di intraprendere tempestive azioni per contrastare i gravi danni che il taglio dell’organico dei docenti effettuato dal Ministro Gelmini produrrà alla nostra Regione dal prossimo anno scolastico, nonostante i regolamenti attuativi della riforma della scuola secondaria superiore, non siano ad oggi ancora pubblicati in Gazzetta Ufficiale. Inoltre, nonostante le ripetute richieste di rinviarne l’applicazione, anche da parte dello stesso Baldo Gucciardi, il Ministero dell’Istruzione, il 13 aprile scorso, ha provveduto ugualmente alla determinazione degli organici dei docenti per l’anno scolastico 2010/2011. La Sicilia, subirà un taglio di ben 3.325 cattedre, di cui 1.568 solo nella scuola secondaria, configurando un vero e proprio licenziamento di massa a danno dei c.d. “precari storici”, che verranno così espulsi dal mondo del lavoro senza alcuna possibilità di recupero. “Le gravissime conseguenze che tale taglio avrà sul già pesante quadro economico della nostra Regione sono facilmente immaginabili”, commenta amaramente Gucciardi. “Si realizzano, purtroppo,” continua il parlamentare regionale, “le più fosche previsioni che avevo già paventato chiedendo qualche settimana fa al Governo regionale il rinvio di un anno dell’applicazione dei Regolamenti attuativi, proprio per consentire alle Istituzioni coinvolte, prima fra tutte la Regione, di adempiere agli atti necessari per un sereno avvio del prossimo anno scolastico. Ci troviamo di fronte a cambiamenti che hanno come prevalente obiettivo il drastico risparmio di spesa, come se la cittadinanza, la democrazia e il percorso di istruzione e formazione scolastica, che a questi obiettivi devono essere preposti, fossero diventati un costo insostenibile per il nostro Paese”. Il taglio di questi ulteriori posti di lavoro si aggiunge agli 11.000 che la scuola siciliana ha già perso negli ultimi cinque anni e non tiene ancora conto dei dati relativi al taglio del personale amministrativo. “L’applicazione della riforma Gelmini”, conclude Gucciardi, “rivela sempre più come essa abbia il solo scopo di tagliare risorse, senza alcun investimento per la qualità della scuola pubblica, che invece dovrebbe costituire un autentico ed insostituibile caposaldo per una Regione e un Paese che intendano scommettere sull’innovazione, sulle competenze e sui saperi.”