Un quadro in cui "sarebbe difficile reggere, per qualsiasi Paese. E' chiaro che chiunque avesse voluto destabilizzare avrebbe trovato terreno fertile. La mafia? I terroristi? Qualche matto dentro gli apparati dello Stato? O tutte e tre le cose insieme? Io credo che sia una risposta difficile da dare. La magistratura avviò indagini in varie direzioni. Abbiamo atteso a lungo qualche elemento che spiegasse fatti, moventi, concatenazioni. Ma devo dire che abbiamo atteso invano".
L'allora Capo dello Stato, anche di fronte alle nuove rivelazioni, si dice scettico sulla possibilità di arrivare alla verità sugli attentati, "soprattutto perché non vedo intorno volontà politiche univoche. Il Parlamento sarebbe in grado di condurre un'autentica inchiesta su quei mesi terribili, senza utilizzarla come pretesto per spararsi addosso, da una parte e dall'altra? Condivido gli appelli alla ricerca della verità , ma osservo una realtà politica che fa acqua da tutte le parti".
Subito dopo le stragi, inolrte, iniziarono le accuse allo stesso Scalfaro sui fondi neri del Sisde. Tuttavia, il Presidente emerito è restio ad ipotizzare zone grigie e regie uniche: "Nonostante tutto, e nonostante anche Parisi mi dicesse che io stesso ero l'obiettivo di una manovra più vasta, continuo a pensare che sia compito della magistratura e degli apparati investigativi darci una verità definitiva. E che sia compito di tutti noi mantenere misura e sangue freddo fino a quando questa verità sarà accertata".