che limitano pericolosi progetti di estrazione al largo delle nostre coste. – commenta Giorgia Monti, responsabile della campagna Mare di Greenpeace Italia - Davanti al disastro del Golfo del Messico dovrebbe ormai essere chiaro a tutti che le perforazioni petrolifere comportano rischi troppo alti per l’ecosistema marino e le persone che da esso dipendono. Speriamo che l’adozione di queste norme segni una chiara volontà del nostro Governo di abbandonare la strada delle energie fossili e avviarsi verso una rivoluzione energetica».
Secondo l’annuncio del Ministro, trivellazioni per ogni tipo di idrocarburi vengono vietate non solo in Aree Marine Protette Nazionali, ma anche Regionali; il divieto completo viene allargato fino a dodici miglia attorno al perimetro delle aree marine protette. Inoltre, le attività di ricerca ed estrazione di petrolio sono vietate nella fascia marina di cinque miglia lungo l'intero perimetro costiero nazionale, anche se ciò non si applica agli idrocarburi gassosi.
Tali divieti entreranno in vigore subito per tutti i procedimenti aperti: qualsiasi richiesta di autorizzazione nei limiti delle aree precluse dovrebbe quindi già domani essere respinta. Ma le nuove norme non si applicano alle autorizzazioni ormai già concesse! Al momento, oltre alle 66 concessioni di estrazione petrolifera offshore con pozzi già attivi, sono in vigore ben 24 permessi di esplorazione offshore, soprattutto nel medio e basso Adriatico (Abruzzo, Marche, Puglia) e nel Canale di Sicilia.
«Purtroppo non possiamo ancora dormire sonni tranquilli. Non abbiamo ancora saputo, infatti, quali tecnologie avanzate - continua Monti - siano davvero obbligatorie nelle trivellazioni offshore in Italia per ridurre eventuali rischi d’incidenti! Non ci risulta, per esempio, che sia obbligatorio il comando da remoto per la chiusura delle valvole in caso di incidente, obbligatorio invece in Norvegia e Brasile. Limiti di cinque o dodici miglia non ci salveranno certo dalle maree nere».
Anche il movimento NOTRIV, la rete di gruppi e associazioni nata per contrastare le ricerche di idrocarburi nei mari siciliani, se da un lato "esprime soddisfazione per il provvedimento adottato dal Ministero dell'Ambiente che pone delle distanze dalle coste per le attività estrattive", dall'altro lato mostra preoccupazione "poiché i limiti imposti (12 miglia dalle riserve e 5 dalle coste) sono piuttosto esigui e non tutelano affatto le coste siciliane, oggetto di numerose richieste da parte di società petrolifere per ricerche di idrocarburi".