da parte della Shell finalizzate al rinvenimento di eventuali giacimenti petroliferi, nella compiutezza dei dati forniti, rafforza
perplessità e preoccupazioni ed impone immediate attività e decisioni di contrasto”. “Le ricerche, che nel Canale di Sicilia sono iniziate nel mese di gennaio di quest'anno e termineranno entro marzo, risultano autorizzate – riassume d’Alì – in numero di dieci tra il 2006 ed il 2008 (quindi quasi tutte, tranne due, dal Governo Prodi, ministro Pecoraro Scanio) ed ancora superficiali, ma propedeutiche a richieste esplorative di perforazione. Alcune attività di ricerca si sono svolte addirittura con posa a mare di cavi ad una profondità di quindici metri ed a meno di tre miglia dal confine della Riserva delle Egadi, al largo di Marettimo, e ciò mi sembra assolutamente intollerabile e in perfetto contrasto con qualsiasi politica di conservazione dell'ambiente marino in generale e di quello ad altissimo pregio, quale il nostro, in particolare”. “Solleciterò ulteriormente il Governo, che su questo punto non mi ha risposto, ad esplicitare la sua intenzione di non concedere ulteriori autorizzazioni di questo tipo, né – aggiunge il presidente della commissione Ambiente – tantomeno di esplorazioni che riguardino la possibilità di materiale perforazione del fondale marino”. “Ritengo indispensabile, anche nella amorfa acquiescenza della Regione Siciliana, una mobilitazione generale delle istituzioni e delle popolazioni locali a difesa, come già in passato, delle nostre coste e del nostro "ORO BLU" che è uno dei mari tra i più belli al mondo, che è l'immagine della nostra storia e del nostro futuro, ed è già fonte di ricchezza e sviluppo per moltissimi operatori turistici”.
“Infine – conclude d’Alì – ritengo di dover sollevare il problema nella sua rilevanza nazionale, poiché la nota di tutte le autorizzazioni rilasciate nel tempo, con parere favorevole del Ministero dell'ambiente e silenzio delle regioni interessate, include molte altre località marine di elevato pregio ambientale (vedi ad es. Mare Puglia che significa prossimità alle Isole Tremiti) e quindi impone una valutazione complessiva e di fondo dell'eventuale impatto di nuove perforazione sull'intero ecosistema del Mar Mediterraneo, già oggi il mare a più elevata presenza di residui di idrocarburi del pianeta.