L'extracomunitario, sposato, era in regola con il permesso di soggiorno e da alcuni anni viveva a Salemi, dove lavorava come bracciante agricolo stagionale. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, Grine, la sera in cui fu ucciso, avrebbe consumato, assieme a Castelli, bevande alcoliche in un locale del centro storico di Salemi. Poi, i due si sarebbero spostati nella casa canonica continuando a bere. Il tunisino, però, sarebbe rimasto senza soldi e avrebbe preteso denaro da Castelli. I due vennero alle mani e il giovane avrebbe spinto l'extracomunitario giù per le scale dal primo piano dell'edificio. Nella caduta il tunisino ha battuto la testa sui gradini, morendo sul colpo. Castelli avrebbe poi trascinato il cadavere lungo il giardino che separa la canonica dalla chiesa, fino a portarlo nella navata. Infine a distanza di giorni, gli avrebbe dato fuoco.