sulla realizzazione dei «parchi eolici» in Sicilia per conto di Cosa nostra erano stai arrestati. Dall’inchiesta emergeva che ci sono le mani della mafia sul business dell'energia pulita.Un intreccio che aveva coinvolto burocrati locali della provincia di Trapani, ma anche impresari campani e trentini. Sullo sfondo, il boss latitante Matteo Messina Denaro. E Vittorio Sgarbi - da sindaco di Salemi, nel Trapanese, e fermo oppositore delle pale - aveva paventato l'esistenza di interessi di Cosa nostra nella gestione dell'eolico.