Sindaco, qual è l’obiettivo di questi incontri?
Si intende portare avanti un’opera di sensibilizzazione dei cittadini, agricoltori e non. Vogliamo far capire a tutti che bisogna essere protagonisti della protesta civile, ovviamente sempre nel rispetto della legge, senza aspettare che siano gli altri a far cambiare le cose. Vogliamo far capire all’esterno che la situazione di crisi sociale è veramente grave. Non è semplicemente una crisi dell’agricoltura ma è una crisi che attraversa tutta la società di Petrosino e della provincia di Trapani che ha oltre il 50% della superficie vitata siciliana.
C’è stato in questi ultimi tempi un impegno della politica. Cimino ha convocato tavoli tecnici, ci sono somme stanziate e altre che sono state sbloccate. Il problema però è affrontato sempre in chiave d’emergenza, mai strutturalmente.
E’ vero. Questa è una crisi strutturale, dalla quale ripartire da basi diverse. Bisogna avere una concezione diversa del modo di fare agricoltura. L’agricoltura oggi non è solo la produzione di ottimi prodotti ma comporta anche un impegno nei passi successivi, nella commercializzazione. Fino ad oggi tutti gli sforzi sono stati concentrati nel ristrutturare i vigneti.
E invece che si dovrebbe fare?
Gli sforzi dovrebbero concentrarsi nelle realizzazione di una rete commerciale, nell’aggressione dei mercati. E questo può avvenire solo con un cambiamento di mentalità . Non è possibile che in provincia di Trapani esistano così tante cantine sociali.
Cosa comporta la presenza di un numero così elevato di cantine?
In queste condizioni, chi compra vino riesce facilmente a comprarlo, a poco prezzo, presso una cooperativa che ha bisogno di vendere perché magari non può dare anticipazioni o non può pagare le cambiali agrarie.