Il natante mazarese era stato sorpreso, da parte di una moto
vedetta tunisina, a pescare nella serata dello scorso 19 luglio a sud dell'areale di mare denominato come "mammellone" nel quale dal 1979 esiste un divieto di pesca bilaterale Italia-Tunisia in quanto zona di ripopolamento ittico.
Nei giorni scorsi le autorità tunisine avevano emesso un'ammenda nei confronti della ditta mazarese "Matteo, Vincenzo e Cosimo Asaro" che si aggirava intorno ai 46.000. L'accusa mossa dalle autorità di Sfax è stata quella che il peschereccio al momento del fermo si trovasse 3 miglia, in un fondale di 45 metri, all'interno della suddetta area. La multa era però apparsa molto esosa alla società armatrice mazarese che, impossibilitata a pagare l'intera cifra, aveva avviato una trattativa privata con il Ministero della Pesca Tunisino.
Così le stesse autorità tunisine hanno comunicato all'azienda mazarese la riduzione dell'ammenda a 30.000 dinari, cioè circa 15.000 euro. Le istituzioni italiane non si sono mosse e non hanno alzato un dito.
Una volta accreditata la stessa somma, il peschereccio potrebbe mollare gli ormeggi dal porto di Sfax già nella giornata di oggi, martedì.
L'equipaggio del «Twenty three» è composto da sei mazaresi e quattro tunisini: il comandante Quinci Giovambattista (57 anni), il direttore di macchine Vito Stabile (48 anni), i giovani di macchine Vincenzo Ingrande (61 anni) e Samir Achour (36 anni), il mozzo Antonino Adamo (18 anni) ed i marò Hedi Achoura (39 anni), Giuseppe Sciuto (48 anni), Martino Lo Pinto (40 anni) e Yahya Asfoun (50 anni).