I pm Marcello Viola, Francesco Del Bene, Gaetano Paci e Annamaria Picozzi hanno proposto 30 anni a testa per Salvatore e Sandro Lo Piccolo, considerati i capi del mandamento di Tommaso Natale. Secondo l’accusa, “avevano messo su un complesso sistema di esazione del pizzo che non serviva solo per recuperare fondi necessari alla sopravvivenza dell’organizzazione mafiosa, ma anche per
costruire un totale controllo sul territorio”. Il processo è in corso davanti alla seconda sezione del tribunale, presieduta da Bruno Fasciana. Pene comprese tra 12 e 18 anni per gli altri imputati, considerati protagonisti di importanti ruoli all’interno del mandamento ‘governato’ dai Lo Piccolo: sono Luigi Giovanni Bonanno, Vittorio Bonura, accusato dell’incendio nel colorificio di Rodolfo Guajana (punito per non avere voluto pagare e divenuto un simbolo nella lotta al racket), Giuseppe Bruno, Antonino Ciminello, Tommaso Contino, Rosolino Di Maio, Stefano e Gaetano Fontana, Giovan Battista Giacalone, Francesco Paolo Liga e Massimo Giuseppe Troia. Questi ultimi due sono figli rispettivamente di Toto’ Liga, detto ‘Tatunieddu’ e di Mariano Tullio Troia. Oltre all’incendio da Guajana, nel processo sono affrontate pure le estorsioni alla discoteca Scalea club, il cui il titolare, Gaspare Messina, fu convinto a ritrattare la sua dichiarazione davanti al gip, l’autocarro incendiato a Salvatore Taormina, l’estorsione al bar Paradise a Partanna Mondello o al ristorante ‘Alla Corte dei Normanni’ di Sferracavallo. Tra le fonti di prova il pm ricorda i numerosi pizzini trovati nel covo dei Lo Piccolo in cui venivano riportati i nomi, le somme da pagare e le date di riscossione. Per Troia, Giovanni Luigi Bonanno e Tommaso Contino la richiesta e’ di 18 anni ciascuno; 16 anni per Giovan Battista Giacalone, 15 per Antonino Ciminello e Stefano Montana; Liga 13 anni; 12 anni ciascuno per Giuseppe Bruno, Rosolino di Maio, Francesco Paolo Di Piazza, Gaetano Fontana e Sebastiano Giordano.