Tra gli interventi programmati quelli del deputato Sergio D’Antoni e del presidente della Commissione Ambiente del Senato, Antonio d’Alì, che ha preso parte a tutte le precedenti missioni in Giordania ed in Egitto (dove ha incontrato tra gli altri il ministro per l’ambiente Egiziano).
Due i temi centrali posti all’attenzione dell’ufficio di presidenza: la salute del mar Mediterraneo ed il processo di pace in Medio Oriente. D’Alì nel suo intervento ha sottolineato che «il partenariato (tra gli Stati dell’area euromediterranea di libero scambio, ndr) non può limitarsi a definire interventi di agevolazione e di semplificazione dei rapporti e degli scambi commerciali e finanziari» ma deve puntare
pià in alto, alla tutela delle «originalissime peculiarità del Mediterraneo» ed al superamento della «sue allarmanti criticità » attraverso «una decisa e coraggiosa azione comune per scrivere ed affermare alcune regole di tutela e controllo da condividere tra tutti gli stati costieri e da rendere obbligatorie anche per gli altri attori internazionali che a più titolo vi operano». Insomma un «Codice del Mediterraneo di tutela e valorizzazione non conflittuale della risorsa mare, che sia anche pilastro anticipatore di più ampie e durature sintesi di pacificazione dei popoli e di convivenza delle straordinarie culture che da millenni vi si affacciano».
Tra le regole tracciate per grandi linee dal senatore d’Alì e funzionali alla lotta all'inquinamento del Mediterraneo:
· stabilire requisiti minimi di depurazione con i quali garantire un afflusso sopportabile degli scarichi urbani ed industriali a mare.
· disciplinare l'afflusso a mare dei fiumi, che un razionale utilizzo delle loro acque per scopi civici non ne diminuisca la portata al mare, indispensabile per il suo naturale ricambio d'ossigeno.
· imporre standard di sicurezza a tutte le navi, petroliere sopratutto, che entrano ed attraversano il mediterraneo, qualunque bandiera battano.
Nello specifico contro il rischio di inquinamento da idrocarburi d’Alì ha anche auspicato «una disciplina severa delle nuove ricerche e trivellazioni di idrocarburi, possibilmente vietandole integralmente, o comunque escludendone ogni autorizzazione in prossimità delle zone protette e di alto pregio ambientale. Non è solamente ciò che sta accadendo nel Golfo del Messico a suggerire quanto sto dicendo, ma la consapevolezza che nel nostro piccolo e già inquinato mare, un simile accadimento ne decreterebbe la morte definitiva».
«Accanto al "Codice del Mediterraneo" – ha affermato il Presidente della Commissione Ambiente del Senato – ciò cui forse si dovrebbe mettere mano subito , è creare una "Autorità del mare" per il comune controllo e coordinamento delle "emergenze mediterranee", che ne faccia valere le disposizioni e che possa utilizzare le molte sofisticate strutture di rilevamento ed intervento di cui già molti paesi dispongono (satelliti, mezzi per il disinquinamento, guardie costiere, e così via)».
D’Alì ha concluso il suo intervento suggerendo la Sicilia come sede per la "Conferenza scientifica internazionale per la tutela del Mediterraneo" da convocare sotto la presidenza italiana dell’Apem e ponendo l’accento sulla cultura: «Ogni cittadino del Mediterraneo può ritrovare tracce delle proprie vestigia, delle proprie origini lungo tutte le coste e dentro il nostro mare. Ci ricorda Braudel “Da millenni tutto vi confluisce, complicandone e arricchendone la storia… il Mediterraneo “si presenta al nostro ricordo come un’immagine coerente, in cui tutto si fonde e si ricompone in un’unità originale”».