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A celebrare le esequie l'arcivescovo di Palermo, mons. Paolo Romeo. "Perché tanta violenza?", ha chiesto nel corso dell'omelia. Romeo ha parlato di una "barbara e feroce aggressione", di un attentato "vile che ha portato Enzo Fragalà , dopo tre giorni di sofferenza, alla morte".
"Rimaniamo senza parole - ha aggiunto l'arcivescovo - considerando la brutalità del fatto e l'accanimento dell'aggressore, che, non ha lesinato, a sprangate, di scagliare una inaudita violenza sul penalista di cui oggi noi tutti piangiamo la scomparsa". Romeo ha sottolineato il "silenzio che viene squarciato dal pianto. Un silenzio che non può non farci chiedere il perché di tanta violenza. E soprattutto non può impedirci di pretendere che il vile assassino, o quanti stanno dietro a tanta efferatezza, sia consegnato alla giustizia, quella stessa nella quale Fragalà ha creduto e per la quale ha speso le sue migliori energie".
"Un omicidio così efferato - ha concluso Romeo - appare generato entro il contesto di un pericolosissimo decadimento civile e morale. Si nutre di un clima in cui, malgrado i lodevoli traguardi raggiunti nella lotta alla criminalità organizzata, si continua a respirare sopraffazione e violenza con la persistente tentazione a degenerare nelle forme della giustizia privata e della prevaricazione".
Ad accogliere l'arrivo del feretro decine di colleghi con indosso la toga. Tra le autorità presenti anche i presidenti del Senato, Renato Schifani, e della Camera, Gianfranco Fini. "Va fatta giustizia. Ritengo che Palermo riuscirà ad affrancarsi da sola, la città reagirà davanti a questo terribile evento", ha detto Schifani, dopo che il figlio dell'avvocato ucciso, Massimiliano, questa mattina aveva ribadito, nella camera ardente allestita al Comune, il suo appello affinché "chi sa qualcosa sull'omicidio si faccia avanti".
Ed un lunghissimo applauso ha accompagnato l'uscita dalla cattedrale di Palermo del feretro. Oltre duemila persone hanno assistito alle esequie, tanto da rendere necessaria l'installazione di un maxi schermo per consentire a tutti di assistere al funerale.
La bara, portata a spalla dai colleghi del legale, era ricoperta dal tricolore e dalla toga indossata in una vita trascorsa nelle aule di giustizia. Decine di bandiere italiane, ma anche quelle di Alleanza nazionale, partito in cui il penalista ha militato, sono state sventolate davanti la cattedrale. La bara sarà inumata nel cimitero di Catania, dove Fragalà era nato il 3 agosto 1948.