I reati contestati ai cinque indagati sono quelli di associazione per delinquere finalizzata alla commissione dei reati di usura ed esercizio abusivo dell'attività finanziaria. L'indagine nasce da denunce presentate, nel 2007, ai carabinieri di Partanna da Giuseppa Errante Parrino contro Alberto Rizzo, poi deceduto in un incidente stradale. La donna accusava Rizzo di truffa e appropriazione indebita. La procura, però, in quelle denunce ha notato qualcosa di strano ed ha avviato l'indagine, che è stata affidata alla sezione di pg della guardia di finanza. Si è scoperto così un clamoroso giro di usura in cui - secondo l'accusa - il direttore di banca indirizzava verso l'usuraio i clienti in difficoltà , facilitando, inoltre, la gestione degli assegni del Bilardello, presso il quale è stata trovata una valigetta all'interno della quale c'era un vero archivio contabile dettagliato dei prestiti effettuati, con i tassi d'interesse, che arrivavano fino al 456 per cento annuo, e le modalità di pagamento.
La Guardia di finanza ha, inoltre, scoperto e sequestrato denaro e titoli per circa 1 milione di euro, individuando complessivamente circa 200 persone alle quali erano stati concessi dei prestiti. Ottanta, in particolare, sarebbero state le "vittime" di Bilardello, al quale è stata sequestrata l'impresa commerciale, quote di due società e immobili per un valore di 300 mila euro.
I reati contestati sono quelli di usura ed esercizio abusivo dell’attività finanziaria. Bilardello, De Vita, Pacetto e Conticelli sono, inoltre, accusati anche di associazione per delinquere.
Una decina di vittime, nonchè l'Associazione Antiracket di Marsala, si sono costituite parte civile.
Nell'udienza di ieri ha testimoniato il maresciallo Antonio Lubrano, capo della sezione di polizia giudiziaria della Guardia di Finanza, che ha raccontato come, in base alle risultanza investigative, gli imputati "prestavano denaro ad un tasso d’interesse medio del 150%, con punte del 450%"- Durante l'indagine Lubrano e i colleghi hanno ascoltato circa 200 persone. "Durante la perquisizione al negozio di Bilardello - ha raccontato Lubrano - questi non voleva aprire la porta che conduceva al locale dove fu, poi, trovata la famosa valigetta che conteneva le carte relative ai prestiti concessi, il suo archivio contabile. Abbiamo individuato tutti i correntisti che avevano emesso o girato assegni o cambiali in favore di Bilardello. Poi, abbiamo accertatol’entità delle somme prestate, il tasso d’interesse e i tempi di restituzione. E’ stata, quindi, ricostruita tutta l’attività . E' emerso che nel periodo preso in esame, Bilardello ha prestato un milione e 350 mila euro, incassando interessi per oltre 300 mila euro”.