Tra i cinque colletti bianchi arrestati, 4 imprenditori trapanesi ed un funzionario pubblico, Cancelliere presso il Tribunale civile di Palermo, che av
eva il compito di certificare la regolarità dell’erogazione delle sovvenzioni pubbliche.
L’operzaione di stamattina prende in nome dall’omonino film di Mario Monicelli, “I SOLITI IGNOTI” per l’analogia del modus operandi. Queste le persone coinvolte:
RUGGIRELLO PAOLO, NATO AD ERICE IL 19.10.1970, RESIDENTE A TRAPANI;
ADAMO NICOLO’, NATO A TRAPANI IL 30.06.1965, RESIDENTE A TRAPANI;
ADAMO GIOVANNI, NATO A VIGANELLO (CH) IL 18.02.1973, RESIDENTE A TRAPANI;
MILAZZO AGOSTINA, NATA AD ERICE IL 04.04.1972, RESIDENTE A TRAPANI;
BATTAGLIA LORENZO, NATO A PALERMO IL 09.08.1954, RESIDENTE A PALERMO.
Oltre ai sopraindicati,colpiti da misura cautelare, sono state deferite in stato di libertà altre 21 persone, ritenute responsabili dei medesimi reati, in concorso.
I 5 arrestati, proprio come nella famosa pellicola, hanno perfezionato una pericolosa associazione per delinquere in grado di fungere da ‘macchina da soldi’, per una valore però di 2 milioni di Euro attraverso la predisposizione di una vera e propria struttura associativa.
Mediante l’attività d’intermediazione della società GE.FIN. di Trapani, intestata a MILAZZO Agostina, di fatto amministrata dal marito RUGGIRELLO Paolo, veniva curata, per conto di piccoli imprenditori o di piccole ditte, l’istruzione delle pratiche di acquisto di macchine utensili secondo la procedura disciplinata dalla legge 1329/1965 c.d. Legge Sabatini. I malcapitati venivano portati da un notaio della provincia di Palermo, che era sempre lo stesso, stipulavano i contratti di compravendita, nei quali la società ‘A.R. IMPIANTI’ intestata ad un prestanome, D’AMICO Giuseppe, ma di fatto amministrata sempre da RUGGIRELLO Paolo, che figurava sempre quale parte venditrice dei macchinari delle più disparate tipologie e per importi “gonfiati”.
Gli acquirenti firmavano innanzi al notaio le cambiali per il pagamento rateizzato del prezzo dilazionato dei macchinari. La società A.R. IMPIANTI, a tal punto, scontava gli effetti cambiari, ottenendo dalle banche concessionarie somme pari al prezzo dilazionato delle macchine.
L’Ente erogatore del contributo, il Mediocredito Centrale (Ente di diritto Pubblico), dietro richiesta della banca concessionaria, elargiva ora al venditore, ora all’acquirente, il contributo pari all’intero ammontare degli interessi. I macchinari, alcuni dei quali difficilmente potevano rientrare nella categoria delle “macchine utensili”, non venivano mai acquistati dall’A.R. IMPIANTI né, tanto meno, consegnati agli acquirenti, i quali, nella maggior parte dei casi, non provvedevano né a contabilizzarli né ad inserirli nel registro dei beni ammortizzabili. Altre volte, invece, emergeva che erano stati procurati beni antiquati e di scarso valore commerciale, immediatamente restituiti dagli acquirenti che, in tali casi, hanno rivestito la qualità di parti offese, per essere stati a loro volta truffati dagli indagati.
Altro anello importantissimo della struttura associativa creata dagli indagati era rappresentata da BATTAGLIA Lorenzo, Cancelliere presso il Tribunale Civile di Palermo, il quale attestava falsamente la regolare apposizione dei sigilli ai macchinari, ai fini della regolarità formale della documentazione da utilizzare per la riscossione del finanziamento.
Questo meccanismo consentiva loro di ottenere fraudolentemente considerevoli somme di denaro, che, a norma di legge, avrebbero dovuto costituire il corrispettivo della vendita di macchinari. Oltre ad avere il vantaggio della disponibilità di ingenti fondi, gli associati ed, in alcuni casi, i clienti, compartecipi nelle truffe, ottenevano anche i contributi, versati a fondo perduto, pari all’ammontare degli interessi sul prezzo dilazionato delle macchine oggetto dei contratti.
Gli associati, che ottenevano il vantaggio maggiore, non rischiavano di essere chiamati a restituire le somme indebitamente riscosse, in quanto gli imprenditori firmatari delle cambiali – alcuni dei quali certamente compiacenti e corresponsabili della truffa, ed altri, invece, truffati, figuravano quali unici debitori nei confronti dello Stato.
In definitiva, essendo destinate la GE.FIN. e la A.R. IMPIANTI all’insolvenza, tutte le somme di denaro che passavano per dette società venivano sistematicamente distratte dal RUGGIRELLO Paolo, dai conti societari.
Le operazioni finanziarie poste in essere dalla GE.FIN. hanno consentito agli arrestati di rastrellare liquidità per un importo che sfiora i 2.000.000 di euro.
Sia la A.R. IMPIANTI che la GE.FIN. sono risultate prive di beni patrimoniali; fin dalla costituzione hanno costantemente omesso ogni rapporto con il fisco, a fronte della notevole mole di denaro movimentato; è evidente che fossero società fittizie costituite allo scopo e destinate all’insolvenza.
L’operazione di oggi ha smantellato il sodalizio criminale specializzato in truffe altamente specifiche, messe a punto da ogni componente del gruppo che, con la propria parte di competenza, ha avuto un ruolo ben delineato.