All'intervento di Napolitano segue quello di Gianfranco Fini. "Sul ddl intercettazioni il Pdl deve riflettere", dice il presidente della Camera in polemica con Sandro Bondi.
Al disegno di legge - ha aggiunto Fini - sono contrari i sindacati di polizia, e il procuratore nazionale antimafia Piero Grasso ha detto che il ddl archivia il concetto di criminalità organizzata.
"Se è sacrosanto che una conversazione privata non debba essere pubblicata - ha aggiunto- mi spieghi che senso ha il divieto di mettere una cimice nella macchina della moglie di un mafioso. Su questo o la pensiamo diversamente o c'è stato un fraintendimento...".
Fini ha sottolineato che "il valore della legalità è la precondizione per il federalismo e per la ripresa del Paese. Ma io sono sicuro che il tempo è galantuomo: se si depone l'arma polemica e si ragiona, una soluzione si trova".
A Bondi che ammetteva di non conoscere il testo e che sostenva che "Grasso non è il Vangelo" mentre "questo è il governo che ha fatto di più contro la criminalità organizzata", Fini ha comunque teso la mano: "Lavoriamo perchè ci sia quel 'quid' in più che manca".
Contro la legge bavaglio piazza Navona è gremita: dalle 17 si sono susseguiti interventi di giuristi come Stefano Rodotà , artisti come Fiorella Mannoia ed Ennio Morricone. Hanno parlato giornalisti e rappresentanti della società civile, tra cui Dario Fo e Roberto Saviano. Sono state ascoltate le testimonianze della sorella di Stefano Cucchi, Ilaria, e la madre di Federico Aldrovandi.
Una manifestazione, quella di oggi a Roma promossa dalla Fnsi, seguita con i collegamenti in diretta dalla lunga maratona web di Libera Rete (di seguito potete vederla con noi), per dimostrare come anche la rete verrà colpita e “imbavagliata” dalla legge sulle intercettazioni.
Dal palco di piazza Navona si comincia con l'inno d'Italia, e poi la lettura dell'art. 21 della Costituzione, quello sulla libertà di stampa.
Molta la gente in piazza: bandiere del Pd, dell'Idv, di Sinistra e Libertà , dei Verdi. E tanti gli striscioni. In piazza molti manifestanti espongono il post-it giallo, simbolo della protesta lanciato da Repubblica. Altri hanno messo il bavaglio in faccia. A presentare Tiziana Ferrario, l'ex conduttrice del Tg1. Si succedono scrittori, i ragazzi dell'Agenda Rossa di Borsellino, i vertici della Federazione nazionale stampa italiana.
Tra i primi interventi Franco Siddi, segretario della Fnsi: "La libertà è soprattutto conoscenza. La Fnsi - ha chiarito - si opporrà con tutte le sue forze, oggi con la piazza e domani ricordando sui giornali, con articoli e servizi, i pericoli che stiamo correndo. Da parte nostra non ci fermeremo e siamo pronti, se il provvedimento fosse varato, a rivolgerci alla Corte Ue per i diritti dell'Uomo che certamente ci darebbe ragione''.
"Se non ci fosse stata la casta da tutelare - ha aggiunto Siddi - la maggioranza non avrebbe mai fatto questa legge".
Probabilmente uno degli interventi più applauditi a piazza Navona, quello dello scrittore Roberto Saviano: “Ci viene raccontato che questa legge serve per difendere la privacy – ha detto - che pure è una cosa sacrosanta. Che bisogna smetterla di ascoltare le telefonate dei fidanzati, ma questo disegno di legge non la difende affatto”.
La legge che disciplina le intercettazioni telefoniche, per l'autore di Gomorra, è una legge che impedisce che il potere venga raccontato: “vogliono la privacy per i loro affari. Anzi, per i malaffare”.
Poi Saviano sottolinea di essere rimasto “ferito” nell'ascoltare il senatore del Pdl Marcello Dell'Utri, definire “ancora una volta Vittorio Mangano una persona per bene”.