Venerdì 13 novembre Alberto Di Pietra, commerciante marsalese in tappeti, era stato condannato dal Giudice di pace di Marsala al pagamento di una multa di mille euro ed al pagamento di altri mille euro a titolo di risarcimento “provvisionale” del danno arrecato all'avvocato Giuseppe Gandolfo, ex coordinatore provinciale di Libera, impegnato da molti anni nel movimento antimafia. Oggetto della querela fu la diffamazione subita da Gandolfo in seguito ad alcune circostanziate offese fatte da Di Pietra. I fatti risalgono al 2003: Di Pietra telefona a Gandolfo e lo minaccia, e poi si presenta addirittura presso lo studio dell'avvocato Gandolfo.
Negli anni '90 Alberto Di Pietra fu arrestato all'interno dell'operazione antimafia “Patti pù 40” con l'accusa di associazione mafiosa. Successivamente fu assolto, ma fu sottoposto alla misura della sorveglianza speciale, e gli fu sequestrato un immobile, del quale non era riuscito a provare la lecita provenienza. E' stato proprio questo immobile la causa di tutto. La lamentela di Di Pietra nasceva proprio dalla confisca che era stata fatta su questo immobile: si tratta di un appartamento al tredicesimo piano del Palazzo Grattacielo, in Via Curatolo. Questo appartamento verrà poi dato in gestione dal Comune di Marsala al Cif (Centro Italiano Femminile) e utilizzato anche da Libera, diretta all'epoca da Gandolfo, sulla base di un protocollo stipulato da Prefettura, Enti locali, Agenzia del demanio e C.R.E.S.M.