A conclusione delle indagini, condotte dal Nucleo di Polizia Tributaria di Palermo e coordinate dalla Procura della Repubblica di Marsala, sono state denunciate tre persone e una societa’ per truffa aggravata, emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, distruzione e occultamento delle scritture contabili e falso. La frode ha riguardato un contributo a valere sul Fondo europeo di orientamento e garanzia per l’agricoltura, nell’ambito del Por Sicilia 2000/2006, per la realizzazione di un impianto a Petrosino (Trapani), nel quadro di investimenti aziendali per l’irrobustimento delle filiere agricole e zootecnica. Secondo l’accusa sono state emesse false fatture per circa 1.700.000 euro, per rendicontare cosi’ costi superiori a quelli reali, al duplice scopo di ottenere un indebito risparmio di imposta e realizzare l’investimento con l’utilizzo dei soli fondi pubblici. Nel corso delle indagini sono emerse anche irregolarita’ nei pagamenti, che sarebbero avvenuti sia in contanti, modalita’ appositamente vietata dalla normativa che regola i finanziamenti, sia tramite assegni rubati.
Le indagini, condotte dalle Fiamme Gialle del Nucleo di Polizia Tributaria di Palermo specializzate nella tutela della spesa pubblica e coordinate dalla Procura della Repubblica di Marsala, si sono concluse con la denuncia di n. 3 persone ed una società ed il sequestro disposto dal G.I.P. del Tribunale di Marsala, di un capannone industriale e un’unità immobiliare adibita ad abitazione ed ufficio.
L’attività investigativa ha consentito di svelare un efficace sistema di frode attraverso il quale la società oggetto d’indagine aveva ottenuto un cospicuo contributo a valere sul Fondo Europeo di Orientamento e Garanzia per l’Agricoltura, nell’ambito del P.O.R. Sicilia 2000/2006, pari ad oltre 500.000 euro, per la realizzazione di un impianto nel territorio comunale di Petrosino (TP), nel settore degli investimenti aziendali per l’irrobustimento delle filiere agricole e zootecnica.
Agli indagati sono state contestate diverse ipotesi di reato, tra cui la truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, l’emissione ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti e la distruzione e l’occultamento delle scritture contabili al fine di sottrarsi ai controlli nonché la ricettazione di titoli di credito rubati ed alcune ipotesi di falso strumentali all’ottenimento dei contributi.
In sintesi il sistema di frode si basava innanzitutto sulla massiccia produzione ed il successivo utilizzo di fatture per operazioni in tutto o in parte inesistenti, ammontanti complessivamente a circa 1.700.000 euro, al fine di rendicontare agli organi competenti costi superiori a quelli reali, al duplice scopo di ottenere un indebito risparmio di imposta e realizzare l’investimento con l’utilizzo dei soli fondi pubblici.
L’approfondita analisi della documentazione contabile, amministrativa e bancaria ha consentito altresì di far luce su un’ampia serie di falsi, strumentali all’erogazione delle quote di finanziamento.
Infatti il rappresentante legale della società beneficiaria, B.B., attestava falsamente, nei modelli di pagamento indirizzati all’ente erogatore, di avere effettuato pagamenti ai fornitori in realtà mai avvenuti mentre il principale fornitore compilava false quietanze liberatorie dichiarando di aver ricevuto pagamenti, poi rivelatisi fittizi.
Nel corso delle indagini è stato scoperto che in realtà i pagamenti sarebbero avvenuti sia in contanti, modalità appositamente vietata dalla normativa che regola i finanziamenti, nonché tramite assegni, peraltro risultati precedentemente rubati.
Per tale motivo B.B. è stato inoltre segnalato per il reato di ricettazione.
A conclusione delle indagini, il G.I.P. del Tribunale del Marsala, accogliendo le richieste formulate dalla Procura della Repubblica di Marsala sulla base degli elementi probatori acquisiti dalla Guardia di Finanza, ha disposto il sequestro preventivo dell’intera struttura realizzata interamente con i citati fondi pubblici.
In questo caso è stata applicata la formula del sequestro “per equivalente” in relazione alla confisca dei beni, introdotta nell’ordinamento allo scopo di rendere più efficace l’azione di tutela della spesa pubblica nazionale e comunitaria.