Informativa
Questo sito o gli strumenti terzi da questo utilizzati si avvalgono di cookie necessari al funzionamento ed utili alle finalità illustrate nella cookie policy.
Se vuoi saperne di più negare il consenso a tutti o ad alcuni cookie, consulta la cookie policy.
Chiudendo questo banner, scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie. I cookie ci aiutano a fornire i nostri servizi.
Utilizzando tali servizi, accetti l'utilizzo dei cookie. Cookie Policy   -   Chiudi
21/02/2010 17:08:04

Fissata la data per l'udienza preliminare del processo "Raia"

A decidere dovrà essere il gup di Palermo Sergio Ziino. Con l'operazione coordinata dal procuratore aggiunto Teresa Principato e dai pm Marzia Sabella e Carlo Marzella, fu assestato un altro duro ''colpo'' alla riorganizzata ''famiglia'' mafiosa marsalese.
In carcere finirono Vito Vincenzo Rallo, 50 anni, ritenuto il nuovo reggente della cosca, al quale, pochi giorni fa, è stato notificato un altro mandato di cattura nell'ambito dell'operazione ''Nerone'', Giuseppe Francesco Raia, 43 anni, l'uomo che gMCj02372690000_5B1_5D.gifestiva il racket delle estorsioni per conto dei boss, Maurizio Bilardello, 41 anni, fratello naturale di Raia, Giuseppe Gaspare De Vita, 38 anni, podologo, Francesco Messina, 45 anni, imprenditore edile, e Dario Cascio, 29 anni. Quest'ultimo, poi, posto agli arresti domiciliari. La Dda contesta una serie di estorsioni e la detenzione di armi da fuoco. L'accusa, per Vito Vincenzo Rallo, è di avere ripreso le redini della ''famiglia'' appena uscito di prigione. Scarcerato nel luglio del 2007, Rallo sarebbe tornato subito a pianificare e gestire il racket delle estorsioni e ad amministrare la cassa dell'organizzazione. Al suo fianco Francesco Giuseppe Raia, figlio del boss Gaspare, ex capo decina di Cosa Nostra, anch'egli attualmente in carcere. Uscito di prigione nel giugno del 2007, Raia junior si sarebbe immediatamente messo a disposizione di Rallo per la riscossione delle estorsioni. A dare l'input al piano di riorganizzazione della cosca sarebbe stato il superlatitante Matteo Messina Denaro, che dopo le diverse operazioni di polizia che avevano messo in ginocchio la "famiglia" marsalese aveva espresso le sue preoccupazioni sul futuro della cosca in diversi "pizzini" inviati a Bernardo Provenzano. Tra le estorsioni scoperte durante le indagini che hanno portato al blitz dello scorso luglio, anche quella ai danni di una nota azienda locale del settore ittico, costretta a versare, dal 2003 al 2008, tangenti da cinquemila euro. Davanti al gup, a difendere gli imputati saranno gli avvocati Diego Tranchida, Paolo Paladino e Stefano Pellegrino.

Antonio Pizzo La Sicilia