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29/06/2010 05:20:36

Dell'Utri condannato a sette anni. Ma la notizia sparisce dal Tg1....

tuttavia non si puo' fare a meno di rilevare che essa per un verso dichiaratamente smonta le tesi di Spatuzza sulla partecipazione di Dell'Utri alla trattativa e delude il procuratore generale Gatto che aveva puntato su un uso politico della giustizia sia per cio' che riguardava il passato, sia per cio' che riguarda il presente". Lo afferma il capogruppo del Pdl alla Camera, Fabrizio Cicchitto, in merito alla sentenza che vede coinvolto Marcello Dell'Utri.

"Di conseguenza -osserva- questa sentenza colpisce forzatamente Dell'Utri, al quale va la mia solidarieta', ma non ha la potenzialita' giuridica per poter aprire nel presente un attacco politico-giuridico alle nuove entita' politiche scese in campo dopo il 1994 e segnatamente a Forza Italia fondata da Berlusconi per coprire lo spazio politico di centro, rimasto vuoto in seguito alla distruzione per via giudiziaria della DC, del PSI, dei partiti laici, e non certo per sollecitazione della mafia come il network giustizialista vorrebbe far credere per aprire una nuova stagione di guerra civile fredda".

"In ogni caso ci troviamo di fronte ad una situazione degradata: Forza Italia ieri, il Pdl oggi, sono il partito dei moderati e dei riformisti e, invece, bisogna battersi contro l'ennesima operazione di criminalizzazione del partito rappresentativo di tutta un'area politica e sociale, il che la dice lunga sulla qualita' politica di una parte della sinistra italiana", conclude Cicchitto.

 

18,02 - "Vorremmo sapere, dopo le affermazioni del senatore Dell'Utri se Vittorio Mangano, pluricondannato e legato a Cosa Nostra, e' un eroe anche per Silvio Berlusconi,  presidente del Consiglio e indiscusso capo del partito (Forza Italia e Popolo della Liberta') in cui milita Dell'Utri". Lo dichiara il presidente nazionale dei Verdi Angelo Bonelli che aggiunge: "I nostri eroi sono Falcone, Borsellino, Dalla Chiesa, Chinnici, Mattarella, gli agenti di scorta e delle forze dell'ordine che hanno perso la vita nella lotta alla mafia".

"Berlusconi smentisca immediatamente le affermazioni del senatore Dell'Utri che umiliano la memoria dei servitori dello Stato che hanno dato la vita per la l'Italia e per combattere la criminalita' organizzata - conclude Bonelli -. Se cio' non dovesse avvenire saremmo di fronte ad una ulteriore umiliazione di tutte le vittime della mafia ed una situazione vergognosa per un paese civile. Come vergognosa e' l'irreale esultanza del Pdl per la condanna nel processo d'appello a 7 anni per concorso esterno in associazione mafiosa del senatore Dell'Utri".

 

16,50 - Il giornalismo alla Minzolini, attraverso la voce di Francesca Grimaldi, ha dato un'altra prova di sé, nell'edizione del Tg delle 13.30 di oggi.  Il senatore Marcello Dell'Utri - ha detto in sostanza la giornalista che leggeva la notizia ai telespettatori - è stato solo di "passaggio" condannato a 7 anni di reclusione per "concorso esterno in associazione mafiosa", con una pena ridotta di due anni rispetto la sentenza di primo grado.

perché il senatore fondatore di Forza Italia assieme a Silvio Berlusconi è stato invece e soprattutto assolto dall'accusa di essere stato tra i protagonisti dell'intreccio mafia-politica. Come dire che, tutto sommato, avere rapporti con la mafia non è poi così grave, se poi non si vada a chiedere i voti, in cambio di favori. E allora ecco che nel servizio mandato in onda, dopo l'obbligatoria notizia della condanna sulal quale si spende una sola frase, abbondano frasi come "costruzione accusatoria spazzata via", oppure "accuse di pentiti senza riscontri", o ancora "doccia fredda per il Procuratore Generale Gatto"... Il quale però, sennatamente, fa in tempo a ricordare al microfono di Minzolini che occorrerà aspettare per conoscere soprattutto "perché" una parte delle accuse a Dell'Utri sono state ritenute infondate.

La notizia della condanna a Dell'Utri ha occupato il secondo posto nella scaletta del Tg, subito dopo l'apertura dedicata alla morte di Pietro Taricone, durata circa 5 minuti. Il servizio da Palermo, invece, è durato invece meno di 4 minuti.

16,10 - "Dell’Utri è stato condannato anche in secondo grado su fatti pesantissimi. Il suo partito e la politica tutta ne devono prendere atto e trarne le debite conseguenze. Sono sempre stato convinto che, al di là del giudizio penale, anche di fronte ad una assoluzione vi erano tutti gli elementi per espellerlo dalla politica e dalle istituzioni. La vicenda delle stragi ‘92/’93 rimane aperta, non solo per il giudizio penale, ma per le istituzioni perchè si faccia piena luce e si accertino tutte le responsabilità, comprese quelle politiche”. Lo dichiara il senatore del Pd Giuseppe Lumia, componente della Commissione antimafia.

“Anche tutta la politica – aggiunge Lumia – deve fare i conti fino in fondo con i rapporti con le mafie. Ogni partito deve guardarsi dentro e attivare una selezione della classe dirigente capace di coniugare legalità e sviluppo e di colpire con rigore e sistematicità il sistema mafia negli appalti, nella gestione dei rifiuti e dell’acqua, nel settore dell’energia e della sanità e in tutti i settori della spesa pubblica e dell’economia privata. Così si possono scardinare i sistemi delle collusioni e dare alla politica il suo valore e il suo primato nella lotta alle mafie”.
"Dell'Utri - conclude l'esponente del Pd - sa che Vittorio Mangano era un mafioso. Gli eroi veri sono Falcone, Borsellino e tutti quei servitori dello Stato che hanno dato la vita per combattere la mafia e per salvaguardare le istituzioni democratiche".

 

15,45 - Marcello Dell'Utri "è una persona perbene e ha tutta la mia solidarietà e quella dei tanti militanti che, in questi sedici anni, lo hanno conosciutoe apprezzato": così il ministro della Pubblica istruzione Mariastella Gelmini che, in una nota, prosegue: "Un uomo che, per sensibilità e cultura personale, è totalmente estraneo alle accuse che gli sono rivolte. Sono certa che nel terzo grado di giudizio riuscirà ad ottenere giustizia. Il reato di concorso esterno in associazione mafiosa è un'anomalia tutta italiana, spesso usato per processi di tipo politico in mancanza di prove".

"L'unico aspetto positivo, in questa giornata che comunque non ha fatto giustizia - afferma Gelmini - è la totale smentita del teorema secondo cui Forza Italia sarebbe stata un partito nato per assecondare gli interessi dei mafiosi. La sentenza di oggi ha respinto al mittente un'accusa assurda nei confronti di una forza nata nel 1994 come grande risposta popolare ad un modo vecchio di gestire la politica. Un partito che ha coinvolto milioni di italiani e ha infiammato i cuori di tanti giovani. Questo è stata Forza Italia, questo sarà il Pdl".

 

15,30 - Una ''sentenza pilatesca'': cosi' il senatore Marcello Dell'Utri ha commentato la sentenza della Corte d'Appello di Palermo. ''Hanno dato un contentino alla procura palermitana e una grossa soddisfazione all'imputato, perche' hanno escluso tutto cio' che riguarda le ipotesi dal 1992 in poi'' ha aggiunto Dell'Utri durante una conferenza stampa a Milano parlando della sentenza della Corte d'Appello di Palermo che lo ha condannato a 7 anni per concorso esterno in associazione mafiosa

15,15 -  “Non vedo come la sentenza della Corte d’Appello che ha condannato il senatore Dell’Utri per concorso esterno in associazione mafiosa possa in qualche modo gettare una ‘pietra tombale’ sulla presunta trattativa tra Stato e Cosa nostra. Le stragi del ’92 e del ’93 restano un grave buco nero della storia di questo paese. La verità su quanto accaduto allora va cercata con forza, ma in sedi che non sono solo quelle del processo a Dell’Utri”. Lo ha detto Rita Borsellino, commentando la sentenza della Corte d’Appello di Palermo, che ha condannato a 7 anni di reclusione il senatore del Pdl, Marcello Dell’Utri per concorso esterno in associazione mafiosa. “Oggi dei giudici ci confermano che un senatore della Repubblica, nonché l’uomo chiave nella costruzione di Forza Italia, è stato per trent’anni, anche nel periodo delle stragi, in stretto contatto con i boss mafiosi, fornendo persino protezione (come nel caso di Mangano) e contribuendo così con forza al mantenimento e al rafforzamento di Cosa nostra. Sono queste le fondamenta su cui è nata Forza Italia. E su queste fondamenta poggia ancora il Pdl, il principale partito della maggioranza di governo.

Solo un paese con una democrazia atrofizzata può accettare a cuor leggero dei fatti di tale gravità. E solo una politica becera e collusa può festeggiare dinanzi a una sentenza del genere”.
 

 

14,30 - «Espellere dal Pdl i condannati per reati di mafia»: è questa la richiesta di Mauro La Mantia, presidente siciliano di Giovane Italia, il movimento giovanile del Popolo della Libertà, dopo la condanna in appello per il senatore Marcello Dell'Utri a cui sono stati inflitti sette anni di carcere per concorso in associazione mafiosa.

«L'ESEMPIO DI BORSELLINO» - «Oggi più che mai sentiamo l'esigenza di avviare una profonda riflessione all'interno del partito - ha detto - dopo questa condanna che, seppur ridotta e non definitiva, rimane gravissima soprattutto per un uomo impegnato in politica». «Non ci uniremo al solito coro di solidarietà già tristemente visto negli anni scorsi - osserva - per i politici condannati. Il nostro movimento giovanile non può rimanere in silenzio davanti a fatti che minano la credibilità di un intero partito. Noi continuiamo a seguire l'insegnamento di Paolo Borsellino sulla lotta ad ogni infiltrazione mafiosa nei partiti e nelle istituzioni». Per La Mantia «il Popolo della Libertà deve accogliere la proposta del ministro Giorgia Meloni sulla introduzione nello statuto del Pdl di una norma che preveda il no alla ricandidatura vita natural durante e l'espulsione per chi è stato condannato in via definitiva per corruzione e mafia»

10,32 -Era una sentenza attesa fin dal 2006 quella che i giudici della seconda sezione di Corte d’Appello, riuniti da cinque giorni in camera di consiglio nell’aula bunker del carcere Pagliarelli di Palermo, hanno emesso oggi nei confronti del senatore del Pdl Marcello Dell’Utri, condannato a sette anni per concorso esterno in associazione mafiosa. La sentenza è attesa da quando, cioè, si aprì il processo di secondo grado nei confronti di uno degli uomini più in vista nel mondo della finanza e della politica del Paese. Nonchè tra i più stretti collaboratori, sin dagli anni ’70, del premier Silvio Berlusconi.

Il nome di Marcello Dell’Utri fu fatto per la prima volta nel 1994 dal pentito Salvatore Cancemi, il quale lo indicò come un vero e proprio anello di congiunzione tra il dorato mondo dell’alta finanza lombarda, e i più loschi ambienti malavitosi di Palermo, città in cui è nato l’11 settembre 1941. Secondo il pentito, seguito successivamente a ruota da altri collaboratori di giustizia, Marcello Dell’Utri sarebbe stato una longa manus di cosa nostra, interessata ad entrare nei grandi affari edilizi lombardi come la costruzione di Milano 2 e, successivamente, il tramite per consentire alla criminalità organizzata di dettare le linee di un progetto politico in embrione già dall’autunno del ’93: Forza Italia.

Il processo di primo grado, iniziato nel 1997, si concluse l’11 dicembre del 2004, dopo 257 udienze, e con una condanna a 9 anni di reclusione. In quella sentenza il senatore del Pdl veniva indicato come «cerniera fra potere mafioso, politico ed economico»: il punto di partenza, insomma, da cui è iniziato il processo d’appello cominciato quattro anni fa, e in cui la pubblica accusa, sostenuta dal procuratore generale Nino Gatto, ha chiesto una condanna ad 11 anni di reclusione.

Un processo lungo quello a Marcello Dell’Utri, e costellato da numerosi colpi di scena, occorsi soprattutto verso la conclusione. Quando ormai il dibattimento sembrava in dirittura d’arrivo, infatti, i giudici, presieduti da Claudio Dall’Acqua, hanno acconsentito all’audizione in aula del pentito Gaspare Spatuzza, tra i principali accusatori di Dell’Utri, e dei fratelli Graviano, ex capimafia di Brancaccio, che secondo l’accusa avrebbero avuto legami con il senatore.

10,13 - Questo il verdetto della corte d'appello presieduta da Claudio Dall'Acqua (a latere Salvatore Barresi e Sergio La Commare). In primo grado il senatore del Pdl era stato condannato a 9 anni per concorso esterno in associazione mafiosa. Sette anni di carcere per Marcello Dell'Utri. Ma il senatore dl Pdl è assolto "per le vicende successive al 1992 perché il fatto non sussiste". Dopo cinque giorni di camera di consiglio, i giudici della corte d'appello di Palermo riscrivono la condanna inflitta al senatore Marcello Dell'Utri in primo grado. Ma riscrivono una parte del processo, quello che riguarda i presunti rapporti tra Dell'Utri e Cosa nostra alla vigilia della nascita di Forza Italia.

10,11 - Il senatore Marcello Dell’Utri è stato condannato a sette anni di reclusione dai giudici della seconda sezione della Corte d’Appello di Palermo, per concorso esterno in associazione mafiosa. In primo grado al parlamentare del Pdl erano stati inflitti nove anni di reclusione.

10,06 - Dell'Utri è stato condannato a sette anni. La pena è stata ridotta.

10,00 - Attesa per la sentenza. Aula gremita. Marcello Dell'Utri non c'è.

9,00 - La sentenza – fa sapere la cancelleria, è prevista per le dieci in punto.


Sara' emessa stamattina la sentenza nel processo d'appello a carico del senatore del Pdl Marcello Dell'Utri per concorso esterno in associazione mafiosa. Lo ha comunicato ieri la cancelleria della seconda sezione della Corte di Appello di Palermo alle parti del processo. La lettura del dispositivo e' attesa tra le le 9.30 e le 10. La Corte, presieduta da Claudio Dall'Acqua, e' in camera di consiglio da venerdi' scorso. Per Dell'Utri il pg ha chiesto la condanna a 11 di reclusione. Il senatore in primo grado e' stato condannato a 9 anni.

CUFFARO. I pm Nino Di Matteo e Francesco Del Bene hanno chiesto la condanna a dieci anni di reclusione per l'ex presidente della Regione siciliana, Salvatore Cuffaro, senatore dell'Udc. L'ex governatore è accusato di concorso in associazione mafiosa nel processo che si svolge con il rito abbreviato davanti al gup di Palermo, Vittorio Anania. La pena richiesta tiene conto della riduzione di un terzo previsto dal rito abbreviato.

I pm hanno deciso di non chiedere le attenuanti generiche per il senatore Udc "perché - dicono - i fatti di cui lo accusiamo sono veramente gravi anche per il suo ruolo di governatore regionale: per questa sua veste poteva partecipare in alcuni casi al Consiglio dei ministri".

"Abbiamo dimostrato - hanno detto - che il sistema di controinformazioni messo in piedi da Salvatore Cuffaro assieme ad Antonio Borzacchelli, Giorgio Riolo, Giuseppe Ciuro era puntato a scoprire indagini sui rapporti tra la mafia ed esponenti politici o a lui collegati. E' proprio la natura delle informazioni che ci fa capire la portata di questo sistema e di come si possa configurare l'accusa di concorso in associazione mafiosa".

Le testimonianze di pentiti e di soggetti vicini all'imputato hanno dato, secondo i pm, ulteriore conferma alle accuse. "Fin dal 1991 i contatti con Angelo Siino - ha detto Del Bene - dimostrano l'esistenza del patto politico-mafioso stretto da Cuffaro con esponenti di Cosa nostra".

La replica. "La mia fiducia nelle istituzioni e nella giustizia mi impongono il rispetto per il ruolo dei pubblici ministeri", ha detto Cuffaro al termine della requisitoria dei pm. "E' chiaro - ha aggiunto - che non condividiamo le loro conclusioni e che, insieme ai miei avvocati, porteremo il nostro contributo per fare emergere la verità".