“Per me, cittadino di Valderice, di cui ero Consigliere Comunale proprio nel gennaio dell’83, è doppiamente triste ricordare questo tragico anniversario ma, nel contempo, mi sento onorato di rappresentare, proprio in questa occasione e proprio in quest’Aula intestata a Ciaccio Montalto, l’intero Consiglio Provinciale di Trapani di cui porgo il saluto ed il ringraziamento per l’invito fattomi ad intervenire” lo ha affermato stamani il Presidente del Consiglio Provinciale di Trapani, Peppe Poma, intervenendo all’incontro, organizzato dall’Amministrazione Comunale di Valderice, per celebrare il 27° anniversario della uccisione del magistrato trapanese, con la collaborazione delle scuole: “Dante Alighieri”, “Giuseppe Mazzini” e “Leonardo Sciascia” di Valderice, dell’Istituto comprensivo “Giangiacomo Ciaccio Montalto” di Trapani e della Pro Loco di Valderice.
Come Sostituto Procuratore a Trapani, dove era giunto nel 1971, appena trentenne, Giangiacomo Ciaccio Montalto si era subito distinto per la sua notevole capacità investigativa e per la grande professionalità nel suo impegno a difesa della legalità , ma dove Ciaccio manifestò appieno tutta la sua abilità e tutto il suo coraggio di magistrato e di uomo fu, a mio modesto parere, quando, - ha aggiunto, fra l’altro, il Presidente Poma - intuita la centralità di Trapani nella ramificazione mafiosa siciliana e internazionale, le collusioni ed i meccanismi che consentivano alle organizzazioni malavitose di occultare e di utilizzare, ripulendole e moltiplicandole, le ingenti somme di denaro sporco accatastate, osò applicare, probabilmente primo magistrato in Italia, la “Legge La Torre” appena approvata, mettendo le mani su quelle carte, fino ad allora “top secret”, che venivano gelosamente e impenetrabilmente custodite nelle casseforti degli istituti bancari. Ciaccio aveva così colpito duramente gli interessi delle cosche ma, quasi sicuramente, aveva pure indotto i loro vertici a decretare la sua definitiva condanna a morte.
Giusto, pertanto, che chi rappresenta le pubbliche istituzioni democratiche non si dimentichi di Giangiacomo Ciaccio Montalto, oltre che di tutte le altre vittime della violenza criminale e mafiosa. Ed affinché questo triste fenomeno sia definitivamente sconfitto, - ha aggiunto ancora il Presidente del Consiglio Provinciale di Trapani - dobbiamo essere sempre pronti a batterci con tutte le nostre forze. E’ anche giusto però dare atto alla Magistratura tutta ed ai rappresentanti di tutte le Forze dell’Ordine di avere svolto un grande lavoro a salvaguardia della legalità , della sicurezza, dei diritti e della libertà di tutti noi, lavoro che si è tradotto in risultati eccellenti se non addirittura eclatanti, consentendo così di assicurare alla giustizia numerosi boss storici e di infliggere alla mafia colpi davvero pesanti che ne hanno via via eliminato l’alone di invincibile potere che la circondava.
La provincia di Trapani, - ha concluso Poma - se affrancata da queste paure e da questi delitti, potrebbe guardare al futuro con rinnovata fiducia; la sua economia, finalmente liberata da pesanti condizionamenti, troverebbe nel libero mercato le condizioni necessarie ad uno sviluppo in grado di fornire ai nostri giovani la garanzia di un dignitoso avvenire.
Di Ciaccio oggi ha parlato anche Camillo Oddi, vicepresidente all’Ars: “La memoria è uno strumento di difesa ma anche d’attacco nei confronti di Cosa Nostra. Chi non sa non può difendersi. Chi sa, conosce, e può mettere in campo tutte le contromisure necessarie a battere la mafia ed i suoi fiancheggiatori. Il 27esimo anniversario dell’omicidio del giudice Gian Giacomo Ciaccio Montalto deve essere una occasione importante per rafforzare la memoria. Il coinvolgimento degli studenti è fondamentale. La lotta ai poteri occulti ed illegali si costruisce con una coscienza civile che nasce nelle scuole, che fa dei cittadini del domani, soggetti consapevoli dei rischi che corre la loro democrazia. Perché la lotta alla mafia è lotta per l’affermazione dei principi democratici. Dove c’è Cosa Nostra non ci sono regole, non c’è confronto. C’è invece violenza, sopraffazione. Ecco perché la lotta alla mafia è lotta per la democrazia. Il sacrificio di Ciaccio Montalto è un tributo di sangue a questo scontro che dobbiamo ancora vincere”.
A ventisette anni da quell’omicidio anche i Giovani Comunisti ricordano la figura del magistrato ucciso dalla ferocia di Cosa Nostra. “L’unica colpa di Montalto? – si chiedono - Essersi avvicinato troppo alla realtà . Alle collusioni tra mafia politica e massoneria. Era andato a toccare dei fili dell’alta tensione scoperti rimanendo folgorato. Montalto, così come Francesco Taurisano, trasferito dal Csm per incompatibilità ambientale e Carlo Palermo, scampato alla strage di Pizzolungo, ha vissuto l’isolamento dentro e fuori il palazzo. Le commemorazioni sono importanti, ma da sole non bastano. I nostri “eroi” e sono tanti, troppi, dobbiamo ricordarli da vivi, diffondendo sempre di più le loro idee. In un Paese, che sembra averla perduta la memoria, è normale che un mafioso come Vittorio Mangano, ottenga la patente di “eroe” dal Presidente del Consiglio e dal suo ex braccio destro, Marcello Dell’Utri, ora condannato per mafia. Noi sappiamo che l’eroe non è Mangano. E’ normale che in questo Paese, il Presidente del Consiglio dichiari: “I magistrati sono matti . Per fare quel lavoro devi essere mentalmente disturbato, devi avere delle turbe psichiche”. Oggi, i giudici Antonio Ingroia, Sergio Lari, Gaetano Paci, Nico Gozzo e Giovanbattista Tona sono dei bersagli viventi. Sono a rischio attentato. Il procuratore antimafia Nino De Matteo, che sta indagando sulle rivelazioni di Massimo Ciancimino è più fortunato, è solo sotto scorta da 16 anni. Adottiamio i giudici Antonio Ingroia, Sergio Lari, Gaetano Paci, Nico Gozzo e Giovanbattista Tona. Diamo loro e alle loro inchieste la massima visibilità e sostegno. Non permettiamo che vengano dapprima denigrati, poi isolati e alla fine zittiti come accadde 27 anni fa per Ciaccio Montalto”.