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10/06/2010 06:14:40

Mafia e rifiuti, arresti a Palermo. Lombardo: "Premiata la nostra linea"

la relazione dell'assessore del dipartimento acque e rifiuti: c'e' la ricostruzione di come la criminalita' organizzata che da noi si chiama mafia, si sia infiltrata nel sistema dei termovalorizzatori. Gli arresti di oggi a Palermo confermano quanto questo governo, raccogliendo una serie di elementi, con molto coraggio e altrettanta determinazione ha fatto proprie quelle risultanze facendo saltare il discorso dei termovalorizzatori e offrendo una scelta politica ed amministrativa che credo oggi trovi conferma nella coraggiosa azione della Procura della Repubblica". E' quanto detto dal presidente della Regione siciliana Raffaele Lombardo ai giornalisti prima di essere ascoltato a Catania dalla commissione parlamentare d'inchiesta sugli illeciti connessi al ciclo dei rifiuti.
 

11,15 - L'operazione ha anche svelato le infiltrazioni mafiose nella produzione dei vini siciliani di pregio. Gli uomini della polizia hanno arrestato Francesco Lena, imprenditore e patron di “Abbazia Santa Anastasia” di Castelbuono, in provincia di Palermo. L’azienda ha prodotto numerosi vini che hanno scalato i vertici delle classifiche compilate dalle guide enologiche. Il legame fra Lena e Cosa Nostra secondo le accuse è stato svelato grazie alle dichiarazioni fatte da alcuni pentiti e alle intercettazioni che vedevano coinvolti alcuni boss di Cosa Nostra. Gli inquirenti avrebbero infatti captato alcuni discorsi d’affari che hanno permesso - secondo loro - di svelare il legame fra Lena e la mafia. I magistrati contestano all’imprenditore il reato di associazione mafiosa.
Il blitz antimafia ha portato in carcere 19 persone. Fra gli arrestati c’è anche l’imprenditore Vincenzo Rizzacasa, accusato di trasferimento fraudolento di valori. Rizzacasa è uno degli imprenditori con all’attivo le più importanti ristrutturazioni immobiliari realizzate in pieno centro a Palermo. Avrebbe gestito, attraverso le sue società, il patrimonio di Salvatore Sbeglia, boss di Cosa Nostra e anch’egli arrestato, assieme ai fratelli Francesco Paolo e Giuseppe e a due nipoti, Francesco e Marcello. Una società di Rizzacasa era stata espulsa l’anno scorso da Confindustria Palermo e recentemente reintegrato da un giudice di Palermo. L’espulsione era partita dopo che si era scoperto che il coordinatore dei cantieri era Salvatore Sbeglia, condannato in primo grado per associazione mafiosa. Rizzacasa si era difeso sostenendo di essere solamente un benefattore e di aver più volte presentato molte denunce contro il racket del pizzo. Ma per i magistrati, l’imprenditore è stato un insospettabile prestanome di Cosa Nostra.
In manette anche Filippo Chiazzese, imprenditore palermitano. È il titolare della società che ha vinto il maxiappalto da 11 milioni di euro per la realizzazione del giardino d’Orleans, il più grande parco di Palermo. L’accusa è quella di essere il prestanome del boss Francesco Bonura, già in carcere.

 


 

Le mani di Costa Nostra sui grandi appalti. Diciannove gli ordini di arresto nell'ambito delle indagini della polizia, sotto la direzione del Dipartimento mafia ed economia della Dda di Palermo e il coordinamento del procuratore aggiunto Roberto Scarpinato, sulla gestione dei grandi appalti di opere pubbliche e private e sulle connessioni tra mafia e imprenditoria edilizia. I destinatari delle misure devono rispondere di associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione, riciclaggio e interposizione fittizia di beni. . L'operazione coinvolge  circa 200 agenti della sezione criminalità organizzata della Mobile di Palermo. Nell’ambito della stessa inchiesta sono stati sottoposti a sequestro preventivo aziende, imprese e beni immobili del valore di diverse centinaia di milioni di euro.

Le indagini, che si sono avvalse di intercettazioni ambientali e accertamenti nei confronti degli esponenti di vertice di Cosa Nostra palermitana a partire dal 2005 sino ad oggi, hanno permesso di svelare i sistemi mediante i quali l’organizzazione mafiosa ha mantenuto nel tempo il controllo di tutto il ciclo produttivo del mercato edilizio: dalla fase di acquisto dei terreni, alla gestione delle cave di inerti, all’imposizione delle imprese addette a tutti i comparti produttivi, sino alla fase di smaltimento dei materiali di risulta nelle discariche, con interessi che si proiettavano anche sui lavori concernenti l’esecuzione dei lavori per la realizzazione di un termovalorizzatore a Bellolampo.
I boss palermitani – tra i quali i capi mandamento Antonino Rotolo, Antonino Cinà e Salvatore Lo Piccolo – secondo le indagini arrivavano a imporre ad alcuni accreditati studi professionali di consegnare l’elenco dei lavori più importanti in corso di progettazione, in modo da effettuare una cernita preliminare di quelli da riservare all ‘organizzazione. La penetrazione all’interno nel settore degli appalti pubblici e privati veniva realizzata mediante imprenditori, alcuni dei quali controllavano consorzi operanti in campo nazionale e numerose società di primo piano del mercato palermitano, in qualità di soci dei capimafia, riciclatori o bracci operativi fiduciari. E’ stato, inoltre, disposto il sequestro preventivo di aziende, imprese e immobili di numerosi imprenditori risultati coinvolti nel riciclaggio di patrimoni mafiosi, per un valore di molte centinaia di milioni di euro.


Tra le 19 persone arrestate nell’operazione antimafia coordinata dalla Dda di Palermo, ci sarebbe l’imprenditore Francesco Lena, ingegnere, titolare di una nota azienda enologica, la Santa Anastasia. Ecco comunque i nomi degli arrestati: Fausto Bonura, Carmelo Cancemi, Vincenzo Marcianò, Nino Rotolo, Massimo Giuseppe Troia, Giuseppina Bonura, Vincenzo Bonura, Filippo Chiazzese, Francesco Gottuso, Francesco Lena, Antonino Maranzano, Vincenzo Rizzacasa, Francesco Paolo Sbeglia, Francesco Sbeglia, Marcello Sbeglia, Salvatore Sbeglia, Fausto Seidita, Pietro Vaccaro